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N.38 Febbraio 2023

NUOVI POVERI

Quando i numeri fanno paura. Nel buio improvviso della crisi

Davide era un dirigente d'azienda, un buono stipendio per badare alla famiglia, permettersi qualche extra e dare una mano ai bisognosi. Poi, all'improvviso, si è trovato dall'altra parte: dalla parte di chi da solo non ce la fa più. E deve chiedere aiuto

«Non avrei mai pensato di affrontare una situazione simile».
La voce Davide si perde in un sospiro. Padre di famiglia ed ex dirigente d’azienda, è tra le oltre seicento persone che negli ultimi due anni si sono rivolte per la prima volta alla Caritas diocesana di Cremona per chiedere aiuto. I report pubblicati dagli istituti di ricerca e statistica li definiscono “i nuovi poveri”, persone e famiglie che fino a poco tempo fa conducevano una vita più che dignitosa, lontana dalla soglia d’indigenza. Finché qualcosa è cambiato: un insieme di fattori su varia scala – l’inflazione, il caro energia, la precarietà lavorativa – ha minato in breve tempo le fondamenta sicure di chi fino a quel momento aveva sempre potuto contare sulle proprie forze.
Secondo le ultime stime di Caritas, un italiano su dieci vive in condizioni di povertà assoluta. Si tratta di 5,5 milioni di persone, oltre quattro volte la popolazione di Milano. Il trend si riflette anche sul territorio cremonese, che dopo la pandemia ha registrato un aumento dei nuclei familiari in difficoltà pari al 30 per cento rispetto agli anni precedenti.

«Non ho mai fatto così tanta fatica – confessa Davide – Ho sempre lavorato, ho sempre pagato tutto, provvedendo a tutti i bisogni della mia famiglia. Ho quattro figli, due nati negli ultimi anni. Ad un certo punto mi sono reso conto che lo stipendio non bastava più, mentre la spesa mensile era aumentata del 20 o 30 per cento. C’è qualcosa che non va, mi sono detto. Abbiamo iniziato a tagliare il superfluo, a stringere di due o tre buchi la cintura».
Le famiglie numerose come la sua sono tra le prime a rischiare il collasso economico: «La povertà che ci ha colpiti è stata anche breve ma comunque intensa», racconta. «Fino a poco tempo fa ero direttore acquisti per un’azienda, percepivo un ottimo stipendio, con il quale potevo permettermi anche qualche extra… Ora è diventato un extra anche andare al supermercato una volta in più, viviamo con il contagocce».
Anche i risparmi si sono erosi in breve tempo: «Non avevo mai contratto un debito in vita mia – prosegue – Da un giorno all’altro mi sono trovato con l’acqua alla gola e sono stato costretto a farmi prestare soldi per pagare le bollette. È stato devastante, ma dovevo pensare ai miei figli e a mia moglie, loro vengono prima di tutto».
Chiedere aiuto non è scontato né semplice: «Si dice che ognuno raccoglie ciò che semina: io sono sempre stato tra quelli che aiutano. Stavolta mi sono trovato dall’altra parte, quella di chi chiede una mano».

«So che può accadere di nuovo,
da un giorno all’altro
si può perdere tutto»

Nel 2021 lo sportello ascolto di Caritas ha accolto circa 400 richieste, scese a 220 nel 2022. «Si tratta di nuclei famigliari con problematiche complesse», afferma Alessio Antonioli, responsabile del servizio. «Comprendono chi ha perso il lavoro, chi è precario o ancora chi, nonostante abbia un impiego, non riesce a mantenere la famiglia». Il quadro si complica quando si aggiungono problemi di salute o condizioni d’isolamento sociale, in cui l’assenza di una rete di supporto aggrava ulteriormente la situazione di disagio, e non di rado sfocia in episodi di dipendenza.
«È sufficiente una bolletta più alta per andare in crisi – prosegue Antonioli – Nell’ultimo anno, gli importi son cresciuti notevolmente, al punto che anche una singola rata può risultare difficile da affrontare». Soprattutto quando i bisogni aumentano e le entrate si riducono, così come la capacità di provvedere ai bisogni primari. Oltre alle utenze, Caritas si prende carico delle spese sanitarie non coperte dal Sistema Sanitario Nazionale, e in collaborazione con le parrocchie del territorio provvede ai bisogni alimentari per le persone più bisognose, nel rispetto della loro dignità. Per le famiglie con figli, sostiene l’impegno delle di rette scolastiche e l’acquisto del materiale didattico laddove non arrivano i sussidi pubblici. Il lavoro rimane la leva principale per ripartire: sussidi come la Borsa di sant’Omobono, il fondo diocesano creato proprio a questo scopo, consentono a molte persone di rimanere a galla e costruire le basi per ripartire, un passo alla volta.

«Ora ci stiamo risollevando – afferma Davide – anche se molto lentamente. Possiamo solo ringraziare chi ci ha aiutati a non scivolare ancora più giù. I momenti bui nella vita possono capitare, uscirne è possibile, ma con cautela… E con la consapevolezza che può accadere di nuovo, da un giorno all’altro si può perdere tutto. In questi due anni ho imparato a sopravvivere senza dare nulla per scontato; un giorno arriverà il momento in cui anch’io potrò tornare a dare agli altri».