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N.41 Maggio/Giugno 2023

INCLUSIONE

Al Seme è sbocciata Casa Iris: dove il “dopo di noi” nasce… “durante noi”

Michela, Lia e Francesco, insieme a Mirko e alle educatrici Giusy e Alice, ci hanno aperto le porte della casa dove vivono insieme il percorso quotidiano verso un'autonomia da costruire insieme

Michela, Francesco e Lia, i tre inquilini di Casa Iris a Castelleone

Michela, Lia e Francesco girano le chiavi nella serratura. Le porte di Casa Iris, il nuovo gruppo-appartamento realizzato dalla Cooperativa sociale Il Seme di Castelleone finalizzato ad offrire soluzioni di vita indipendente per persone con disabilità, si spalancano. E così l’oggi e il domani si raccontano e si svelano, donando attimi di bellezza quotidiana. Proprio come un fiore che sboccia lentamente. «Casa Iris – ci spiega il direttore Giusy Cighetti è la prosecuzione di un percorso importante, attuato grazie alla legge 112 del 2016 sul Dopo di noi”», Più che un fiore, allora, «Casa Iris è un frutto di cui dobbiamo prenderci cura per i nostri fiori, i nostri ragazzi, che, come dico sempre, sono unici. Tutti diversi, tutti meritevoli di attenzione e di ascolto, di un’opportunità per vivere insieme la quotidianità».

Tra i fiori da annaffiare, il caffè da condividere, la camera da letto da riordinare, i tre inquilini della casa hanno un bel da fare. Eppure «troviamo sempre il tempo per accogliere ed invitare amici, familiari o persone che vogliono conoscerci: questa è casa nostra». Michela è accogliente, parla piano, misura le parole, racconta emozioni. «Questa casa è un regalo, rappresenta la mia autonomia. È il mio futuro». Uno spazio per costruire il domani, un mattone dopo l’altro e vivere l’oggi assaporando ogni attimo. «All’inizio mi faceva un po’ strano dire “questa è casa mia”. Oggi so che è vero, che è un traguardo raggiunto ed un’avventura da vivere con i miei amici». Dopo quattro anni di training e di attesa, Michela oggi guarda quella casa arredata nei minimi dettagli con occhi luminosi e pieni di speranza.

In cucina, l’essenza di quello spazio è descritta da una frase scolpita su una tovaglietta per la colazione “Dove l’amore è di casa, il cibo è più gustoso”. Non abbiamo avuto il tempo di assaggiare il cibo, ma abbiamo respirato l’amore. Nelle parole, nei gesti, nei silenzi. Abbiamo visto la mano tesa di Lia sempre pronta ad aiutare, il sorriso scolpito di Francesco che è sinonimo di gioia, anche in silenzio, gli attimi belli condivisi accanto ai big dello spettacolo o i sogni rincorsi insieme. «Speriamo un giorno di incontrare Luca Argentero» svelano Lia e Michela, «intanto abbiamo appeso una sua fotografia, accanto ai nostri disegni in camera da letto».

Ad accoglierci a Casa Iris anche la direttrice Giusy Cighetti e la coordinatrice Alice Brusch

Sorridono. Sono felici. «Sono entusiasta – ammette Lia con fare riflessivo -. Questa è la mia casa dell’autonomia, ma è anche un posto pieno di persone serie ed oneste, dove dopo una litigata è bello fare la pace».

C’è chi lì, ad oggi, vive nei giorni feriali e chi sta sperimentando anche i weekend. E poi c’è Mirko, che a breve farà ingresso in questa nuova realtà.

Casa Iris nasce negli intenti come una sistemazione definitiva. «È una casa – chiarisce la coordinatrice Alice Bruschi – dove vivere la quotidianità insieme, in un continuo gioco di equilibri. Ai ragazzi non nascondiamo la realtà: ognuno di noi ha un’individualità, alcune peculiarità ed alcuni limiti. E, in quanto tale, può essere utile al gruppo. Educatori e persone con disabilità collaborano per rendere la casa bella ed ospitale. Il clima è accogliente, si sono create le giuste alleanze, il gruppo si sostiene. Vive e sorride un giorno dopo l’altro». Supporto essenziale è dato «dal personale educativo che accompagna queste persone giorno e notte e dalle famiglie che vengono sempre coinvolte in questo percorso denso di futuro. Se serve ascoltiamo le loro preoccupazioni, le loro paure. E anche le loro speranze». Quel tetto è un modo per pensare oggi al domani. E costruire il “dopo di noi”… durante noi.

«Le nostre giornate – spiega Michela – sono belle. A turni guardiamo la tv, andiamo al centro diurno, organizziamo gite. Ci divertiamo».

«E ogni giorno – riprende Lia dopo averci pensato a dovere – condividiamo abilità». Quando la porta alle nostre spalle si chiude, il sorriso è scolpito anche sui nostri volti. Merito degli abbracci e dei baci ricevuti. Perché in quella casa l’amore è nell’aria. Nel cuore resta viva la speranza che il Seme continui a seminare Iris pronti a sbocciare. Perché, lo diciamo con le parole di Michela: «Qui è tutto bello. Davvero».