soldi

N.06 Dicembre 2019

PER GIOCO

Bambola a chi? TuiTui è uno stile di vita

Jo ed Elena hanno inventato le bambole Tui-Tui: un'idea che ha cambiato le loro vite professionali (e non solo) aprendo un varco di creatività e sostenibilità nel sistema del profitto

Quella de “Le Tui-Tui”è la storia di due ragazze con molta stoffa e grande creatività. Una storia pe rmetà cremonese e per metà argentina: Jo Casajus ed Elena De Paoli, insieme, hanno dato vita a un progetto tutto da scoprire, che va ben oltre la sua apparente semplicità.

Le abbiamo incontrate in casa di Elena, dove in ogni angolo si respira la sua passione per la creazione e per la contaminazione di tecniche e stili. «Chi da bambino non ha giocato con una bambola di stoffa fatta in casa si è perso qualcosa di importante e di grande. Un tuffo nella libertà, nella creatività e nel calore di un gioco che unisce adulti e bambini, in un processo fondamentale: la realizzazione di un progetto che coinvolge mente, cuore, mani e tutti i nostri sensi in qualcosa che nasce davanti ai nostri occhi, spesso con ciò che troviamo in casa e che ricicliamo e riadattiamo».

È da qui che parte il sogno di Jo ed Elena, che si definiscono “le amorevoli Ziette delle Tui-Tui”, che hanno messo a sistema le proprie competenze, passioni e capacità in un sogno.

La creatività è la cifra più autentica e profonda di questo sogno, oggi realizzato, che è anche una grande metafora del cambiamento che sta attraversando la nostra società. Un cambio di paradigma che sta già risvegliando in molti passioni e progetti che la quotidianità aveva sino ad ora rinchiuso nella scatola delle “cose da fare quando avrò i soldi e il tempo per farle”.

Non è stato così per Elena e Jo, la cui creatività e fantasia corrono molto più veloci delle mani. «Mia nonna – scherza Jo – era solita dire: le olive non le avete ancora piantate ma già le avete regalate (las olivas no las habéis plantado e las habeis ya regalado); noi invece siamo già addirittura al paté, con progetti molto più grandi e ambiziosi, anche se sempre basati sul gioco».

“Noi siamo le Tui-Tui, piccole bambole con tanti abitini da creare a mano. Abbiamo un visino simpatico e abiti alla moda facili da cucire”, si legge sul loro sito. La storia di queste bamboline di stoffa racconta però molto più di una semplice idea imprenditoriale, proprio perché questo sogno uscito dal cassetto è la manifestazione più genuina dell’idea di vita, di società e di sostenibilità delle sue creatrici.

Una sostenibilità che ovviamente abbraccia gli aspetti economici del progetto, che deve mantenersi nel tempo e non gravare sulle finanze di Jo ed Elena, ma che si riflette sull’intera filiera, sin dalla sua ideazione: «Nella scelta di fornitori che rispettano le persone e il lavoro, non sfruttando la manodopera e non impiegando bambini; nella scelta dei materiali, che rispettano l’ambiente e garantiscono sicurezza e qualità; nella scelta dei canali di comunicazione e di vendita; nella scelta di chi ci aiuta o potrà aiutarci se il progetto crescerà».

Ma soprattutto nella scelta più importante: quella di concepire il loro progetto come un gioco. Jo ed Elena sono infatti le creatrici e le Ziette di queste bamboline, ma sono anche le prime a giocarci e a giocare con tutti gli adulti e i bambini che ritaglieranno, cuciranno, imbottiranno con ciò che hanno in casa e terranno tra le mani una delle Tui-Tui.

Un’idea semplice ma attualissima, perché la riscoperta del gioco e delle sue molteplici valenze e opportunità è una tendenza – gamification – che si sta imponendo in moltissimi ambiti, anche se quasi esclusivamente declinata sugli strumenti e le tecnologie del digitale, quindi relegata al mondo virtuale e intangibile.

