città

N.03 Settembre 2019

INNOVAZIONE

Si colora di Verde il futuro di Cremona

Il raddoppio del Polo Tecnologico delinea una nuova, inattesa vocazione per la città degli Stradivari Nel distretto dell'innovazione un luogo dove le idee mettendosi in rete creano sviluppo senza tradire le radici del territorio

I bozzetti del progetto Polo Verde degli architetti Ezio Gozzetti e Maurizio Ori

Le finestre del Crit, il Polo per l’innovazione digitale, si aprono in direzione della città. Stando in piedi sulla terrazza sopra la hall, appare il Torrazzo sullo sfondo e in primo piano il cantiere del secondo edificio, il Polo Verde, che amplierà le superfici, le potenzialità, le persone del nuovo distretto digitale.
Da qui, dal raddoppio del Polo tecnologico, la città prende una direzione nuova: «È un laboratorio di idee per il futuro» spiega Roberto Baioni, vice direttore generale del Credito Padano e presidente del Consiglio di amministrazione di Polo Verde. «Non è una semplice iniziativa immobiliare», non si tratta di dare spazi ad uffici, aziende e persone, ma di accoglierne le idee e lasciarle contaminare. «In tutti gli ambiti – continua il presidente Baioni – perché anche quelli per noi più tradizionali come l’agricoltura, così profondamente legata alle radici del territorio, trovano nuove prospettive di innovazione per una crescita sostenibile».

Non è poi così scontato che una città come Cremona, piccola e spesso ai margini delle rotte del progresso, e così giustamente orgogliosa della propria storia fatta di campi, di violini, di arte e buona cucina, scelga di sfidare il futuro. Ma la storia può continuare, grazie alla responsabilità di chi la guida nelle decisioni politiche e nelle scelte di investimento. «Chi fa impresa e chi la sostiene – riflette Baioni, che come capo della Direzione affari del Credito Padano mette a servizio del Polo esperienza e professionalità – deve sentire l’orgoglio di creare qualcosa che resta dopo di noi: lavoriamo per lasciare un’azienda migliore di come l’abbiamo ricevuta. E così la città».
Diecimila metri quadrati, quattro piani, vetrate, alberi sulle terrazze e una copertura composta di QR code sono il segno tangibile di un nuovo punto di partenza verso quel futuro green e smart che chiama Cremona a mettersi in rete: con il territorio che la circonda, con il mondo produttivo, con la propria storia…
«Si comincia con l’isolato urbano» spiega l’architetto Maurizio Ori, che insieme al collega Ezio Gozzetti ha progettato il raddoppio del Polo. «È quello l’atomo di un progetto di città, non il singolo edificio, ma la sua capacità di essere in relazione con gli altri, di generare spazi pubblici. Perché la città nasce da pezzi che si aggregano».
Per questo il nuovo edificio sorgerà sullo stesso lotto del primo, con un piano di viabilità esterna e collegamenti interni garantiti da spazi pubblici. «Non è un progetto che funzionerebbe per qualsiasi parte della città o per qualsiasi città – osserva Gozzetti – ma è nel contesto: si lega alla città storica anche nelle forme progettuali che richiamano i palazzi rinascimentali, affonda le radici nel vissuto di questo territorio». In un movimento nuovo che abbraccia la periferia e sposta i confini verso altre vie di sviluppo geografico, economico, culturale e sociale. «Se parliamo di smartland, di territorio intelligente, dobbiamo porci obiettivi che lo siano davvero. Che siano sostenibili». Per questo – osserva Ori – Polo Verde e il distretto dell’innovazione si concepiscono come un modello di progettazione, ma anche di buone prassi: la quasi autosufficienza energetica di un edificio Nzeb (Nearly zero energy building) progettato con la partnership di Linea Green del gruppo Lgh-A2A, la decisione di non togliere spazi alle campagne ma di recuperare aree urbane marginali altrimenti destinate al degrado, la riduzione degli sprechi, l’abbraccio nella filosofia e nella scelta dei linguaggi tra contenitore e contenuto, la sfida all’isolamento di un quartiere dalla città, di una città dal mondo…
«Cremona – riflette Gozzetti – vive un momento topico: ci sono esigenze occupazionali e il bisogno urgente di connessioni con l’esterno. Abbiamo una grande storia da preservare, ma anche nuove sfide da affrontare». Come? «Quando c’è un’idea – assicura – è quella che regge il tempo».

