giochi

N.30 Aprile 2022

EDUCAZIONE

Alla Casa delle Arti e del Gioco
Mario Lodi continua a fare scuola

Visita (guidata) alla «scuola senza banchi, dove si possono togliere le scarpe, sedersi comodi, dove un tempo si produceva latte e oggi si producono idee attraverso l’arte ed il gioco»

Questa storia inizia negli anni Trenta, in una piazza intorno a una torre dove un gruppo di bambini sta giocando a “spanetta”. Le monete di rame da dieci centesimi rimbalzano, tintinnando, contro il muro scrostato; vince chi riesce a farle cadere vicino a una di quelle già a terra. I più grandicelli ed esperti riescono ad effettuare il lancio con millimetrica precisione. Gli altri osservano, seri e concentrati, aspettando il proprio turno.
Tra questi c’è un bambino particolarmente curioso: vuol capire come si possa prevedere, toccando l’intonaco, il rimbalzo della moneta. Scruta i movimenti degli altri, si immagina le traiettorie dei lanci, fantastica il colpo vincente. Il suo nome è Mario Lodi e, da lì ad una ventina d’anni, verrà nominato maestro a San Giovanni in Croce.
Dalla crisi del giovane insegnante inesperto e dalle soluzioni metodologiche e umane sperimentate per cambiare la vecchia scuola autoritaria in una comunità democratica, prende avvia la maturazione che porterà Mario a diventare il Maestro. Il resto, a partire dal libro “C’è speranza se questo accade al Vho”, fa parte della storia della pedagogia.
Una storia lunga che passa per il cortile della cascina “Piccolo Sforzosi” dove un gruppo di amici si sta radunando, con affettuosa partecipazione, attorno al maestro. Mentre taglia la torta per festeggiare il suo novantesimo compleanno alza lo sguardo sui compagni che lo circondano e li saluta così: «Andate avanti, vi lascio due parole: impegno e collettivo». «Noi non abbiamo subito colto – racconta commuovendosi ancora Luciana Bertinato – ma in quel momento ci ha indicato la strada: continuare insieme, attraverso le nostre scelte educative e di vita, quello che aveva iniziato lui con il Movimento di Cooperazione Educativa».

La storia della Casa

5 novembre 1989 Mario Lodi ricevette il Premio Internazionale LEGO per “Il Giornale dei Bambini”, un periodico da lui diretto, interamente scritto e illustrato dai bambini.Impiegò le risorse ottenute dal Premio Lego per realizzare, insieme ad amici e collaboratori, la cooperativa Casa delle Arti e del Gioco con l’obiettivo di dare vita a “un centro studi e ricerche sui problemi dell’età evolutiva, sui processi di conoscenza, sulla cultura del bambino”.
Con quelle risorse ristrutturò i locali un tempo adibiti a stalle della cascina “Piccolo Sforzosi” in cui abitava e li diede in comodato gratuito alla Casa delle Arti e del Gioco, diventata, nel 2007, Associazione Culturale senza fini di lucro che ancora oggi dispone di questi spazi come propria sede. Presieduta per venticinque anni da Mario Lodi, la Casa delle Arti e del Gioco si è rivelata una fucina d’idee e di iniziative quali convegni, giornate di studio, seminari, pubblicazioni, collaborazioni con riviste e giornali, progetti con Comuni, Biblioteche, Associazioni, Scuole, Università, Aziende.
Oggi la Casa delle Arti e del Gioco – Mario Lodi continua il percorso sulla strada indicata dal Maestro.

