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N.04 Ottobre 2019

SPORT

Dal Gambia al podio in un lancio a 50m (e 26)

Abdourahman Gumaneh ha scoperto l'atletica grazie a Mustapha Manga lo sprinter connazionale conosciuto alla Casa dell'accoglienza e alla prima gara ufficiale ha firmato il record nazionale

Mentre Abdourahman Gumaneh sorride un po’ incredulo sul podio, il più in imbarazzo è il giudice di gara. Alla prima gara ufficiale, il ragazzone del Cus Parma ha fatto volare il giavellotto a 50.26, fissando il nuovo record nazionale del Gambia. E al tavolino mancano i documenti per l’omologazione. E chi si aspettava un record nazionale, oggi?

Nemmeno Abdou, a dire il vero. «Più che altro eravamo arrivati ai campionati di Cervia sperando nel lancio del disco…», confessa sorridendo Filippo Ferrari, il coach che quasi ogni giorno – grazie all’accordo del club universitario con il Csi di Cremona – lo allena al Campo scuola.

In Gambia giocava a calcio, alla Casa dell’Accoglienza però ha incontrato Mustapha Manga, sprinter professionista fuggito dall’Africa quando, mentre si trovava ad un raduno in un centro olimpico in Senegal, in Gambia c’è stato il colpo di stato. Per lui, atleta-militare, si sono chiuse le porte di casa, e si è messo in viaggio: Mali, Burkina Faso, Niger, Libia, l’Italia. È stato lui ad invitare il connazionale agli allenamenti di atletica. Arrivano insieme e li riconosci subito: il velocista ha un fisico compatto con muscoli esplosivi che spingono sotto la divisa rossa del Cus e arriva un bel po’ sotto la spalla dell’amico lanciatore.

Hanno due anni di differenza e una storia comune: la casa alle spalle (dove Mustapha ha lasciato la moglie e due figli), il Mediterraneo, e la lotta quotidiana con la burocrazia.

Grazie all’amicizia nata nell’aula insegnanti del Liceo Aselli tra coach Ferrari e don Paolo Arienti, assistente del Csi, hanno iniziato a gareggiare, ma per il tesseramento Fidal (la federazione italiana di atletica leggera) è stato più complicato. Il permesso di soggiorno provvisorio per asilo politico è bastato la prima volta, non la seconda. Così c’è voluto l’avvocato consigliato dalla Caritas per inoltrare il ricorso e ottenere la carta per scendere in pista a Cervia. Prima vittorie. Le altre arrivano dalla pista e, grazie ai telefonini e alla pagina facebook della Federazione gambiana, agli amici in patria. Così capita che un giovane cresciuto in una città africana dove nemmeno esiste un campo gara, arrivi in una della pianura Padana dove scopre il proprio talento di lanciatore e scrive da lontano il suo nome nella storia dello sport del suo Paese.

Lo sport non ha confini, per questo – dice Abdou – «mi è entrato nella testa».

Con Mustapha e Filippo si allenano con impegno. Per loro non è solo un modo per riempire giornate malinconiche pensando a casa. «Per uno sprinter è difficile tornare a correre e gareggiare dopo tre anni di inattività» spiega Mustapha. Prima il viaggio infinito, poi, arrivato in Italia, il centro di accoglienza sperduto tra i monti del beneventano: «Stavo seduto: mangiavo e dormivo, nient’altro». Non c’era spazio per allenarsi. Non un traguardo verso cui scattare. «Ora – dice – ringraziando Filippo, sono tornato a fare il mio lavoro». E ne ha pure imparato un altro, quello di allenatore: alla pista arrivano anche Youssuf, un giovane ivoriano arrivato solo e accolto dalla cooperativa Nazareth con altri minori non accompagnati, e Jasmine, ragazza di origini nigeriane che ha la fortuna di essere qui con la sua famiglia ed ha appena conquistato il bronzo ai campionati italiani Under 15 nei 100 metri. I suoi allievi.

Nel riscaldamento i velocisti rimbalzano sulle punte e ad ogni passo sembra siano sul punto di spiccare il volo. Abdou impugna il giavellotto e lo fa sibilare nell’aria con le lunghe braccia. La tecnica non è ancora perfetta (ha scoperto l’esistenza di questa disciplina solo a gennaio), ma il tecnico del Cus specializzato nei lanci si è innamorato del suo 50.26 e lo porterà una volta a settimana a Parma per ritoccare il record nazionale. «Ha grandi margini di miglioramento».

L’atletica dà il ritmo alle loro giornate li impegna, li fa viaggiare e conoscere nuovi amici. «Qui c’è gente che ti incoraggia». Lo ripete più volte, Mustapha. È questo che fa crescere un talento, soprattutto: «In Africa devi fare tutto da solo – racconta – nessuno che ti incoraggi durante la fatica dell’allenamento. Per diventare un professionista devi fare tanto sacrificio, ma senza contare su molti aiuti». Per questo, da allenatore, è il suo carisma a trascinare indietro la lancetta dei secondi quando scatta lo start.

A marzo in Cina sono in programma i Mondiali indoor. Nel 2020 i Campionati Africani ad Algeri, dove si assegneranno i pass olimpici. Per esserci serviranno duro lavoro e un permesso di soggiorno: con l’aiuto del Cus potrebbe arrivare quello riservato agli atleti professionisti. Ma Abdou e Mustapha sanno che ogni metro va conquistato. Ogni metro di questo nuovo viaggio in senso contrario, portando al collo qualcosa che brilla, inseguendo il prossimo record.