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N.36 Dicembre 2022

OPERE

San Giorgio batte il drago con la felpa, «Perché tra bene e male scegliamo oggi»

A Cumignano sul Naviglio il murale di Davide Tolasi reinterpreta l'iconografia del santo medievale ritraendolo come un giovane del nostro tempo: non è una figura morta, ma il racconto di qualcosa che ci accade, e che ci accade oggi

Davide Tolasi con la sua opera realizzata in una cappella del cimitero di Cumignano sul Naviglio

Felpa rossa e t-shirt bianca. Non è l’iconografia tradizionale cui siamo abituati, quella che ritroviamo nella cappella cimiteriale di Cumignano sul Naviglio, ma il senso non cambia: san Giorgio sconfigge il drago per salvare la figlia del re, una giovane ragazza simbolo di purezza, simbolo del bene. Non è il cavaliere, a metà tra storia e leggenda. Per Davide Tolasi, il pittore muralista impegnato nella riqualificazione dello spazio, il santo è un ragazzo del nostro tempo, un giovane senza mantello, ma con la felpa e con indosso anfibi contemporanei. Un giovane che sceglie. Risolve la dicotomia tra bene e male preservando il bene. La purezza ha volto di donna. «È una ragazza di oggi, che non nasconde la sua bellezza». Con le unghie dipinte, i capelli lunghi e gli occhi limpidi.

«Quando mi è stato chiesto dal comune di procedere alla riqualificazione di questo spazio che verteva in un totale stato di abbandono, ho chiarito subito che avrei reinterpretato la tradizione a modo mio. L’avrei attualizzata».

Attraverso un dipinto murale realizzato con pitture minerali ampiamente traspiranti. «Perché credo che questa sia la funzione dell’arte». Non una perpetua rappresentazione di tempi andati, che non ci appartengono più, ma un modo per raccontare «il nostro modo di vivere, la nostra epoca, le nostre abitudini. E, se ci pensate, è vero che la ricerca e la scelta tra bene e male caratterizza ogni epoca, è vero che ciascuno di noi è chiamato a scegliere, ma è chiamato a farlo oggi».

Non ieri e non domani. Oggi, con lo stile di vita attuale. A partire da questo pensiero Tolasi ha voluto rendere il mito di san Giorgio un po’ più vicino ai ragazzi, ai giovani e a tutti gli abitanti di Cumignano sul Naviglio, «anche a coloro che forse si aspettavano un’iconografia più tradizionale. Mi auguro che, anche negli anni a venire, questo san Giorgio contemporaneo, che non vuole tradire la tradizione ma proseguirla con il suo stile, possa tramandare quel mix tra storia e leggenda che caratterizza questa figura. Mi piace pensare che questa rappresentazione non faccia perdere il valore del santo. Perché questo santo non è cosa morta».

Paolo Uccello, “San Giorgio e il drago”. 1460 ca. National Gallery, Londra / fonte Wikipedia

Il mito che lo riguarda racconta una difficile scelta quotidiana. «Bene e male, esistono ed esisteranno sempre». Al pari della libertà di scegliere chi essere: quel drago che sfonda il soffitto e penetra nelle vite e nell’intimità di ciascuno o quella donna limpida che non ha timore della sua bellezza e si mostra senza filtri. Pure reggendo i cocci lasciati dalla violenza. Per ricominciare. Per ricostruire. La scelta è solo nostra e valica epoche. Poco importa che il santo abbia un volto giovane o provato dagli anni, un cavallo o degli anfibi: il segno del tempo non scalfisce il messaggio.

«Non ho voluto rompere con la tradizione». Prova ne sono alcuni riferimenti iconografici: i colori, le figure, le citazioni a Raffaello. «Ho voluto lasciare un segno del mio tempo». Perché anche il nostro tempo ha qualcosa da dire. Perché le icone sono simboli, che possono cambiare. I valori, no. Quelli restano, raccontano ciò che siamo stati. E che, in fondo, oltre il tempo che passa e l’età che avanza, continuiamo ad essere.