soldi

N.06 Dicembre 2019

BARATTO

Dalle nostre soffitte per le vite degli altri

Una pratica fuori moda tenuta in vita da gruppi come quello fondato da Pierpaolo che tra curiosità e passione insegna a non trascurare il valore di ciò che non usiamo più

foto di Rabie Madaci on Unslpah

«Quello che per te è solo un sassolino, per me può essere l’inizio di una nuova casa». Il baratto s’impara da bambini, quando il senso del denaro ancora non esiste e il valore si misura in passi, giocattoli e abbracci. Lo insegnano i nonni, quando raccontano la vita del dopoguerra e dei casolari, in cui la sussistenza d’intere famiglie si basava sullo scambio di beni materiali, da dividere e condividere. Una filosofia spicciola, spazzata via dal boom economico e dalle nuove regole del consumismo, dove il crollo del valore materiale è proporzionale all’accumulo e spesso allo spreco. Tuttavia c’è chi sceglie di fare un passo indietro, o meglio, verso gli altri.

«Baratto Cremona è nato per riportare in auge una cultura fatta di storie, relazioni, persa nel tempo ma preziosa come gli oggetti ritrovati», spiega il fondatore Pierpaolo Pizzaleo. Appassionato di mercatini, nel 2009 avvia un gruppo di scambio con alcuni amici. «Chiunque ha in soffitta qualche oggetto ereditato o dimenticato». Può essere un vecchio grammofono, una chitarra scordata dal tempo, la prima bicicletta del figlio che ora frequenta l’università. Basta soffiare via la polvere, aggiustarlo qui e là, offrirlo in cambio di qualcosa di utile o che ci fa battere il cuore.

«Tutto sta nel trovare la persona giusta al momento opportuno, interessata a ciò che offri e in possesso di qualcosa che non hai». A volte capita l’affare, altre c’è solo il piacere di portare a casa un pezzo insolito, raro. La componente affettiva gioca un ruolo importante: «I giovani sono curiosi, le persone anziane vivono di ricordi», svela Pierpaolo. «Quando arrivano al banco, lo passano in rassegna con gli occhi di un bambino. Spesso si soffermano su qualcosa di antico e con un filo di voce confessano: “Ce l’avevo anch’io, sa?”. Ognuno con la propria storia da raccontare».

Durante i mercatini la strada torna ad essere luogo d’incontro, in cui lo scambio materiale diventa quasi un pretesto per frugare nelle vite degli altri, raccolte in scatoloni o esposte con ordine sotto lo sguardo dei passanti. La gamma merceologica è sorprendente e l’esito delle trattative mai scontato: «Mi è capitato di scambiare un orologio per due sassofoni o di recuperare vecchie radio e magnetofoni per qualche bottiglia di buon vino».

A volte basta una buona idea
per vedere oltre
la superficie degli oggetti
e farne progetti

La domanda sorge spontanea: come fare una stima adeguata? «Di pancia! – ride – Dev’essere un colpo di fulmine, lì capisci cosa saresti disposto a dare». Il valore sta negli occhi di chi guarda, anche se le sorprese non mancano: «Una volta una signora mi ha offerto alcuni pezzi di legna da ardere, con il solo desiderio di liberarsi dall’ingombro. Arrivato a casa, ho notato alcune sigle bizzarre annotate sui ceppi: grazie ad un amico ho scoperto che si trattava di legno per costruire violini. Li ho rivenduti ad un artigiano restituendo l’incasso alla legittima proprietaria, stupita e ignara del tesoro che teneva nascosto in garage».

Talvolta è la passione a guidare la ricerca: «Grazie a questa attività ho recuperato una Fiat 500 L del 1970 – prosegue Pierpaolo con orgoglio – dopo un completo restauro è diventata l’auto di nozze per mia figlia. Vederla salire a bordo vestita da sposa è uno dei ricordi più belli». Altre volte basta una buona idea e un pizzico di fantasia, per vedere oltre la superficie degli oggetti e farne progetti. Così un paio di sedie da osteria possono diventare un portasciugamani dipinto con i colori del mare e un mobile da studio notarile, finalmente libero dai faldoni, accoglie biancheria fresca di bucato. Al di là del beneficio economico ed ecologico, rimane la rete di relazioni tessuta negli anni, «il piacere di scoprire, di sorprendersi, di trovare e ritrovarsi».

Oggi il gruppo cremonese conta un’ottantina di banchi e supera i confini territoriali grazie al web, dove il blog e la pagina Facebook sono un punto di riferimento per oltre duemila appassionati del riuso. Negli anni sono fiorite numerose pagine social, amplificando il fenomeno ma diluendo lo spirito originario dell’iniziativa: «Per molti è mera compravendita, per me è divertimento: continuo a cercare, a raccogliere… quasi nessuno lo fa più», confessa Pierpaolo in un sospiro. «Spesso non diamo peso a ciò che possediamo, ma ciò che appartiene al nostro passato può diventare parte della vita di qualcun altro. Questo è il guadagno più grande».