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N.17 Gennaio 2021

COSTRUIRE

Per l’ambiente, il portafogli e la salute

Casa passiva, casa a impatto zero… Il punto sull'edilizia sostenibile con due specialisti del settore

Prima che la pandemia di Covid-19 monopolizzasse l’informazione e cambiasse radicalmente le nostre vite, i media erano spesso popolati di contenuti che trattavano, per lo più in modo superficiale e semplicistico, i molti aspetti della sostenibilità.
Temi che in questi anni, lentamente e non sempre con l’impegno necessario, stiamo cominciando finalmente ad affrontare. Per farlo nel modo giusto non basta però parlarne. Occorre informarsi, conoscere, valutare, comprendere.
Per questo abbiamo deciso di rivolgerci a due professionisti che operano da anni ben oltre Cremona e il suo territorio: l’architetto e paesaggista Maurizio Ori e l’imprenditore Alessandro Monferroni, che annoverano nel proprio curriculum professionale importanti progetti di architettura sostenibile.

Cos’è l’architettura sostenibile
«È impossibile parlare di architettura sostenibile senza guardare al quadro d’insieme», racconta Ori. «Ecco perché noi siamo prima di tutto paesaggisti e guardiamo, prima che ai singoli progetti, al territorio, all’economia circolare, al profondo tema etico che sta finalmente emergendo e che deve guidare la politica al governo della complessità, e chi progetta al rispetto dell’ambiente, del futuro e delle persone (sostenibilità sociale)».
A aggiunge: «Quello della sostenibilità non è uno dei temi, ma il tema, che richiede un approccio trasversale tra i saperi. Tema centrale rispetto alle problematiche del presente, di cui la pandemia è soltanto un effetto, oltre che del futuro. Ridurre la nostra impronta ecologica non è soltanto un buon proposito da perseguire, ma l’obiettivo più importante che tutti noi dobbiamo porci».
Qualcosa che oggi sta iniziando ad accadere, come conferma Monferroni: «Mi sono affacciato al mondo della bioedilizia nel lontano 2008/2009 perché affascinato da questo nuovo modo di costruire, attento ai temi della sostenibilità ambientale ed al risparmio energetico. Dieci anni fa si sentiva già parlare di edilizia sostenibile ma gli interventi erano davvero limitati e spesso legati ad iniziative di clienti privati illuminati, che mettevano la sostenibilità al primo posto a discapito di costi di realizzazione elevati».

«Successivamente – prosegue Monferroni – si è assistito alla realizzazione di costruzioni ecologiche ed ecosostenibili in modo più significativo. Non più soltanto abitazioni private ma anche scuole, asili, strutture direzionali e commerciali. In particolar modo le costruzioni in bioedilizia, come le case prefabbricate in legno, hanno guadagnato una discreta quota di mercato; non solo per gli aspetti ecosostenibili ma anche per l’elevato risparmio energetico e per l’estrema facilità nel garantire il rispetto del costi preventivati».
A monte della progettazione di un edificio sostenibile c’è la necessità di maturare uno sguardo d’insieme che ci aiuti a capire come ciascuno di noi sia parte di un tutto in continua evoluzione, come evidenzia Maurizio Ori: «Dobbiamo analizzare e comprendere le profonde correlazioni tra cause ed effetti e capire, ad esempio, che Covid-19 sia una delle molte conseguenze dell’invasione perpetrata nei confronti della natura, così come il dissesto idrogeologico, i cambiamenti climatici e i fenomeni meteorologici estremi che da anni stiamo fronteggiando».
«Oggi – analizza Ori – mi preoccupa vedere il mondo concentrato sul vaccino come soluzione al problema pandemico ma incapace di capire che, nel contempo, si debba lavorare sodo anche a monte del problema, guardando ad uno scenario molto più ampio. Un quadro che è ben chiaro a Papa Francesco, che nella sua enciclica Laudato si’ indica nello strapotere della finanza e nella debolezza della politica le cause del degrado ambientale e sociale che stiamo vivendo oggi. Una visione che sposa appieno quella che anche il mondo ambientalista cerca di perseguire, per lo più inascoltato, già da 40 anni».
Gli fa eco Monferroni: «Il mondo è cambiato e di conseguenza le nostre abitudini. Le persone hanno dovuto adattarsi a questo cambiamento sia nella vita privata che nel lavoro. La pandemia ha riportato la casa e la famiglia ad avere un ruolo di centralità. Meno spostamenti, meno viaggi, più persone sotto lo stesso tetto ed in spazi ristretti. Per questo negli ultimi mesi abbiamo avuto una domanda significativa di richieste di nuove abitazioni e ristrutturazioni di case esistenti, dove gli aspetti più importanti sono stati la qualità della vita all’interno dell’abitazione, con la possibilità di ricavare spazi per lavorare in modalità smart working. La casa sarà vissuta molto di più e per questo anche i temi di risparmio energetico e di bassi costi di gestione diventeranno sempre più prioritari».
«I nostri clienti sono attenti agli aspetti ecosostenibili, alla qualità della propria vita, alla salubrità e sono spinti da un preciso obiettivo: garantire un futuro ecosostenibile alle future generazioni, costruendo e vivendo in case poco energivore riducendo al massimo l’inquinamento» evidenzia Monferroni.

