piaceri

N.11 Maggio 2020

ECONOMIA SOSTENIBILE

Cinque sfide per una tavola buona

Produzione, trasformazione, distrbuzione consumi e ricerca: come cambiare per un futuro sostenibile

La diffusione del Coronavirus ha reso ancora più evidenti le distorsioni degli attuali sistemi agricoli e agro-industriali che potrebbero degenerare in una reale crisi del food a livello globale, regionale e locale se venissero mal governate nei prossimi mesi.

La popolazione mondiale è di circa 7.7 miliardi di abitanti e si stima che cresca fino a 10 miliardi entro il 2050 (UN, 2019). Gran parte di questa si concentrerà nelle aree urbane. L’attuale produzione agricola e la sua distribuzione geografica non la sfama interamente. Circa 800 milioni di persone, ovvero una persona su nove, soffrono di malnutrizione, mentre circa 500 milioni sono obesi.

Al contrario, lo spreco di cibo lungo tutta la catena alimentare è ancora molto elevato. La FAO ha calcolato che 1/3 della produzione alimentare totale per il consumo umano è stato sprecato o perso nell’ultimo anno. Solo nell’ultimo anno i paesi industrializzati hanno gettato milioni di tonnellate di cibo che sarebbero bastati per sostituire l’intera produzione alimentare dell’Africa subsahariana (circa 230 milioni di tonnellate).

Anche la produzione futura potrebbe non essere in grado di sfamare la popolazione mondiale a causa dell’uso non sostenibile delle risorse naturali: nel 2050 la produzione alimentare dovrà aumentare del 60 per cento rispetto le attuali tendenze di consumo, mentre le risorse naturali cominciano a ridursi. L’overshooting day, il giorno in cui le risorse dell’anno esauriscono, arriva sempre di più in anticipo sul calendario. La crisi climatica in essere ha infatto aumentato la pressione sulle risorse naturali (acqua, suolo in particolare), aumentando i rischi associati al loro esaurimento.

A fronte di tale situazione, come ripensare i sistemi agricoli e agro-industriali in modo da renderli più sostenibili?

La soluzione non è semplice e richiede la convergenza di scelte e decisioni di tutti gli attori che insistono sulla catena alimentare: produttori, trasformatori, distributori, consumatori, ricercatori.

In chiave produttiva, serve l’impegno per una produzione di cibo più sostenibile. Le moderne tecnologie e pratiche agricole come la smart agriculture 2.0, l’agricoltura di precisione o i sistemi di agricoltura diversificata basati sulla agro-ecologia possono sicuramente aiutare a mitigare gli effetti della pressione antropica e contribuire a preservare la biodiversità agricola e forestale. Tuttavia, non devono pregiudicare quelle che sono le pratiche agricole tradizionali e l’identità locale che imperniano i sistemi alimentari locali e determinano le condizioni socio-ecologiche territoriali.

Nella stessa direzione, sono poi auspicabili anche la riduzione dell’uso di fitofarmaci o antibiotici, la riconversione di terreni abbandonati o l’aumento di quelli destinati al biologico. Percorrere questa direzione implica anche ripensare e dare una accelerazione alle iniziative che promuovono la sicurezza alimentare a livello globale e locale.

Rendere la trasformazione e la distribuzione sostenibili è altrettanto importante. Lo shock della pandemia e le conseguenti restrizioni alla mobilità personale o allo svolgimento di talune attività economiche ha testato duramente la resilienza degli attuali sistemi agricoli e agro-industrali e ne hanno imposto un ripensamento in chiave sostenibile.

Il cibo non è solo nutrimento,
è anche sapere, tradizione,
cultura, desiderio, passione

Un’opzione potrebbe prevedere l’accorciamento delle filiere e la promozione di quelle corte e locali. Ciò riduce le distanze tra produttori e consumatori, favorisce l’accesso al cibo, anche di quei prodotti che a causa delle restrizioni non sono arrivati nei supermercati. Sempre in questa prospettiva, iniziative come il CSA (Community supported agriculture, ossia l’acquisto in anticipo da parte del consumatore di una determinata quantità di prodotti agricoli direttamente al produttore), le visite alle aziende agricole, la partecipazione alle iniziative di sensibilizzazione sulle tecniche produttive e di formazione ai bambini sono da promuovere.

Allo stesso tempo, queste stesse iniziative rendono la filiera produttiva più trasparente, conosciuta e ciò agevola l’adozione di scelte alimentari più informate e consapevoli da parte dei consumatori. La loro preferenza per prodotti alimentari dalla minore impronta ecologica è infatti altro passo per rendere il sistema più sostenibile.

Nutrizionisti, ma anche organizzazioni internazionali come la FAO o il Barilla Centre for Food and Nutrition evidenziano l’impatto di tali scelte sulla mitigazione della crisi climatica, della malnutrizione e della obesità, oltre che a diffondere, promuovere e tutelare il valore culturale attribuito localmente al cibo.

Il cibo infatti non è solo nutrimento, ma è anche sapere, tradizione, cultura, desiderio, passione.

Una ultima opzione riguarda la lotta alla perdita e allo spreco di cibo. Oltre che socialmente indesiderabile, queste pratiche hanno un notevole impatto ambientale. Riattivare forme di food circular economy dove lo scarto diviene materia prima o di food charity dove invece il cibo non venduto viene regalato ai bisognosi è un dovere in capo a tutti gli attori della filiera, e anche ai ricercatori ai quali si chiede con entusiasmo di stimolare ogni nuova pratica sostenibile per una rigenerazione che partendo dal food sia ambientale, sociale e economica.

L’economia di Francesco

Valentina Cattivelli è una ricercatrice in Economia e management per i sistemi agricoli ed è nel team di organizzazione del grande evento internazionale “The economy of Francesco”. L’evento in programma per il mese di novembre ad Assisi è la propista di convegno di duemila giovani da tutto il mondo che si muovono per far sentire la propria voce sui grandi temi dell’economia globale sollevati dal Papa, in un confronto con i grandi decisori internazionali. Valentina fa parte in particolare del team del Villaggio che si occuperà del tema “Agricoltura e giistizia” proponendo laboratori, incontri, webinar e proposte di ricerca e startup

francescoeconomy.org