partenze

N.37 Gennaio 2023

RUBRICA

La più umana delle contraddizioni

Partire come dividere.

Lo dice l’etimologia, ma ce lo conferma la vita, dove le parole prendono forma.

Ogni partenza è un pezzetto che lasciamo e qualcosa che invece ci prendiamo.

Come se ci fosse una qualche legge dell’universo che ha bisogno di mettere in equilibrio lacrime e sorrisi, vuoti e pieni, ricordi e sogni.

Come se bisognasse fare spazio dentro per poter allargare il bagaglio da portare.

Una giustizia degli incontri e dei legami che ci obbliga a strappare un angolino di noi quando ce ne andiamo, da lasciare dove siamo stati fino a qual momento.

Fare strada con il cuore pesante di nostalgia, puntare dritti dove per tanto abbiamo desiderato approdare. E fermarsi, agitare nell’aria di questo nuovo mondo il nostro retino per acchiappare emozioni, persone, lezioni che non ci saremmo nemmeno sognati.

Raccogliamo avidi senza accorgerci che, mentre ci affrettiamo, dalle nostre maglie scappa qualcosa di noi. Microparticelle di quello che siamo si depositano su tutto ciò che sta dentro la scatola di quell’esperienza.

Catturiamo nuove farfalle e lasciamo un po’ della nostra polvere, per chi arriverà dopo, per il volo dello sconosciuto che s iamo tutti quando partiamo. Per raccogliere l’altro, paghiamo il pegno di un po’ di ciò che siamo.

Partire come una linea in bilico tra mancanza e abbondanza, vuoto a rendere per essere riempito sempre visioni diverse.

Partire come una ricerca che non vuole risolversi, come la domanda che non cerca risposta, ma solo altri dubbi.

Partire senza arrivare, la più umana delle contraddizioni del movimento.