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N.21 Maggio 2021

RUBRICA

Bambini e animali: storie di… migliori amici

Dall'amicizia tra questi due tipi di "cuccioli" nascono incontri e relazioni speciali che nella capacità di incontro ed empatia accendono l'energia per affrontare le fragilità

Testo di Marianna Bodini ed Elena Mosconi/Jacob Frey (Vimeo)

Ha suscitato un grande impatto, alcuni anni fa, un breve cortometraggio di animazione realizzato da un giovane tedesco di Hilden, all’epoca studente della Scuola di cinema Bade-Wurtemberg a Ludwigsbourg. The present, questo il titolo del video, racconta di un bambino, inchiodato davanti a uno schermo televisivo con un joystick in mano, incurante della mamma rientrata a casa con un regalo contenuto in un grande cartone. Spinto poi dalla curiosità, il bambino apre la scatola e si imbatte in un cucciolo di cane che comincia a gironzolare attorno alla stanza e a fargli festa.
L’amicizia tra bambini e animali – esemplificata dalla relazione con il cane, il più mansueto e fedele tra i quadrupedi – è un topos della letteratura e del cinema di tutti i tempi. Cani di svariate taglie e razze si accompagnano a famiglie con figli, ai quali sono particolarmente affezionati, dal maestoso Beethoven, il San Bernardo che ha ispirato il film omonimo (diretto da Brian Levant nel 1992) e una serie di ben sette sequel allo scatenatissimo Marley – il labrador protagonista di Io e Marley (libro di John Grogan e film diretto da David Frankel nel 2008). Anche l’animazione ha reso omaggio a quadrupedi come Balto (di Simon Wells, 1995) o Bolt (di Chris Williams e Byron Howard, 2008), protagonisti di imprese epiche in difesa dei più piccoli. Cani come Belle, una candida patou (razza tipica dei Pirenei) che accompagna il piccolo Sebastien, orfano di mamma, in tutte le sue avventure negli anni a cavallo della Seconda guerra mondiale (il film del 2013, tratto dai romanzi di Cécile Audry, è diretto da Nicolas Varier e ha due sequel), o Lassie, celeberrimo protagonista di Torna a casa, Lassie (di Fred McLeod Wilcox, 1943 e di tutte le successive avventure a lui ispirate) sono gli inseparabili compagni di bambini soli, in una relazione che illumina le migliori caratteristiche di entrambi.

Anche in The Present, nonostante il protagonista sia inizialmente contrariato all’idea di un cane che… ha solo tre zampe, finisce per innescarsi una relazione di complicità con l’animale. Il film di Jacob Frey (e Markus Kranzler), che è diventato virale in rete e ha meritato al suo autore numerosissimi premi in festival internazionali e successive collaborazioni con la Disney, racconta in poco più di tre minuti una piccola storia di grande forza, capace di rovesciare alcuni luoghi comuni sulla narrazione della disabilità, con equilibrio e sintesi. Come spesso accade negli audiovisivi sulla relazione bambini – animali, il regista rielabora un testo matrice, in questo caso un fumetto brasiliano di Fabio Coala intitolato Perfeição (Perfezione).
D’altra parte la relazione tra queste due specie di “cuccioli” produce un’inevitabile empatia in lettori e spettatori che assistono alla creazione di un legame improntato al gioco, alla gratuità, al benessere, alla reciproca protezione: nei social media (instagram e tik tok, soprattutto) i video sui bambini e gli animali raggiungono sempre un alto livello di viralità.
Ma questa relazione non è solo “una bella storia”: in alcuni casi diventa un’importante realtà. Si tratta dei cosiddetti “cani di servizio”, le cui funzioni sono ancora poco conosciute in Italia e non hanno dato luogo a una legislazione adeguata.
Di questi animali comincia a occuparsi la pedagogia cosiddetta speciale *, mettendo in luce le ragioni per cui essi sono letteralmente i migliori amici dei bambini di cui supportano le fragilità. Le loro funzioni spaziano dalla pet therapy nei casi di ospedalizzazione e autismo, alla guida per ipovedenti, o all’ascolto per ipoudenti; dai cani d’allerta per insorgenza di crisi (epilettiche, diabetiche, ecc.) grazie all’estrema sensibilità alle minime variazioni del comportamento dell’umano, a quelli di assistenza alle persone con ridotta mobilità, fino ai cani che offrono supporto psichiatrico.
Di questi animali, e dei loro bambini-amici, si sa ancora poco: le loro storie, intrise di un eroismo quotidiano, arrivano difficilmente ai media, con alcune, importanti eccezioni, come la storia di Micol, una bambina affetta da una malattia rara, “assistita” dalla inseparabile cagnolina Anita, che ne previene gli attacchi di epilessia.
C’è bisogno di racconti sinceri e non retorici, privi di quella enfasi del dolore e della diversità che ci abituino alla “normalità” dell’integrazione. Storie che – finalmente – ci facciano tornare ai bambini e agli animali, i loro migliori amici, con uno sguardo nuovo, capace di riconoscerne e rispettarne tutte le soggettività e le prerogative, con l’incrollabile fiducia che la relazione, l’empatia, l’ascolto reciproco sono la migliore terapia di tutte le nostre fragilità.

* Si veda ad esempio G. Lo Sapio, Manuale sulla disabilità. Dai bisogni educativi speciali ai programmi di integrazione scolastica, Armando, Roma 2012