Le Tui-Tui, al contrario, «rimettono al centro la manualità, la creatività applicata al mondo reale, ai materiali, agli attrezzi, alla difficoltà – opportunamente semplificata – di realizzare qualcosa a partire da un’idea», che Elena e Jo hanno messo su carta e poi disegnato su stoffa, ma che rappresentano a tutti gli effetti una palestra, un primo passo verso sfide e traguardi ulteriori, da realizzare insieme, adulti e bambini. «L’idea, ancora in fase di realizzazione, è quella di creare un portale creativo legato alle bambole, al riciclo di ciò che abbiamo in casa e ai giochi che ne potrebbero scaturire».

Il denaro
determina il prezzo
di ciò che realizziamo,
ma non il suo valore

Quello che stupisce delle Tui-Tui, oltre al fascino che ancora oggi possono esercitare vecchi giochi come quello delle bambole di stoffa, è la capacità di questa idea di rappresentare una metafora potente e multidirezionale della nostra società. In questo progetto si nasconde l’idea che la più grande forma di rivoluzione contro un sistema incentrato sull’economia e sul profitto è pensare, progettare, creare, fare. E facendo riutilizzare ciò che abbiamo, riciclare vecchi oggetti e destinarli ad un uso nuovo, contaminare, mescolare, ripensare.

Ma le Tui-Tui non sono un vaneggiamento o un’utopia e anche in un progetto come questo i soldi hanno un ruolo importante, che però non è centrale: «Quando si fa qualcosa che è fondata sui valori il denaro è un parametro che va gestito con grande attenzione e che determina il prezzo di ciò che si realizza, ma non il suo valore, né tanto meno la sua essenza. Per noi è stato fondamentale scegliere i fornitori giusti, sia dal punto di vista qualitativo che etico. I materiali giusti, adatti ai bambini, e una stoffa che non si sfilacciasse e che non avesse bisogno di orli. Una confezione sostenibile e riciclabile, leggera da spedire».

Tutte scelte che hanno influito in modo determinante sul prezzo finale, ma alle quale sono state abbinate altre considerazioni e scelte. Ad esempio quella di non includere l’imbottitura nella confezione, per non aumentarne peso, spazio e costo, ovviamente, ma anche per veicolare un messaggio importante: «Affinché le Tui-Tui siano davvero di chi le realizza, serve che la loro anima venga da qualcosa che è già in casa: un vecchio cuscino, ad esempio, o qualcosa che potrà avere una vita nuova dentro queste piccole bambole».

Ma chi sono davvero le Tui-Tui? «L’idea è raccontare attraverso queste bambole le passioni di persone reali, che mettono davanti a tutto il loro essere, i loro sogni e ciò che le fa stare bene». Non sono semplici giocattoli, ma fonti di ispirazione. Non modelli inarrivabili, ma compagni di viaggio che restituiscono chi ci gioca il senso più autentico dell’umanità: l’eterogeneità, le differenze, l’unicità di ciascuno, la curiosità, il bisogno di comunicare non soltanto a parole, ma con la propria identità.

Una metafora poderosa e un messaggio chiarissimo, che demolisce il modello consumistico e il sistema che esso ha determinato con la forza di ago e filo, per ricucire una società sempre più sfilacciata, in cui grandi e bambini non sono più capaci di costruire qualcosa e di giocare insieme.

Cosa sono davvero le Tui-Tui, dunque, se non uno “starter kit” per la felicità?

Le “ziette”

Jo Casajus (Studiogriffin) nasce a Rosario (Argentina) nel 1966 e negli anni ’80 si trasferisce in Italia, dove studia alla facoltà di Architettura al Politecnico di Milano, per poi dedicarsi alla grafica pubblicitaria e alla illustrazione. Sua è la scintilla iniziale del progetto Tui-Tui.

Elena De Paoli (Elena DP Crea) nasce negli anni ‘60 e cresce leggendo riviste di moda e artigianato, con nonna e mamma che le hanno tramandato antiche tecniche artigianali, che perfeziona negli anni in scuole, laboratori. A lei si deve la modellistica delle Tui-Tui.

Sito internet: letuitui.it