eroi

N.18 Febbraio 2021

UN MESTIERE

«Con noi continua il viaggio di Fabio»

Fede, altruismo, coraggio... L'eredità di Fabio Moreni raccontata (e raccolta) da Giancarlo Rovati presidente per testamento della Fondazione

Un gruppo di volontari raccoglie beni di prima necessità in un camion in partenza per la Bosnia

Giancarlo Rovati conobbe Fabio Moreni nel 1992, nel corso del primo viaggio in Bosnia, dilaniata dalla guerra, mentre trasportavano aiuti umanitari alla popolazione: «Ci siamo incontrati sulla via della solidarietà. Il nostro non era un volontariato dell’io, ma di Dio. I telefonini non esistevano. Ci siamo parlati per la prima volta attraverso il CB, uno strumento montato dagli autotrasportatori che sfruttava una frequenza per scambiarsi informazioni. Scherzando, mi piace ricordare come, con Fabio, avessimo di fatto una società, nel senso che facevamo tutto assieme. Io mettevo il capannone, lui era bravissimo a recuperare i mezzi. Arrivava spesso vestito con la tuta da operaio».
Oggi Rovati di anni ne ha 83 ed è un instancabile lavoratore al servizio della comunità e dei più bisognosi. Ha fortemente voluto la creazione del “Gruppo 29 Maggio ’93”, Associazione di volontariato di Ghedi creata dagli amici di Fabio Moreni, Sergio Lana e Guido Puletti, uccisi in Bosnia il 29 maggio 1993 mentre portavano aiuti alle popolazioni vittime della guerra nella cittadina di Zavidovici: «Il ricordo è ancora forte. Se siamo ancora coinvolti ed il nostro impegno è grande, è perché lo facciamo in loro memoria. È come se fossero ancora qui con noi. Il nostro è un atto di fede. Fabio credeva molto nella Madonna e in Medjugorje».

Aveva la Ferrari e un cuore d’oro
Era campione del mondo di altruismo

Rovati è anche Presidente della Fondazione Moreni, attiva dal 1994: «Lo sono dal dicembre 2008. Lo trascrisse nel proprio testamento la signora Valeria Arata, madre di Fabio, la cui testimonianza forte, la profonda fede ed il senso di altruismo vengono oggi portati avanti dalla Fondazione, che al suo esempio si ispira e che da lui prende il nome. Le attività sono tante e andiamo in Bosnia anche due volte al mese. Portiamo alimentari, vestiti, medicinali, anche offerte se vi è la necessità. Forniamo assistenza alle famiglie bisognose, ad orfanotrofi, case per anziani ed ospedali. Esistono realtà dove manca tutto: quando portiamo i pannoloni le suore fanno salti di gioia».
Rovati e Moreni hanno condiviso tutto e venivano entrambi da un gruppo di preghiera: «Io da quello del rinnovamento nello spirito, lui dalla guardia d’onore del Sacro cuore. Era una persona straordinaria, dalla generosità estrema. Fabio era brillante, instancabile, coraggioso. Faceva digiuno il mercoledì ed il venerdì, senza dirlo. Ho ancora negli occhi quel viaggio intermedio per Spalato che fece da solo per raggiungere la sede della Caritas Francescana. Mi fece un cenno: stai qui, prepara il prossimo convoglio. Aveva la Ferrari e un cuore d’oro. Era campione del mondo di altruismo. Dava di se stesso: tempo, rischio e soldi. Aveva molta attenzione ai bambini. Un giorno mi chiese di andare al mercato di Brescia a comprare un bel carico di frutta perché tanti bimbi non l’avevamo mai mangiata. Disse: se mancano i soldi, non ti preoccupare, li metto io. C’era qualcosa che ci spingeva ogni giorno. Paura ne avevamo, ma più per gli incidenti e le strade ghiacciate che della guerra. Avevamo automezzi vecchi, ci trovavamo spesso strade sbarrate, percorrevamo mulattiere e piccoli sentieri».
Oggi attività significa anche Cascina Moreni struttura sorta a Cremona in Via Pennelli 1, nei pressi di Via Eridano nel 2010: «La madre, ancora vivente, donò tutti i propri beni alla Fondazione. Che, per la Cascina, ha investito un cospicuo patrimonio, integrato da un significativo contributo di Fondazione Cariplo. Lo scopo era creare qualcosa che fosse al servizio della città. Prima, come Fondazione, abbiamo acquistato i locali di Via Bonomelli, poi Cascina Quadri, completamente ricostruita e ristrutturata. È diventata la sede della Fondazione e ospita diverse associazioni che si occupano di accoglienza, ascolto e solidarietà. È presente anche una cappella dove è custodita la salma di Fabio, che non smette di lasciare il suo segno nello spirito e nei gesti di chi si dona per gli altri.