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N.02 Giugno 2019

GENERAZIONI

Nasce nell’incontro l’eredità più preziosa

Cosa può raccontare un nonno sopravvissuto ad Auschwitz a un nipote della generazione degli "hikikomori"? Vite raccontate (e ascoltate) per salvare un patrimonio che rischia la dimenticanza

Il tempo che viviamo è per cuori forti: alta velocità, liquidità estrema, notizie roboanti, istantaneità spinta, emozioni intense; eppure nel dna di ognuno di noi scorre con estrema lentezza, in modalità invisibile e con grande coinvolgimento una storia silente, che viene da lontano, che ci precede e continuerà dopo di noi.

Facciamo parte di un racconto che ha radici lontane e nel tempo, per essere narrato, ha cambiato molti volti e voci; oggi è guardando negli occhi i nostri figli che vediamo i prossimi chiamati a proseguirne l’intreccio. Alla storia servono nuove parole per essere raccontata, nuovi cuori per essere desiderata.

La dinamica del vivere è quella dell’ereditare.

La vita necessita di una costante contaminazione e consegna di ciò che di più prezioso si è fatto crescere e che va, poi, lasciato come patrimonio ad altri.

Il passaggio-di-vita per la Natura è quanto di più spontaneo esista, è semplice riproduzione; per noi umani il rapporto tra generazioni è quanto di più delicato e prezioso possa esistere, è ciò che potremmo riassumere col compito dell’educare, non basta far venire alla vita, occorre dare la vita.

Molte domande ruotano intorno al passaggio di generazione in generazione: come si fa a tramandare un valore? Come è possibile ricevere un’eredità senza farsene schiacciare? È possibile essere liberi senza rinnegare la storia di cui si è figli? Come onorare il padre e la madre senza replicarne il modello? Come trovare la propria vocazione senza fuggire da chi si è stati o da chi si ha paura di essere?

«Ti ho incontrato,
ho ascoltato la tua storia,
ho conosciuto ciò che non sapevo,
ho immaginato
quello che hai provato»

Cosa hanno da dirsi generazioni distanti tra loro, che hanno vissuto tempi diversi e hanno combattuto o sono sopravvissute a fatiche incomparabili? Cosa può raccontare un nonno sopravvissuto ad Auschwitz a un nipote “hikikomori”?

Qualche tempo fa il Liceo “Vida” di Cremona e la Fondazione “La Pace” hanno provato a valorizzare le storie vissute dagli ospiti della casa di riposo “Giovanni e Luciana Arvedi” con l’ambizione di farne un patrimonio condiviso per gli studenti e per la comunità.

Con il progetto “Ricordati di noi”, persone che hanno vissuto la fatica di un conflitto bellico, la forza e la speranza della Liberazione e della costruzione di un nuovo percorso sociale, politico culturale hanno incontrato i “nuovi Costituenti”, ragazzi tra i diciotto e diciannove anni che sono chiamati ad affrontare con determinazione ed entusiasmo una stagione della storia d’Italia e d’Europa ancora tutta da scrivere. Storie già vissute da persone in carne ed ossa che le raccontano col proprio corpo, le proprie emozioni e chiedono che queste storie vengano rivissute, pensate, tramandate da persone capaci di futuro, speranza, protese alla vita.

«Ho cercato nel mio cuore
e nella mia memoria
Mi hai fatto piangere e sentire vivo
La mia vita
possa continuare nella tua»

Generazioni così lontane – così profondamente “altre” l’una all’altra – hanno trascorso pomeriggi insieme per creare un patrimonio di memoria condivisa capace di generare un presente riconoscente e un futuro solidale.

È nato un legame imprevedibile, ciò che la storia non può attendersi, l’incontro inedito tra tempi di vita molto diversi, tra persone ricche di vita, alle prese con la riflessione quotidiana sulle cicatrici del tempo e giovani proiettati in un presente incerto e probabilmente futuri apolidi sradicati.

Poche parole tra gli sguardi intensi, emozioni nate da semplici attenzioni: sorrisi silenziosi e incoraggiamenti hanno generato una vera eredità da custodire e per costruire già oggi il futuro nelle nostre comunità.

foto progetto “Ricordati di noi”
Fondazione “La Pace” – Liceo Vida