colori

N.19 Marzo 2021

RUBRICA

Incalcolabili sfumature

Stimolo esterno rielaborato. Impulsi di interpretazione della realtà. Luce, materia e cervello che si combinano per dare più vita al mondo. Una miscela di assorbimento e riflesso, una delle caratteristiche che più di tutte contribuisce a definire la fisicità delle cose è in realtà attributo mistico, frutto di rielaborazioni di nervi e ricettori. Il colore come figlio della luce e non degli oggetti. Libero, mutevole, sorprendente, universale e insieme personale.

L’importanza
che come attributo
ha rivestito nel tempo,
dagli inizi del mondo.
Il colore per raccontarci,
per imporci,
per spaventare il nemico,
per rassegnare la resa.
Pantone
per invogliarci a comprare,
per sentirci parte
di un gruppo,
di una nazione.
Le leggi del marketing
e delle neuroscienze
che si intrecciano
perché i colori
facciano quello
che nell’Odissea
facevano le sirene.
Colori che suonano
campanelli invisibili
eppure incisivamente vibranti,
come i richiami
dei fischietti muti
per i cani.

Gli scherzi
che la natura ci fa
quando gli stimoli
che i colori ci mandano
non corrispondono
alle verità di tinte
che vede la maggioranza.
La storpiatura
che affligge i daltonici
nella lettura del mondo
come le incomprensioni
che si accaniscono
sugli scambi
di emozioni complesse.
Quando diciamo A
e l’altro capisce N.
Impressioni di sfumature
e preferenze diversissime
di una stessa composizione
di pigmenti
costituiscono
l’ennesimo tentativo
di insegnarci
quanto le interpretazioni
di uno stesso elemento
siano infinite.
Diverse
e non necessariamente
sbagliate.
A volte
un limite
diventa lo spunto
per una lettura
alternativa.
Come accostare
due colori
non complementari

Il bianco e il nero.
Gli opposti
per eccellenza.
I non colori
che vivono da sempre
su un pianeta parallelo
a quello di tutte le altre tinte.
Mezzi e metafore sfinite
presi in prestito
per semplificare
qualsiasi comportamento,
argomento e filosofia.
Una maniera di rappresentare
il male e il bene,
che si bilanciano
e si completano.
Ying e Yang
di complementarietà
anche dove
non vogliamo vederla.
Che non esistono assoluti
di buono e cattivo,
e che le sfumature di grigio

salvo alcuni casi –
è sempre meglio
considerarle.
Per farci il regalo
di non semplificare troppo.
Per leggere la realtà
nella sua complessità
senza volerla ridurre
per rendercela più digeribile.

Il bianco suprematista
che per secoli
ha imposto culture,
modi
di vedere il mondo.
Bianco
che definisce standard
di bellezza e di vita.
Un colore
per identificare il giusto
e tirare una riga
con tutto il resto,
necessariamente sbagliato,
non sufficiente,
corrotto.
Il bianco potente,
arrogante.
Il bianco che si prende
ciò che non è suo
perché ha deciso
di averne diritto.
Che segna confini
e si spartisce terre
ricchissime
lasciando alla fame
chi in quella terra ci è nato.
Il bianco che decide
chi è clandestino nel mondo,
con la sicurezza
di un passaporto in tasca
per qualsiasi parte del globo
decida di esplorare
e sfruttare.

In un mondo che sta lentissimamente provando a cambiare
sarebbe splendido riscrivere queste regola dei colori.
C’entrano con i gesti che si compiono, le opportunità che si hanno.

E anche qui, le sfumature sono incalcolabili.