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N.25 Novembre 2021

LA VISITA

È un racconto di bellezza il nuovo Museo Diocesano

Dal 12 novembre ha aperto le porte l'esposizione che raccoglie opere e storie dalla tradizione di arte e fede del territorio Tra i primi visitatori Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano di Milano che descrive l'emozione che si schiude una volta scesi dalla grande "scala di luce”

foto Museo Diocesano di Cremona

Lo scorso 12 novembre è stato inaugurato il nuovo Museo Diocsano di Cremona alla presenza di mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano, e di mons. Antonio Napolioni, Vescovo di Cremona, dopo la celebrazione dei primi vespri della solennità patronale di Sant’Omobono. Per lungo tempo abbiamo così avuto l’occasione di sostare nella magnifica Cattedrale, e lo sguardo inevitabilmente era attratto alla bellezza del ciclo di affreschi, al quale attesero i più importanti artisti cremonesi del Cinquecento. Un luogo che amo moltissimo e nel quale non sostavo così a lungo da tanto tempo.

In un certo senso, aver rivisto la Cattedrale ha dato ancor più spessore e emozione alla visita al nuovo Museo Diocesano, nel quale continui sono i rimandi alla storia, alla tradizione, all’arte, alla fede, di cui l Duomo è segno fortissimo nella città di Cremona.

Varcando poi il portone d’ingresso ai nuovi spazi espositivi nell’episcopio si è subito attratti dalla splendida soluzione della “scala di luce” (come l’ha definita, nel suo discorso inaugurale, mons. Napolioni), dove materiali di design si integrano con l’edificio storico impreziosendolo e dando ancora più valore all’incipit di un racconto che prende forma nel piano interrato dell’edificio, dove comincia il percorso museale vero e proprio.

foto Museo Diocesano di Cremona

Sin dalla prima sala appare chiaro che questo nuovo museo è Museo Diocesano e insieme “museo della Cattedrale”. Il percorso comincia con la storia delle origini della Diocesi, attraverso le testimonianze più antiche della storia e della fede di questa terra. La lastra di fondazione della Cattedrale, esposta nella prima sala, dichiara subito al visitatore questo legame inscindibile: quello della Chiesa, come popolo, e della chiesa, come edificio fisico.
Si comprende così immediatamente che questo nuovo museo intende rispondere, con fermezza e decisione, a uno dei compiti specifici dei Musei Diocesani: essere luogo in cui, attraverso la bellezza dell’arte, si possa preservare la memoria della storia, delle tradizioni, della fede della Chiesa locale.
E poi, percorrendo le sale, si segue con interesse l’affascinante percorso tematico.
Una scelta coraggiosa.
Impostare il percorso per temi, e non seguire una sequenza cronologica, infatti, rischia spesso di portare ad una noiosa ripetitività, ad una sequenza di opere simili per soggetto, che si susseguono senza sosta. Non è questo il caso.

foto Museo Diocesano di Cremona

La raffinata selezione di opere – dipinti, sculture, oggetti di oreficeria sacra – illuminate in modo suggestivo, fa comprendere subito la ricchezza delle espressioni artistiche del territorio.

Colpisce molto la generosità delle parrocchie, che si sono private di opere d’arte talvolta di alto livello qualitativo, per renderle fruibili e dar loro ancora più valore all’interno di un percorso museale. Chi lavora nei musei diocesani lo sa: non sempre è cosa scontata, ma dice di un lavoro intenso portato avanti nel tempo dal vescovo Napolioni, e dal direttore dell’Ufficio Beni culturali Diocesano, ora direttore del nuovo Museo, don Gianluca Gaiardi.
E quando ancora negli occhi si ha la splendida Annunciazione di Boccaccio Boccaccino o la lignea Madonna del popolo già sull’altare della Cattedrale, esposte all’inizio del percorso, si apre davanti a noi una lunga sala in cui possiamo ammirare la collezione Arvedi-Buschini, magnifico esempio di uno straordinario collezionismo illuminato, dove a splendidi dipinti su fondo oro si alternano sculture lignee di grande preziosità.
In fondo al percorso, poco prima di uscire, non si può non sostare nella sala dedicata alla Tavola di Sant’Agata, esempio splendido di arte e devozione.
Interessanti e godibilissimi anche gli apparati didattici, che si declinano secondo metodi tradizionali ma anche con importanti supporti multimediali che aiutano i visitatori ad approfondire e meglio comprendere alcune opere o alcuni passaggi del percorso e che sicuramente piaceranno anche ai più giovani, ai bambini, alle scolaresche.
Un museo – anche e soprattutto un museo diocesano – deve essere aperto ai nuovi linguaggi, deve osare, sperimentare, parlare a tutti e non solo agli addetti ai lavori. Il nuovo Museo si pone in questa linea, e sicuramente il numeroso pubblico che ne ha affollato le sale nei giorni successivi alla sua inaugurazione sarà invogliato a tornare, attratto anche dalle numerose proposte didattiche e dagli approfondimenti che il Museo propone. E sarà curioso e desideroso di comprendere sempre di più la storia del popolo a cui appartiene (un popolo «generoso, laborioso e lieto come sant’Omobono», lo ha definito l’arcivescovo Delpini), per giungere ad avere più consapevolezza dell’oggi.

*direttrice del Museo Diocesano di Milano

foto Museo Diocesano di Cremona