fede

N.48 marzo 2024

introduzione

Non “credere alle favole”, ma pronti alla meraviglia

Sono i giorni della Pasqua, giorni della rinascita e della sorpresa: passiamo dal buio di una croce alla festa di un sepolcro aperto. Anche davanti all’uovo di cioccolato i bambini mostrano come si fa: l’attesa e la sorpresa; una speranza così pura da non lasciarsi offuscare dalla delusione possibile, dall’abitudine o dalla sazietà.

Un anello al dito, un sogno da inseguire, i colori di una bandiera, la fedeltà a una vocazione, la gratuità di un servizio, il coraggio di dire “per sempre”. Abbiamo chiesto ai nostri ragazzi “che cos’è la fede”: risposte incerte, la sensazione di qualcosa che scalda il cuore; sono le domande tenerla viva.

Pronti alla meraviglia.

«Abbi fede!». Già, ma come la si può “avere”? Forse possedere, o trattenere, una volta per tutte?
È una chiamata all’azione, alla ricerca, a una relazione o una promessa. Che non sarà sempre semplice rispettare, e che proprio per questo spinge a crescere. Come una fiducia da annaffiare ogni giorno, perché cresca oltre quella che abbiamo in noi stessi.

Non è “credere alle favole”, piuttosto riconoscere il limite, essere disposti a cambiare lo sguardo pronti sempre a sperare in qualcosa o qualcuno che dia senso alla realtà tutta intera – vittorie e sconfitte, carezze e tradimenti – che ci salvi persino questo mondo contorto, persino dalla morte.