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Un’eredità preziosa di un grande maestro che ha mantenuto lo stupore e l’incanto del bambino mentre guarda il mondo: «Noi custodiamo e tramandiamo questa meraviglia, questa grande ricchezza che Mario ci ha trasmesso non solo con le sue parole e con i suoi scritti ma, soprattutto, con la coerenza tra pensiero e vita». Lo afferma con fermezza Luciana, «per quattro decine e due unità di anni» maestra di scuola primaria; lo ribadisce Silvia Denti, insegnate di matematica e materie di ricerca dal 2001. Ha incontrato Mario, con il suo amore per la natura e la sua intelligenza creativa, durante un corso di formazione sul tema del giocattolo scientifico. «Mi è piaciuto subito come stile – racconta con entusiasmo – forse perché ho rivissuto l’approccio delle mie maestre durante i pomeriggi a scuola in cui il tempo era davvero “pieno” di laboratori, sperimentazioni e non c’erano lezioni frontali». Da quel giorno Silvia è tornata sempre più spesso nella cascina di Drizzona diventando, come Luciana, una formatrice e una testimone del metodo di Mario Lodi.
«Cos’è la Casa delle Arti e del Gioco? – ripete la domanda con un sorriso – Te lo spiego come faccio con i bambini: la Casa è una scuola senza banchi, dove si possono togliere le scarpe, sedersi comodi, dove un tempo si produceva latte e oggi si producono idee attraverso l’arte ed il gioco. Oggi, per esempio, abbiamo iniziato dei laboratori per esplorare la natura».
Luciana si ricorda ancora, con sorprendente memoria, quando il 12 ottobre del 2003 ha partecipato, con i suoi alunni, alla scoperta dell’orto e del giardino della cascina. «Mario ha iniziato l’attività con la “Favola di Jussif, il narratore di odori a colore” ambientata nel mercato delle spezie in una piazza del Marocco, poi, dopo aver fatto conoscere la menta, la salvia, il prezzemolo, ha bendato i bambini. Da uno scatolone, uno a uno, ha fatto estrarre delle foglie e, tramite il tatto e l’olfatto, li ha sfidati a riconoscere la pianta di origine. Ma la cosa più originale – conclude Luciana ancora emozionata – è stato quando ha chiesto di associare ad ogni profumo un colore. Sono scaturite osservazioni sorprendenti, come quella di Laura che ha associato la salvia al marrone perché era il colore del bastone usato dal nonno quando, insieme, si recavano nell’orto. Con questa attività abbiamo affrontato argomenti di italiano, storia, scienze, arte, abbiamo giocato con i cinque sensi a contatto con la natura, in un apprendimento a 360 gradi che ha coinvolto tutte le materie e tutto il corpo del bambino».

«…è un bisogno continuo
di fare, conoscere, capire, creare»

Che ruolo ricopre, nella pedagogia di Mario Lodi, il gioco? «È un aspetto fondamentale – assicurano Luciana e Silvia – perché tutti i bambini e le bambine, in condizione di normalità, esplorano e scoprono il mondo attraverso il gioco. È una attività che per i più piccoli si configura come un lavoro, senza pause o vacanze, è un bisogno continuo di fare, conoscere, capire, creare che stimola la nascita e l’organizzazione del pensiero e della socialità». Prosegue Silvia, portando degli esempi legati al suo lavoro di maestra: «Se i bambini non si divertono, difficilmente si appassionano e si ricordano quello che hanno fatto. Io tutti i giorni provo ad applicare questi criteri cercando di suscitare in loro il piacere della scoperta».
Luciana, ormai in pensione, ma ancora vibrante di passione educativa, aggiunge: «Non ci basiamo sul programma ma cerchiamo, prima di tutto, di valorizzare il pensiero e la capacità di ciascun bambino attraverso un lavoro di tipo cooperativo. Non è una strada semplice, ma, se la seguiamo, l’arricchimento è reciproco».
Concludiamo la nostra breve visita alla Casa delle Arti e del Gioco ringraziando le nostre due guide, ricordando l’instancabile lavoro della figlia del maestro, Cosetta, e lasciando al lettore le parole di Mario Lodi, dolorosamente attuali nonostante, nel 2022, ricorra il centenario della sua nascita.
«Ma quanti bambini oggi, catturati dal fascino della televisione e dei videogiochi, riescono a scoprire con i propri occhi il mondo reale e a risvegliare il senso del bello, che si trova ovunque, in un sasso, in una nuvola che cambia forma e colore, nel canto dell’onda sulla spiaggia, nella materia che si fa poesia?».