E l’idea sono le persone. Il Polo Verde arriverà ad ospitare ottocento professionisti dell’innovazione, ci saranno competenze da cercare altrove, altre nuove da formare dentro questi spazi luminosi e aperti, moderne “botteghe” di innovazione tecnologica. Riconoscere e coltivare una nuova vocazione non è semplice per una città che si muove a ritmo lento: «Ma è facile – assicura Carolina Cortellini, presidente del Crit, il Consorzio che per primo ha creduto nella visione di un distretto tecnologico – se si dà importanza a tre pilastri: i giovani, l’innovazione e la capacità di fare sistema». I giovani sono la speranza e l’entusiasmo della novità che troppo spesso trova barriere insormontabili dentro gli schemi consolidati, l’innovazione è il coraggio di immaginare cose che non c’erano in luoghi su cui sembrava difficile scommettere, il “sistema” è l’unico modo per crescere. «Crediamo nelle relazioni – si entusiasma Cortellini – e nella capacità di aprirsi: non siamo dentro fortini, da soli non si va lontano. Per questo gli edifici del distretto sono l’esito di una rete di partnership che coinvolge aziende e istituzioni del territorio».
Oggi Cremona può dare un’occhiata al suo futuro con pochi colpi di pedale, ma sembra ancora incerta. La trasformazione può spaventare, ma non è la rivoluzione delle macchine… «La tecnologia senza le persone non porta a nulla. Con il pensiero e la vitalità delle relazioni diventa un’opportunità, a servizio della gente».
Il futuro è insieme, dentro edifici, quartieri, città, fatti di persone. Ed è… Verde, come la speranza.

«Lavoriamo per lasciare
una città migliore
di come l’abbiamo ricevuta»

ROBERTO BAIONI
(presidente di Polo Verde)

Così Credito Padano ha raccolto la sfida

«Da oltre cento anni siamo sul territorio cremonese, siamo l’unica banca con la sede in città e oltre l’90% di ciò che raccogliamo lo reinvestiamo sul territorio, secondo un’economia geo-circolare che ci distingue come BCC». Il Presidente Antonio Davò ha una visione chiara del ruolo di Credito Padano. «Questo ci permette di creare una rete di relazioni istituzionali e umane con le famiglie e le imprese del territorio – continua il Presidente – una rete basata su rapporti autentici e sulla fiducia reciproca. Ma bisogna anche saper cogliere e anticipare le opportunità offerte dal cambiamento e l’ampliamento del Distretto ICT, è sicuramente una grande occasione. La presenza di una grande infrastruttura tecnologica, infatti, potrà consentire a Cremona di proiettarsi al futuro, generando ricchezza economica e occupazione per la città».

Ecco perché Credito Padano non ha esitato nel sostegno al raddoppio del Polo Tecnologico, dove il patrimonio di banca del territorio incontra l’innovazione digitale: la Banca è entrata nel cda di Polo Verde, indicando per la Presidenza il proprio Vice Direttore Generale Roberto Baioni; supporta l’investimento per la realizzazione della struttura e aprirà linee di credito agevolato per le imprese che vi si insedieranno. «Inoltre – annuncia Davò – trasferiremo una delle nostre cinque agenzie cittadine all’interno del lotto di Polo Verde». Sarà una filiale dotata di tutte le tecnologie perché, se il territorio si evolve nella direzione dell’innovazione, la banca deve mantenere lo stesso passo. Senza però perdere la cura della relazione: «Se da una parte l’evoluzione della filiale – osserva il Presidente – vedrà sempre meno la presenza fisica degli operatori di sportello, dall’altra si assisterà al progressivo sviluppo di figure professionali specializzate nella consulenza finanziaria di alto livello». La relazione umana con il cliente, quindi, cambierà nella forma, ma non nella sostanza: «Mantenere inalterata la vicinanza tra i nostri operatori e le persone, conciliandola con lo sviluppo digitale – conclude Davò – è un compito non semplice, ma assolutamente necessario». (Antonio Davò, presidente di Credito Padano)

APPROFONDISCI
Esempi di città sostenibili e smart city