parole
N.24 Ottobre 2021
La magia senza trucchi del Carrozzone degli artisti
L'associazione teatrale che porta in scena la meraviglia della (vera) inclusione è tornata in tour con "Il sarto delle parole": «Poesia è far risuonare la bellezza di una sfumatura, darle spazio, farla durare»
Inclusione.
Negli ultimi anni questa parola è stata utilizzata molto, ma troppo spesso in modo inappropriato, inadeguato o addirittura del tutto sbagliato.
Quando parliamo di inclusione, infatti, dobbiamo sgomberare il campo da un grave e pericoloso equivoco: includere non significa concedere l’accesso o la partecipazione a chi in precedenza era escluso; includere significa invece condividere, coinvolgere, considerare ciascuno parte attiva e sinergica di un tutto che, per essere davvero tale, non può essere soggetto a frammentazioni o discriminazioni di alcun genere. Significa, in sintesi, creare uno spazio e una strada comune che tutti possono percorrere, generando condivisione, arricchimento e reciprocità. Un capitale inestimabile cui il sostantivo “inclusione” sta terribilmente stretto, si presta al fraintendimento e spiega poco e male ciò che per comprendere deve essere sperimentato in prima persona, dal vivo, con i sensi oltre che con la mente.
Ecco, quando guardi uno spettacolo del Carrozzone degli artisti tutto questo lo percepisci immediatamente e la lampadina che ti si accende dentro è luminosa e potentissima.
L’esperienza del Carrozzone inizia nel 2017, con i primi spettacoli e il primo nucleo di persone, che nel 2018 avrebbero dato vita all’associazione “Il Carrozzone degli Artisti Aps”; l’idea fondativa è semplice ma di grande forza e spessore: «La diversità ha bisogno dell’arte, l’arte ha bisogno della diversità».
Da allora, e nel segno delle diversità e della comunione, i ragazzi del Carrozzone hanno portato in scena i loro spettacoli in tour estivi e invernali, con la collaborazione della Caritas diocesana di Brescia, creato e realizzato progetti con la scuola e gli oratori, erogato formazione e laboratori e dato alla parola inclusione un significato autentico e vivo.
Nel 2018 il tour dello spettacolo “Esprimi un desiderio” fece registrare 75 date tra maggio e dicembre. Le repliche salirono a 90 nel 2019, toccando le province di Brescia, Cremona, Mantova, Reggio Emilia, Verona, Trento, Piacenza, Forlì-Cesena, Rieti, Città di Milano, Bergamo.
Poi la Pandemia fermò le 90 date previste per il tour estivo e i 27 eventi promossi nelle scuole nel 2020, ma nell’estate del 2021 il Carrozzone è tornato nelle piazze con “Il sarto delle parole”, che tra luglio e dicembre farà 70 date e che è l’ultimo nato di un crescendo di rappresentazioni che hanno un fondamentale denominatore comune, che è appunto l’inclusione: autentica, sincera, genuina, «mossa da un sentimento profondo di comunione tra le anime che supera ogni possibile limite interpersonale».
Del resto la mission de Il Carrozzone degli Artisti è chiarissima: la comunità è al tempo stesso destinataria e protagonista del processo creativo; l’azione teatrale è stimolo sociale, culturale e artistico; la pluralità e la fragilità sono risorse creative necessarie e insostituibili; la creazione di una rete di persone e organizzazioni caratterizzata da sensibilità territoriale è centrale e prioritaria.
Quest’ultimo aspetto ha fatto davvero la differenza, in questa grande esperienza di teatro integrato: «Il vero miracolo del Carrozzone», ci racconta Alberto Ghisoni, capocomico oltre che uno tra gli ideatori del progetto, «è stato unire e far collaborare enti, cooperative, associazioni, organizzazioni e persone che normalmente faticano a trovare una strada comune».
Il nuovo spettacolo del Carrozzone gioca sulla forza delle parole e sulla loro capacità di costruire interi universi a partire dalla loro disarmante semplicità. Una semplicità soltanto apparente, perché le parole hanno infinite sfumature, ma se andiamo alla radice del loro significato si può tornare a comprendersi senza fraintendimenti: a comunicare e a capirci, tutti, senza barriere né sovrastrutture.
“Il sarto delle parole” non è infatti un giocoliere che usa i vocaboli per farli volteggiare nell’aria e stupire gli altri, ma un artigiano che le ritaglia perché calzino a pennello e sappiano davvero comunicare ciò che significano, diventando poesia.
«Mi diverto a cucire, gioco a rammendare» dice la voce narrante dello spettacolo citando il “sarto delle parole”, protagonista invisibile dello spettacolo. Un anziano signore che insegna a tutti una cosa semplice e al tempo stesso dirompente: «Poesia è far risuonare la bellezza di una sfumatura, darle spazio, farla durare».
Ma è anche far danzare ogni parola, giocare con il suo suono e lasciare che questo racconti, dando vita alla magia del teatro.
Per comprendere appieno “Il sarto delle parole” basta guardare le facce dei bambini durante lo spettacolo. Il loro silenzio iniziale, la loro diffidente attesa della scintilla che innesca la magia e dà senso alla poesia del narratore, trasformando il silenzio e l’aspettativa in un’esplosione di entusiasmo, divertimento, emozione e partecipazione diretta.
Gli ingredienti di questa alchimia sono semplici e purissimi: l’idea, la storia, gli espedienti narrativi, le luci, la musica, i suoni e una girandola di effetti che sono frutto di fantasiose ma semplici invenzioni. E di magie che non sono affatto illusioni.
La recitazione per questi ragazzi è una grande esperienza e il suo fine non è dimostrativo, ma a tutti gli effetti inclusivo. Nessuna delle recite è uguale alle altre, infatti, perché il coinvolgimento del pubblico non è il mezzo, ma il fine. Ogni spettacolo si crea con quello che il Carrozzone porta in piazza e con quello che in piazza trova, che è il collante e la materia di tutto: le persone, di qualunque età, sesso, etnia, condizione. Tutti sono al tempo stesso spettatori e attori, narrazione e storia, fruitori e creatori. Quando arriva il Carrozzone la piazza non cambia volto, ma lo rivela e lo urla felice al mondo insieme ai bambini, agli adulti e agli anziani che partecipano allo spettacolo. Che fanno lo spettacolo.
Ecco perché il Carrozzone degli artisti è oggi un concreto punto di riferimento per persone, gruppi e comunità. Tra questi l’associazione si rivolge in particolare a quelli che per mera incapacità di inclusione «sono considerati soggetti svantaggiati, a disagio, marginalizzati, che trovano nelle diverse espressioni del teatro, della musica, della danza e delle arti in genere, uno spazio di incontro, relazione e sviluppo delle proprie abilità e autonomie».
Le parole possono unire o dividere, creare o distruggere, condannare o salvare, ma quando le parole diventano poesia e sprigionano tutta la loro magia, ciò che generano è soltanto amore e solidarietà: unione tra infinite diversità che non possono far altro che arricchire, completare e rendere tutti più forti.
Questo è il trucco più speciale che i “maghi” del Carrozzone degli artisti. E la cosa più bella è che… nei loro spettacoli di trucchi non c’è!