segni

N.51 Giugno/Luglio 2024

incontri

Parole O_Stili, un Manifesto per abitare la cultura digitale

Incontro con Rosy Russo, fondatrice dell'associazione Parole O_Stili, l'associazione che si impegna e genera relazioni con l'obiettivo di “ridefinire lo stile con cui le persone stanno in Rete”

“È vero che i social media sono luoghi virtuali, ma è vero che le persone che vi si incontrano sono reali, e che le conseguenze sono reali”. È con questa idea ben chiara nella mente che nel 2016 Rosy Russo ha acceso la scintilla del progetto Parole O_Stili. Da allora il “Manifesto della comunicazione non ostile”, le dieci semplici (ma non piccole) regole scritte per “ridefinire lo stile con cui le persone stanno in Rete”, diffondendo una “attitudine positiva a scegliere le parole con cura e la consapevolezza che le parole sono importanti”, hanno viaggiato in tutte le regioni italiane raccogliendo migliaia di firme di cittadini, enti, associazioni, istituzioni, e numerosi riconoscimenti (tra cui due Medaglie di Rappresentanza dal Presidente della Repubblica), avviando decine di collaborazioni, raggiungendo milioni di studenti.

La fondatrice sorride e divide il merito con la community nata attorno a questo progetto che si pone come obiettivo quello di abitare la realtà digitale contribuendo a migliorare la qualità delle relazioni che vi si instaurano. E non si ferma. «La parola chiave – spiega – è “consapevolezza”: abitare la rete richiede di essere consapevoli che ci sono regole e che andiamo tutti educati. Non solo i giovani, ma tutti. Lasciamo innumerevoli segni nel mondo digitale, e nemmeno ce ne accorgiamo».

E la natura di questi segni può essere – appunto – ostile. Oppure… oppure è possibile un altro stile.

Di questo lavoro, incessante e creativo, richiesto dalla missione di stare nella rete senza cadere nelle sua trappole ma, anzi, contribuendo ciascuno per la sua piccola o grande parte a renderla un luogo migliore, Rosy ha parlato qualche giorno fa a Caravaggio, in un incontro organizzato dagli uffici di Comunicazione Sociale delle diocesi della Lombardia e aperto a tutti i collaboratori.  

«I social – spiega – non sono più solo uno strumento: sono soprattutto una cultura da abitare, un luogo in cui coltivare relazioni, condividere opinioni, abitudini». In una parola, un luogo «in cui vivere». Il virtuale è decisamente reale se gli italiani trascorrono in media 5 ore e 49 minuti al giorno connessi alla rete e se il 58% dei bambini tra gli 11 e i 15 mesi (sì, mesi!) usano abitualmente computer, tablet o smartphone. «Insieme ai pediatri – spiega Rosy – abbiamo gridato per far riconoscere come un maltrattamento l’acquisto di uno smartphone per bambini sotto i tre anni», ma la realtà impone di esserci più che indignarsi. «Serve consapevolezza» ripete decisa l’ideatrice di Parole O_Stili, che di figli ne ha quattro e, da professionista, conosce le dinamiche connesse all’uso e all’abuso dei dispositivi elettronici.

“La vita è quella cosa che succede agli altri mentre tu stai scrollando”. La citazione dei The Jackal scorre tra le diapositive sullo sfondo. E noi? «Noi dobbiamo formarci, imparare. Abitare i social e il mondo digitale con competenza e creatività, capire che cosa possiamo fare nell’interesse dell’altro, del bene comune».

Il Manifesto della comunicazione non ostile, con gli altri manifesti che negli anni si sono aggiunti per offrire una guida per una buona comunicazione in particolari ambiti, richiama a valori essenziali che costituiscono le relazioni nella vita finisca come in quella digitale: il rispetto, l’educazione, la misura, l’onestà, la responsabilità. “Le parole hanno conseguenze”, articolo 6.

«Mi piace sempre ricordare l’invito di Papa Francesco a lasciar entrare nella nostra vita la tenerezza di Dio – aggiunge Rosy – perché io credo veramente che sia fattibile. Anche in rete”. A patto – come proprio il Papa ha ricordato – che “in un tempo di troppe parole ostili, in cui dire male degli altri è diventato per molti un’abitudine, insieme a quella di classificare le persone», ognuno ricordi sempre  «che ogni persona ha la sua intangibile dignità».

Parlando agli operatori della comunicazione delle diocesi lombarde (giornalisti, blogger, social media manager, direttori di giornale…) Rosy Russo richiama più volte il tema della missione digitale, di conoscere e valorizzare con professionalità le potenzialità della rete, di parlare di tutto, di qualsiasi argomento senza paura, di provare ad arrivare a “todos, todos, todos”. A tutti.

Perché se è vero che la rete possiamo lasciare segni profondi e dolorosi nelle nostre vite se lo affrontiamo senza consapevolezza, se restiamo soli, se le nostre fragilità non vengono accompagnate, c’è chi si impegna in prima linea  nella convinzione che «con la cura, la bellezza, lo stile», si possa lasciare un segno buono, utile a migliorare lo spazio digitale, che è spazio pubblico e tratto distintivo di un cambiamento d’epoca (non un’epoca di cambiamenti) che nessuno ci ha spiegato e che forse non capiamo: «Possiamo solo viverlo».

«Tra i segni che ha lasciato Parole O_Stili – rivela Rosy – naturalmente oltre alla consegna del Manifesto a Papa Francesco o alle tante firme che danno valore al nostro lavoro, ci sono messaggi personali, come quello di un padre che mi ha raccontato di aver letto il Manifesto sul divano insieme al figlio prima di consegnargli il suo primo cellulare; o come quello di un’insegnante che ci ringrazia perché quelle dieci regole l’hanno aiutata nel parlare di un lutto che ha colpito da vicino gli alunni della sua classe. Ecco, questi sono i segni che mi fanno capire che abbiamo messo a disposizione di altri uno strumento utile».

Così, mentre scrolliamo, o digitiamo, o mandiamo un messaggio e condividiamo un link, la vita entra nel nostro modo silenzioso di abitare la rete. E di abitarla con gli altri: «Il segno lasciato dal Manifesto della comunicazione non ostile – conclude Rosy Russo – va oltre le dieci regole. È il segno tracciato grazie alle occasioni di avvicinarci agli altri, di parlare con qualcuno di digitale, di fare attenzione. Ciò che vogliamo continuare a fare è aprire sempre nuove strade di dialogo su temi e spazi che segnano davvero le vite delle persone». Persone vere: corpo, anima… e profili social.