«Quello della sostenibilità
non è uno dei temi, ma il tema
Per il presente e il futuro»

Perché non possiamo più aspettare
Ma cosa significano davvero i termini usati in questo settore? Lo spiega in modo semplice ed efficace Ori: «Molte sono le definizioni per l’architettura sostenibile, che indicano livelli diversi di compatibilità ambientale. La chiave di lettura di queste definizioni passa attraverso la valutazione di due sistemi: uno passivo, che è l’involucro dell’edificio, e uno attivo, che è l’energia da esso consumata con la relativa produzione di Co2. Oggi le città, che coprono soltanto il 3% della superficie terrestre, sono responsabili di oltre il 70% delle emissioni di anidride carbonica del Pianeta, consumando il 78% dell’energia primaria mondiale. Fare architettura sostenibile – evidenzia Ori – significa partire da questi dati e da una visione d’insieme. Gli edifici hanno un ruolo importante in questo bilancio, perché bruciano energia e producono Co2, così come i mezzi di trasporto, le fabbriche e le altre attività umane».
Abbassare l’impatto degli edifici è dunque un obiettivo fondamentale. Un grande sforzo in cui ciascuno di noi può e deve fare la propria parte, come evidenzia Monferroni: «Prima di costruire nuovi edifici, uno degli obiettivi primari dovrebbe essere quello di ristrutturare quelli esistenti. Negli ultimi anni, grazie anche alle detrazioni fiscali come gli eco bonus e non ultimo il recente superbonus fiscale del 110%, le richieste di ristrutturazione e miglioramento energetico sono aumentate in modo esponenziale». «Penso – commenta Monferroni – che non ci sia niente di più sostenibile come intervenire su una vecchia abitazione e renderla più efficiente, utilizzando materiali ecosostenibili ed ecocompatibili ed in certi casi portando le abitazioni quasi a consumo zero (NZEB – Nearly Zero Energy Building). Come è possibile? Utilizzando nuovi isolamenti per muri e coperture, sostituendo i vecchi serramenti con altri a taglio termico, cambiando le vecchie caldaie con nuove pompe elettriche di nuova generazione alimentate da impianti fotovoltaici, accumuli di energia elettrica per ottimizzare i consumi energetici».
Prosegue Ori: «L’attenzione alla costruzione è fondamentale e ciascuno può e deve fare la sua parte. Chi fa il nostro lavoro deve arrivare all’atomo, rappresentato dai singoli edifici, partendo da quegli organismi complessi che sono città e territori. La strada maestra è quella delle 3R: Ridurre, Riutilizzare e Riciclare. Le città europee sono ottimi esempi storici di questo principio. Città compatte, che consumavano poco suolo e rimescolavano stili, materiali, concetti e idee per attualizzare la storia, conservandola senza sprecare materiali e opere. Le periferie informi, che a partire dal boom della ricostruzione degli Anni ‘50 e ancor più nei decenni successivi hanno fatto esplodere queste città, rappresentano oggi una sfida per una riqualificazione che rappresenta un tema etico e culturale fortissimo e centrale».
«È urgente – avvisa Ori – formare una generazione di professionisti responsabili, che sappiano valutare i costi reali immediati in rapporto ai costi ambientali e ai benefici presenti e futuri, all’impatto sociale e alle prospettive che ogni singolo atomo genera all’interno del contesto più ampio del quartiere, della città e del territorio in cui è inserito. La sostenibilità non è soltanto un approccio, ma un passaggio culturale che passa attraverso il rispetto non solo dell’ambiente, ma anche della storia anche quella moderna e contemporanea, capace di riscoprire il modello della città europea compatta, smettendo di consumare suolo e di sprecare risorse. Servono professionisti che sappiano valorizzare il ciclo di vita dei materiali generando comunità resilienti e capaci di trasformare e ammodernare senza gravare sull’ambiente e senza cancellare le tracce del passato».

Il ruolo delle istituzioni
Importante è ovviamente il ruolo delle istituzioni internazionali, che stanno segnando la strada e dettando l’agenda. «Mi aspetto un vero cambio di paradigma» dichiara Monferroni. «Le risorse del nostro pianeta non sono illimitate e la cura dell’ambiente deve radicarsi nella nostra cultura. Questo dovrà comportare un vero cambiamento. Mi aspetto trasporti ad impatto zero con veicoli solo elettrici, abitazioni a consumo zero, riciclo totale di tutti i rifiuti, meno inquinamento e meno malattie. Mi aspetto un mondo più digitale, più interconnesso con più responsabilità sociale da parte di tutti».