soldi

N.06 Dicembre 2019

RICCHEZZE

L’odore dei soldi e la ricchezza… gratis

«Pecunia non olet», suonava un antico detto latino. Il denaro non puzza di cattivo. Se c’è, è una benedizione: non è il caso di fare gli schizzinosi! Eppure ci sono soldi che odorano di marcio. Sanno di ingiustizia. Quelli che evaporano verso paradisi fiscali, quelli che ristagnano nelle mani di pochi, quelli che circolano nella corruzione, quelli sprecati nel gioco d’azzardo, quelli riciclati dalle mafie… Il denaro vende sogni. Lo cantava anni fa Daniele Silvestri in Monetine: «Io vendo promesse di ogni sorta». La realtà è molto più complicata. Infatti, i soldi non sono mai frutto di una lotteria, di un gioco fortunato o di una ruota che, girando, si ferma su una persona e la riempie di fortuna.

Dietro ai soldi ci sono logiche di relazioni. Basterebbe sentire il linguaggio che usiamo: fare credito, ottenere un fido, firmare un assegno, dare in prestito… Sono tutte espressioni che parlano di fiducia tra persone. I soldi sono lo strumento di intermediazione che viaggia all’interno di rapporti di reciprocità. Una prova banale? Provate a presentarvi a un qualsiasi sportello bancario a chiedere un mutuo per acquistare una casa. Come minimo vi chiedono delle credenziali, vogliono sapere la vostra condizione economica, intendono appoggiarsi su un bene che faccia da garanzia. La stessa cosa capita per il microcredito legato all’avvio di iniziative imprenditoriali: aprire un negozio, creare una cooperativa, investire in un commercio… I soldi si muovono solo se c’è odore di fiducia, se c’è una garanzia di credibilità. Se no, come talora capita, lo sportello bancario si chiude in faccia.

La fiducia è il fondamento anche di ogni acquisto, che sia fatto in internet o direttamente presso il negoziante sotto casa oppure in un centro commerciale. Pago solo se sono sicuro di ricevere la merce e di riceverla secondo le attese che il produttore ha indicato. Altrimenti si parla di truffa, di imbroglio, di frode, di raggiro. Vale a dire, si è tradita la relazione fiduciale intermediata dalla merce e dal denaro.

Ora si capisce perché Gesù non evita l’utilizzo del denaro. Chiede a Pietro di pescare il pesce e di servirsi della moneta trovata in bocca per pagare le tasse, mostra l’effigie di Cesare sulla moneta riconoscendogli il valore del tributo, elogia la vedova che mette nel tempio l’obolo che rappresenta tutta la sua vita, benedice il gesto della casalinga che spazza la casa per cercare la moneta perduta, racconta la parabola dove le monete fruttano il doppio… Gesù non rinuncia al rapporto con il denaro. Nello stesso tempo, però, impegna tutto se stesso per evitare che i soldi diventino idolatria. «Non potete servire Dio e la ricchezza», ammonisce. Invita a vendere i beni per seguirlo, lasciando il giovane ricco rinchiuso nel proprio egoismo. Ribalta i tavoli dei cambiavalute per purificare il tempio da ogni puzza di denaro. Rivela la difficoltà per chi è ricco di entrare nel regno dei cieli, dovendo superare la prova improbabile del cammello che passa per la cruna di un ago… Il denaro può costruire fiducia o può tradirla. Può persino diventare l’idolo a cui attaccare il cuore e che non lascia spazio alla libertà umana.

Nella storia della spiritualità cristiana, il rapporto con i soldi è stato più volte riflettuto. Il francescanesimo ha fatto della povertà uno dei capisaldi del suo messaggio. I soldi circolano al servizio della comunione. L’annuncio del vangelo ha il profumo della gratuità! Rosmini ha visto nell’attaccamento ai soldi la quinta piaga della Chiesa, per cui l’idolatria del denaro ha inaridito e impoverito la comunità cristiana: «La Chiesa è già ricca abbastanza, s’ella ha un tesoro di carità».

I soldi non sono tutto, se diventano occasione per escludere dalla vita. Papa Francesco sostiene che «il denaro deve servire e non governare!» (Evangelii gaudium 58). Del resto c’è qualcosa nella vita che non si compra con il denaro: gli affetti, la fede, l’amicizia, l’amore. Si basano sulla gratuità, tanto che l’introduzione del denaro ne cambia radicalmente il senso: è prostituzione!

Se rimangono solo i soldi a mediare relazioni, la vita si impoverisce. C’è bisogno di un altro piatto della bilancia: la gratuità. Senza questo equilibrio che difende dall’onnipotenza vorace del denaro, la nostra umanità si degrada. L’odore dei soldi può far marcire quel che resta di umano in noi. Per questo la vera ricchezza è al servizio della fraternità e non sopporta l’accumulo. «Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore».