pace

N.45 Dicembre 2023

storia

C’è la Pace a vegliare sul cuore della città

La storia della statua che dall'alto getta il suo sguardo (e dà il suo nome) alla piazza della Pace, angolo di memoria in uno spazio aperto al futuro

Che ci siano strade di pace, lo speriamo ogni giorno. Che le si possa percorrere, è un impegno di molti. Ma che la pace possa allargarsi fino ad occupare una piazza non è da tutte le città. Cremona però ha la sua Piazza della Pace e anche una statua che veglia su case, passanti e la movida del luogo che, a due passi dal duomo, risulta un punto di ritrovo per tanti giovani, soprattutto d’estate.

«Piazza della Pace si chiama così dal 1919 – spiegano Elena Piccioni e Luca Maffi di Target Turismo – quando, in seguito alla prima guerra mondiale (come si legge nella motivazione della giunta) “… tutti i popoli anelano alla pace”». Allora come adesso l’anelito si fa invocazione che campeggia su una targa agli incroci di alcune vie, vie di ciotoli e vie della vita.

Prima di quella data la piazza portava un altro nome era “Piazza del lino e delle erbe” nel 1615 e poi piazza “Pescherie” nel 1871. Ma anche dopo quel 1919 il nome cambiò: «In epoca fascista la piazza mutò ancora denominazione in Costanzo Ciano», spiega Maffi. Perché, si sa, la pace, va conquistata in ogni epoca. Così dobbiamo aspettare il 1945 per vedere il ritorno della Pace anche come nome della piazza.

L’aspetto attuale, di forma quadrangolare, è frutto di un ampliamento risalente a dopo il 1750, quando «venne allargata inglobando il giardino dell’antico palazzo Pretorio, che si trovava davanti all’hotel Impero», spiega Piccioni. Hotel «realizzato per accogliere i gerarchi in visita a Cremona, interamente ristrutturato nel 2004 ma conservandone lo stile» continua Maffi. Nel 1989 fu messo mano dal Comune a questo spazio di incontro aggiungendo i lampioni, l’acciottolato, il porfido e le fioriere.

Ma ciò che fa la differenza nella piazzetta è quella colonna, per lo più sconosciuta e non nota nemmeno ai passanti, che sorregge la statua della Pace. A firmarla lo scultore Grazioso Rusca (1757-1829). «L’artista – precisa Maffi – non era nuovo a simili iconografie, visto che aveva già operato a Milano sia nell’Arco della Pace, eretto per suggellare l’armonia tra le varie nazioni dopo il Congresso di Vienna (1815), sia in Palazzo Saporiti, dove insieme a Pompeo Marchesi aveva realizzato le dodici statue degli dei consenti (o in concistoro) pronti cioè a deliberare consigli per una rapida soluzione pacifica delle contese, fu ritenuto il più adatto per tradurre in immagini un concetto così nobile, come quello della pace tra i popoli».

La statua presentava un’iconografia piuttosto particolare. «Riprendeva l’antico culto della Dea Pax, divinità molto cara ai romani, specie in tempo di guerra», aggiunge Piccioni. Si presentava leggermente differente dall’attuale in quanto la figura femminile reggeva nella destra un ramo d’ulivo, mentre nella mano sinistra appoggiava al fianco una cornucopia.

Ai primi del 1800, per decreto di Napoleone, fu posizionata in piazza Sant’Agata a seguito del trattato di Luneville firmato il 9 febbraio 1801, fra la Prima Repubblica francese ed il Sacro Romano Impero. E infatti, anche se adesso non si riescono più a leggere, sul basamento della statua, gli esperti assicurano la presenza di iscrizioni che inneggiavano a Napoleone. Ma poiché la sorte di Napoleone fu rovesciata, «nel 1814, tornati gli austriaci al potere, la colonna – continua Maffi – fu venduta al marchese Cattaneo, che la fece trasferire di fronte alla sua villa a Sospiro. «È invece Filippo Ala Ponzone, nel 1879, a donarla al comune di Cremona».

Così nel 1880 la statua della Pace (di marmo di Candoglia) è finita là dove i cremonesi la possono vedere, sopra una lunga colonna in granito rosa di Baveno che le fa da piedistallo.