partenze

N.37 Gennaio 2023

VIAGGI

«Io parto da sola»

Non capita spesso di partire soli, soprattutto se a farlo è una donna. Non per sfiducia, ma per qualche motivo rimane solida l’idea che debba essere accompagnata...

«Domani parto!»
«Da sola?»
L’espressione interrogativa è sempre la stessa. E sta tutta aggrappata a quel femminile singolare. Non capita spesso di partire soli, soprattutto se a farlo è una donna. Non per sfiducia, ma per qualche motivo rimane solida l’idea che debba essere accompagnata.
Ciò che pochi sanno, è che chi viaggia in solitaria raramente è solo. Cambia il modo in cui si sta nel mondo, liberi da maschere e dall’incombenza di essere ciò che ci si aspetta da noi. Cambia il ritmo dei passi, il respiro con cui si raccoglie la città. Camminare soli porta a soffermare lo sguardo sui dettagli che attraversano il nostro percorso, ad incontrare gli occhi dei passanti e le frasi sospese al bancone del bar. Il segreto è prendere tempo, rubare silenzio, lasciare che l’eco dei luoghi sconosciuti riempia l’anima e componga una nuova melodia.

Viaggiare insegna a fare sintesi, a partire dai bagagli: non avere qualcuno che ci porta le valigie costringe a calibrare bene pesi e misure. È incredibile rendersi conto di quante cose possano entrare in uno zaino: gli abiti diventano improbabili rotoli di tessuto, pezzi unici di un Tetris variopinto e impossibile da ricomporre (ma ci si pensa al ritorno). Lo stesso vale per flaconi di shampoo e cosmetici, ridotti a miniature per non portare un grammo in più del necessario. E ok, farci stare una maglietta extra, che non guasta mai.

Condividere spazi
con persone sconosciute
porta a riconsiderare
il proprio “ingombro” nel mondo

Per chi parte in autonomia anche la scelta dei trasporti si amplia, aggiungendo ai mezzi pubblici soluzioni “social” come il car pooling. Per riservare un passaggio con pendolari delle quattro ruote o viaggiatori occasionali basta un’app e un pizzico di “sale in zucca” (come direbbero a casa). Oltre a ridurre costi ed emissioni di Co2, è l’occasione per condividere chilometri e conversazioni estemporanee. Se la chiacchiera non decolla, niente paura: rimane la musica a riempire i silenzi e accompagnare il paesaggio che corre fuori dal finestrino.

Per un viaggiatore in solitaria anche l’alloggio può fare la differenza. Se si è disposti a cedere un po’ di privacy in cambio di una buona dose di pragmatica convivialità, l’ostello è una delle soluzioni più gettonate. Certo, serve un po’ di spirito di adattamento: condividere spazi con persone sconosciute porta a riconsiderare il proprio “ingombro” nel mondo. Soprattutto se ti capita il letto a castello, e tu stai sopra. Avventurarsi alla toilette nel pieno della notte può essere un’esperienza degna di Indiana Jones, con funamboliche operazioni di equilibrio e fantasiosi incastri di salviette e beauty case. Anche i rumori acquistano una dimensione diversa, portandoci a soppesare i gesti per rispettare il sonno di chi per qualche ora abita la stessa stanza.

In assenza di compagni di viaggio, l’incognita maggiore rimane il tempo libero: per non sentirsi smarriti un buon planning è fondamentale, supportato da mappe e caricabatterie sufficienti per muoversi e – soprattutto – assicurare il rientro all’alloggio. Può essere l’occasione per rispolverare i propri interessi o scoprirne di nuovi, magari partecipando ad eventi a scatola chiusa. Per esempio, andare a teatro e scegliere uno spettacolo a caso dal cartellone, o buttarsi in un’improbabile serata di danze tradizionali irlandesi nel cuore della Francia. La cosa positiva, in questo caso, è che non ti conosce nessuno.

Per fare un bilancio c’è tempo al ritorno, quando lo zaino avrà preso la forma delle spalle e la macchina fotografica avrà la memoria piena di tutto ciò che ha lasciato tracce nell’anima. Per dirla con le parole dello scrittore ginevrino Nicholas Bouvier: “È il principio del viaggio in solitaria, questa voglia che le cose accadano”.