soldi

N.06 Dicembre 2019

SANTO

L’altro miracolo di Sant’Omobono

Il patrono di Cremona poteva permettersi la carità per questo il vero prodigio della sua vita è la scia di bene che lasciava al suo passaggio

Il miracolo della borsa di sant’Omobono

Omobono è invocato come santo della carità. Eppure, quando si vuole mettere a freno l’eccessiva generosità è proprio lui che si evoca, insieme alla sua celebre borsa. Borsa di un santo, che miracolosamente non rimaneva mai vuota. Insomma, Omobono come una Mary Poppins ante litteram.

Facile fare l’elemosina così: quando la madia torna a riempirsi da sola di pane, quando basta mettere dell’acqua negli otri per avere buon vino. Ma… mica tutti hanno la borsa di sant’Omobono!

Davvero è questa la storia da raccontare?

Siamo nella Cremona dell’XI secolo. La fine del mondo al passaggio di millennio non c’è stata e la vita continua, come sempre. Discordie politiche e religiose dividono gli uni dagli altri, ma questa non era una novità allora e non è un lontano ricordo oggi.

La famiglia Tucenghi fa parte dell’emergente borghesia mercantile, dedita al commercio di stoffe, forse unito anche al lavoro di sartoria. Un’attività non certo chiusa tra le quattro mura della città.

Gli affari vanno bene e i margini di profitto sono in crescita. Oltre alla professione, c’è la bella casa di famiglia, nella parrocchia di S. Egidio (poi intitolata a S. Omobono, per l’appunto). E a garantire una più che discreta tranquillità economica c’è anche un appezzamento di terra fuori dalle mura.

Omobono non passa inosservato camminando per la città. E non solo per la sua condizione sociale. Imponente, con il suo metro e settanta abbondante di altezza. Indosso abiti rifiniti con cura nei dettagli, alla moda. E non può che essere così per chi come lui commercia stoffe.

È proprio uno così che può anche permettersi di fare un po’ di elemosina. Ma se poi si esagera…

A quel tempo non ci sarà stato il timore per l’aumento dell’iva o lo spauracchio della tassa sui carri aziendali e, anche se Giovanni Baldesio aveva tolto da qualche anno la palla d’oro in tributo all’imperatore, pensate che un comune medievale non mettesse i suoi balzelli?

E poi ci sono le spese di manutenzione della casa, la paga dei lavoranti, i figli che crescono e dovranno sposarsi. Senza contare la spesa da fare tutti i giorni. Come dare torto, allora, alla povera moglie che, invano, cerca di far capire al consorte le regole dell’economia domestica? In fondo, allora come oggi: prima noi, poi gli altri!

Facile fare l’elemosina
quando la madia
torna a riempirsi
da sola di pane

Omobono è un uomo spiritoso e, sicuramente, neppure sciocco, se lavorando in modo onesto riesce sempre a guadagnare più del necessario.

Eppure, lo si sa, invecchiando le cose si vedono da un altro punto di vista. Intorno ai cinquant’anni, morto il padre, Omobono eredita onori e oneri. Prendendo in mano l’impresa di famiglia, tutto è sulle sue spalle. Proprio questa responsabilità “di padre” ha fatto il miracolo: quello di aprirgli gli occhi e il cuore nei confronti di chi ha accanto.

Pochi anni più tardi ad Assisi un giovane Francesco si sarebbe letteralmente spogliato di tutto. Ma anche Omobono si decide a lasciare le false ricchezze, consapevole che non è l’accumulo di denaro a dare la vera gioia. Il giovane Omobono, maturando, sveste il vecchio per vestire l’uomo nuovo, liberando il cuore, la mente e la vita da quella ricchezza che uccide l’amore.

Ma vallo tu a spiegare ad amici e parenti: chissà quante incomprensioni, quante cattive voci, quanti litigi. Ma anche quanta stima, quanta gratitudine, quante nuove amicizie per quella sua conversione pauperistica, non così diversa da quella che allora come oggi chiede una Chiesa per i poveri.

Il vero miracolo della borsa di sant’Omobono, allora, non è tanto come essa si riempie. Di questo bisogna rendere merito a Omobono, alla sua professionalità e al suo lavoro. Il vero miracolo è come questo uomo buono, rimanendo saldo nella fede, capisce come poter investire i propri guadagni.

Si racconta che Omobono, portando come sempre del vino ai lavoratori della sua vigna, un giorno durante il tragitto abbia usato tutto ciò che aveva per dare da bere ai mendicanti assetati. I riferimenti evangelici dettati dai classici canoni agiografici ci sono tutti, sino alla fine della storia, quando quei recipienti rimasti vuoti e riempiti di acqua valsero a Omobono i complimenti dei suoi operai per l’eccelsa qualità del vino portato, a sua insaputa. Chissà se davvero è andata così? Ma non stupirebbe troppo scoprire che Omobono, donato il vino ai poveri, si sia poi fermato nella prima locanda per acquistare nuovo vino da dare ai suoi dipendenti. Magari anche migliore del primo: forse per farsi perdonare dell’inusuale ritardo nella consegna o forse solo perché non ha trovato altro. Nulla di strano, dunque.

Ma davvero tutti farebbero così? Eccolo, allora, il miracolo!

La sua mano sempre protesa verso i fratelli indigenti. Uomo di pace. Amante del vero. Passando gli anni, è per questo che in città non passa inosservato: non tanto per la statura, gli abiti o la condizione sociale.

E davvero i miracoli non saranno mancati. Quello di qualche suo cliente che, ottenuto da Omobono lo sconto sull’acquisto di un prezioso tessuto, avrà lasciato al santo il vecchio vestito, ancora in buono stato, perché lo potesse donare a chi ne aveva bisogno. Oppure quello di qualche commerciante che alla spesa fatta da Omobono (che non avrà lesinato mance) avrà aggiunto volentieri qualche cosa in più, sicuro che alla fine ciò sarebbe servito per sfamare un orfano o una vedova. E ancora il miracolo di chi si sarà commosso di fronte all’esempio di un simile concittadino, tanto da volerne fare il proprio patrono, sperando che sempre in città si potesse contare su qualcuno così.

Davvero questa è la storia di sant’Omobono e della sua borsa? Se ne potrebbe discutere. Ma, forse, ciò che più conta è che egli, da uomo buono, donò sempre ai poveri con cuore grande. Ed è per questo che la sua giustizia è rimasta per sempre.

Ci sarà oggi qualcuno ancora capace di essere uomo buono? Questo sarebbe un nuovo miracolo. E sicuramente Dio anche con lui sarà generoso.