ombre

N.34 Ottobre 2022

RUBRICA

L’istante in cui tutto può accadere

Immagini video: Trc. Montaggio video di Giulia Barbieri. Fotoritratti di Giulia Barbieri e Paolo Mazzini

C’è una zona scura che accomuna la mente, il palcoscenico, il web e la scultura.
È ciò che manca, ciò che resta dietro le quinte e le facciate, tra le pieghe dei mondi virtuali e dell’immagine che ognuno ha di sé. L’ombra può pesare come piombo o quanto un battito di ciglia, può nascondere fantasmi o custodire la parte più autentica di ciò che siamo. Può essere vuota come la paura o solida come un ricordo che riaffiora, sospeso in quella zona grigia dove tutto è possibile.

Così Pier Dante Piccioni, cardiologo e scrittore, racconta la sua amnesia. Un buco di memoria lungo dodici anni causato da un incidente d’auto. Al risveglio i suoi bambini sono adulti, sua madre non c’è più, il mondo è cambiato a velocità vorticosa. Così si aggrappa alla penombra, l’area in cui tutto è possibile, in medicina come nei fatti inspiegabili della vita. Lì trova «la rabbia da trasformare in opportunità», per riallacciare i fili di quella storia in standby – diventata una serie televisiva – con un finale ancora da scrivere.

Ester Tolomini, giovane attrice della Compagnia dei piccoli, ha imparato a muoversi tra le luci della ribalta, ma sa bene che la fortuna dell’attore si gioca tutta sul sottile confine che divide le quinte dalla scena, il palco dalla platea. L’improvvisazione è l’ombra dietro cui non può nascondersi, quando nella memoria il copione si dirada e non resta altro che un istante lunghissimo in cui tutto – o niente – può accadere. Un nodo in gola, che si scioglie all’apertura del sipario e lascia posto alla magia.

Per Gianmaria Potenza le ombre non son il primo pensiero, ma la naturale conseguenza del cenno di matita che diventa creta, poi metallo, fino alla forma finale. Lo spiega con le mani, le stesse con cui dà forma alle sue sculture. È la materia a definire pieni e vuoti, graffi e spigoli: i suoi gesti sono pennellate ruvide, che modellano la superficie fino a trasformare l’idea in un’opera d’arte. Come le sculture realizzate per la Cattedrale di Cremona, sintesi delle sue ottantasei primavere, del suo lavoro frutto di incessante ricerca.

Harman Kaur, social media manager, svela cosa accade oltre l’immagine patinata di brand e personaggi famosi. Per lei la chiave del successo sta nelle persone e nelle loro storie, nel lato nascosto che le rende uniche, vive. Con l’esperienza ha imparato a schivare haters e “tempeste di fango”, anche quando si tratta di mostrare i punti deboli, da trasformare in un’occasione per migliorarsi. Non è semplice essere autentici nel mondo virtuale, ma le cose più intime e preziose rimangono offline, dove si spegne lo schermo e si accende la vita.