acqua
N.09 Marzo 2020
L’acqua è simbolo (e molto altro)
Non era questo il piano. Nuotare controcorrente. L’emergenza, improvvisa e inarrestabile, ha cambiato il corso delle cose. Anche dell’Acqua. Perché parlare dell’acqua che dà vita, di quella che purifica, di quella che sprechiamo e di quella benedetta, pensare al fiume che scorre nel tempo e nello spazio e aprire il rubinetto delle nostre case, oggi – al tempo del coronavirus – ha un altro significato.
Anche fare un giornale come il nostro entra in una prospettiva diversa- ai tempi del coronavirus: quella di chi cerca qualcosa da leggere, per alzare lo sguardo dall’ultimo bollettino, per distrarsi dall’elenco delle irresponsabilità in cui potremmo incappare, anche solo per passare un pizzico del tempo che la quarantena – a tanti di noi – sta regalando a caro prezzo.
Le parole e le immagini di questo numero vorrebbero essere come le bolle d’aria che, leggere, indicano la direzione al subacqueo che risale, fuori dall’apnea. Ci sono le atmosfere del fiume, le storie di chi ne abita le rive verdi, il colore dei pesci sono lì a ricordarci la nostra terra, che è sempre lì e ci aspetta per farsi ritrovare con più attenzione. Presto.
Presto, perché questi giorni insegnano che prenderci cura non può essere solo una pratica d’emergenza. Ma è abitudine di resilienza, occuparsi oggi del nostro futuro: pulendo le acque da ciò che le inquina, rendendole potabili e disponibili per tutti; progettando un parco geotermico che viva dell’energia del sottosuolo e ne faccia occasione di incontro (oltre che luce e riscaldamento); pregando, nella ricerca della verità di noi stessi – del nostro soffrire e sperare – nel segno essenziale di un rito originario.
Così l’acqua, nei suoi riflessi imprevedibili e a volte abbaglianti, richiama lo sguardo sulla vita che c’è attorno e che in questi giorni sembra come sospesa. Ferma. Ma è anche lo sguardo sulla vita che ci attende. Un passo oltre le nostre fragilità.
L’acqua è simbolo. Scorrendo, però, lava, disseta e scava.