partenze

N.37 Gennaio 2023

INCONTRI

Non è atterrato il sogno di Claudia

«Quando mi sono diplomata, nel 1997, non era possibile per le donne far parte delle Forza Armate, così dovetti tenere il mio sogno chiuso nel cassetto»... ma a volte i sogni diventano realtà (senza, però, smettere di sorprendere)

Claudia Bacci alla Scuola di volo di Lecce, accanto al velivolo MB-339

C’era una volta una bambina, vispa e veloce. Nella sua vivace fantasia si immaginava, da grande, di diventare un militare. La divisa l’aveva affascinata e rapita perché, era convinta, fosse l’unica strada che le avrebbe permesso di aiutare gli altri. Forse aveva visto alla televisione l’intervento dei militari durante qualche emergenza: un’inondazione o un terremoto, chissà. Quel pensiero non l’avrebbe più abbandonata.
E proprio per Claudia, quella bambina, sembra che il poeta Luis Sepulveda abbia formulato una delle sue illuminanti riflessioni: «Solo sognando e restando fedeli ai sogni riusciremo a essere migliori e, se noi saremo migliori, sarà migliore il mondo».
Il desiderio si fece più preciso con l’adolescenza: all’uscita dal cinema, dopo aver visto Top Gun, capì immediatamente che voleva diventare un pilota dell’Aeronautica Militare. Il sogno, guardato oggi, pur non pilotando più, ma svolgendo ormai da 15 anni servizio a terra come ufficiale, Claudia Bacci l’ha realizzato e, conoscendo la sua storia, possiamo affermare che, sì, ha contribuito a rendere il mondo un posto migliore.

Claudia con la sua famiglia
Claudia da allievo al 2° anno di Accademia in visita al Quirinale, stringe la mano all’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi


«Quando mi sono diplomata, nel 1997, non era possibile per le donne far parte delle Forza Armate, così dovetti tenere il mio sogno chiuso nel cassetto», racconta. «Frequentai Giurisprudenza fino al 1999». Il 20 ottobre di quel fatidico anno l’Italia, allineandosi agli altri paesi della Nato, rese possibile il reclutamento femminile. «Se per i maschi il limite di accesso al concorso era 22 anni, per le ragazze avevano inizialmente alzato l’età a 25 anni e io, nel 2000, ne avevo compiuti 22. Così, contro il parere dei miei genitori, preoccupati per una mia eventuale delusione, mi sono iscritta al concorso. Eravamo circa 6500 candidati donna, per sedici posti da pilota, due da navigatore, quattro da armi, quattro da ingegnere e due da commissario. Sono passata».
«Il 23 agosto del 2000 mi trovavo davanti ai cancelli dell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, all’inizio di un percorso sconosciuto e tutto in salita. Non avevo timori, ma solo grandi sogni che stavano iniziando a realizzarsi». Contemporaneamente agli studi universitari, obbligatori per chi vuole intraprendere la carriera di ufficiale, Claudia segue l’addestramento militare di pilota. D’estate, presso l’Aeroporto di Latina, su un SF-260, nel corso degli anni impara: il volo a vista, in formazione, infine acrobatico e notturno.
Ma com’è stato il primo volo? Cosa ricordi?
«Con il senno di poi non so come facessi a non avere paura; era tale l’entusiasmo che ero libera da ogni timore. Se non ricordo male, durante il primo volo devo anche essere stata male di stomaco. È un momento di ambientamento, ma non è come un volo di linea: l’istruttore ti mostra subito molte delle manovre previste dal programma di addestramento, comprese quelle acrobatiche». Un attimo dopo aggiunge, ridendo: «Quando sono entrata nel ruolo del pilota, per fortuna, il sistema vestibolare si è adattato e non sono più stata male!».

«Per volare bene ho dato l’anima,
ho trascorso serate davanti allo specchio
a provare e riprovare le manovre»

Cosa ricordi di quei primi anni?

«Tanta voglia di riuscire, al di là delle difficoltà. Mi sono dedicata tantissimo allo studio a terra per migliorare in volo. C’erano quelli che noi chiamavamo “i manici” a cui veniva tutto facile, naturale. Ecco, io non ero uno di quelli: per volare bene ho dato l’anima, ho trascorso serate davanti allo specchio a provare e riprovare le manovre che devi conoscere a memoria, come quelle di emergenza. Ho trascorso interi weekend a studiare».
Terminata l’Accademia, Claudia ha proseguito l’iter formativo a Lecce dove ha iniziato a volare sui jet MB-339. Ma anche i sogni più belli possono subire bruschi risvegli e così, al sesto anno di formazione come pilota, un problema obbliga la bambina che voleva volare a rimanere a terra.
«Decisamente non l’ho presa bene – ci confessa con sincerità – ma ho ripreso in mano il mio sogno e mi sono buttata nel lavoro che c’è attorno al volo. A terra infatti esiste un’organizzazione complessa e molto precisa per pianificare la sicurezza, la comunicazione e la formazione dei piloti».
Claudia, pur nell’equilibrio con cui si è narrata, per un attimo si emoziona. «Occuparmi, in seguito, della comunicazione, è stato terapeutico perché ho potuto riprendere e condividere, le ragioni per cui ero entrata nella “famiglia” dell’Aeronautica Militare. Ripeterlo agli altri e a me stessa mi ha aiutato a metabolizzare il fatto di non poter più pilotare».
Nei suoi impegni successivi è rimasta a contatto con l’attività volativa per poi approdare, nel 2010, allo Stato Maggiore occupandosi della formazione accademica degli ufficiali dell’Aeronautica. Aggiungiamo che, nel mentre, Claudia si è anche sposata ed è diventata madre di tre splendide figlie. Chissà se una di loro guarda il cielo e sogna di volare. «Per adesso sono totalmente innamorate della danza e non pensano ad altro» ci confessa ridendo. Un altro sogno. Un’altra occasione per rendere il mondo migliore.