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N.22 Giugno/Luglio 2021

CULTURA

d’istanti.
La città dentro

Il film della Compagnia dei Piccoli ha portato al cinema un intreccio di storie, nei luoghi che non sono più "notizia" ma la città che tutti abitiamo

«Ora mi ricordo
che all’inizio
eravamo tutti lì
possibili e pieni di fiato».

E poi?
Poi quanto siamo stati distanti? E quanto siamo fatti d’istanti.
«d’istanti» – per l’appunto – inizia dal primo: un neonato che si affaccia alla vita e, senza saperlo è segno che qualcosa è finito (un’attesa, il buio, la fuga dall’ombra della morte…) e la vita riparte.
«Quando sono nato non ho pianto…». Il film è il passo che segue il libro, una raccolta di poesie di Mattia Cabrini e di illustrazioni della sorella Giulia nata durante il lockdown del 2021. È il passo che porta oltre, dal chiuso delle case, così distanti, alla «città dentro».
Il documentario, presentato il 31 maggio e il 1 giugno al cinema Filo di Cremona, è un ritratto della città che vive e si muove come «un fiume carsico della vita delle persone» che nel silenzio del 2020 ha continuato a scorrere. Ovunque: «La città sono i nostri pensieri, i nostri gesti, le nostre paure, il nostro dolore…», dice Gianluca Galimberti, il sindaco di questa città ancora presa tra il ricordo di una ferita ancora arrossata e il suo rifiorire.
Prima di arrivare al palazzo Comunale, nel centro del tracciato urbano, il viaggio cinematografico della Compagnia dei Piccoli – orientato dall’idea di Mattai Cabrini, dal tratto di Giulia e guidato dalla regia di Sol Capasso e Luca Catullo, sostenuto da Fondazione comunitaria della Provincia di Cremona – incontra i piccoli dell’ostetricia, Mariaelena Valsecchi, infermiera nel reparto di pneumologia all’Ospedale di Cremona, Stefano Moscarella, educatore presso la rsa Azienda Speciale Cremona Solidale, Elia Rampi e Vera Bernardi, docente e studentessa del Liceo Vida.

«Che poi i polmoni
sono sempre stati
la casa di molto»

La ricerca è una mappa di incontri nel luoghi che nei volti delle persone che li abitano smettono di essere “notizia” e tornano dentro la città. Mariaelena indossa ancora i presidi di protezione. Mascherina e tuta: «Quando ci vestivamo per entrare nelle stanze, a mente ci facevamo una scaletta per stare il meno possibile dentro. Poi però era impossibile, ti rendevi conto che servivi dentro, servivi in quella stanza».

«Ti vorrei spiegare che non ci possiamo fermare»

Dall’ospedale al liceo Vida: un professore e una studentessa camminano tra i corridoi vuoti. Lo sono stati a lungo. E, colmando la distanza, sognano la scuola che sarà, che potrà essere, fatta di passione e contatti: «Lo dobbiamo fare insieme questo sforzo per continuare a trasmetterci le cose che contano. Perché solo leggere ci renderà liberi…».
Liberi di essere vicini. Gli occhi si bagnano, come quelli di Dina, dietro il vetro della casa di riposo che la divide da figli e nipoti che la salutano senza poterla toccare. Giulia Cabrini disegna i cerchi di un tronco, l’età dell’albero, il tempo della vita. «Il bisogno principale – riflette Stefano, educatore in rsa – è quello della relazione. La vicinanza è sincerità».

«Se ti svegli e non ci sono
non pensare
che mi sia dimenticato…»

«Avevamo una grande voglia di libertà
e abbiamo ascoltato ciò di cui c’era bisogno».

«d’istanti» è più che altro uno sguardo, il bisogno di riprendere il filo della conoscenza che chissà quando era stato interrotto. E forse la pandemia che ha fatto dilatare le distanze, rimbombare il silenzio, ci ha costretti a guardare da un’altra parte. A guardare meglio e scoprire «quanto è grande ogni istante che ci è dato di vivere».
«Le strade sono fatte di voci e di suoni», legge il Sindaco… Quando una città si ammala come fa ad essere viva?»

«Lei sa cosa fa – la morte dico – Mi segue […]
Dimmi luna: è tutta così la vita?
Un continuo scappare alla morte,
finché invecchi rallenti e ti prende?»

«Dimmi che non è così»

Lo dice, l’ultimo racconto “d’istanti”, il sogno di Remigio Quercia: con la sua fisarmonica voleva salire sul palco del Ponchielli. Il Covid lo ha costretto a una lotta dura: tre mesi di ospedale. Un anno fa ha vinto lui. Ed ora eccolo lì: il palco, una sedia, la fisarmonica…

«Ora mi ricordo
che all’inizio
eravamo tutti lì
possibili e pieni di fiato»

E lo siamo ancora. E lo siamo più forte.
Sempre meno distanti. Aggrappati ad ogni istante.

Il film “d’istanti. La città dentro” è stato presentato dalla Compagnia dei Piccoli in collaborazione con Camarada Films e BZK Prod, con il sostegno di Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona ONLUS e il patrocinio del Comune di Cremona.
L’idea originale è di Mattia Cabrini autore delle poesie dell’ omonimo libro “d’istanti. Il vuoto, la ricerca, il buio e qualche raggio di luce” edito da Matti da Rilegare nel settembre 2020 e illustrato da Giulia Cabrini. La regia e il montaggio sono di Sol Capasso e Luca Catullo, che ne ha curato anche la fotografia. Le musiche sono originali e composte da Giacomo Ruggeri e Tommaso Ruggeri.
Tra i luoghi raccontati l’Ospedale di Cremona, il Liceo Vida, l’Azienda Speciale Cremona Solidale, il Comune di Cremona, il teatro Ponchielli e la casa circondariale di Ca’ del Ferro, che non è però inserita nella prima versione del film. Sarà aggiunta per le prossime proiezioni che si terranno nei prossimi mesi in città, nei quartieri e negli stessi luoghi che hanno aperto le porte alle telecamere.