voce

N.35 Novembre 2022

RUBRICA

Oltre il muro d’aria che ci divide

Immagini video: Trc. Montaggio video di Giulia Barbieri

Calda, acuta, roca, sottile, la voce ha mille sfumature che descrivono chi siamo.
C’è chi la usa per mestiere e chi la coltiva per vocazione, trasformandola nel modo per arrivare all’altro e andare oltre il muro d’aria che ci divide. Ogni vibrazione può trasmettere emozioni e messaggi che vanno ben oltre il contenuto delle parole: ascoltarla significa imparare a riconoscersi, accettando i difetti e le increspature che ci rendono unici.

Secondo Elena Ravelli, la voce “è la prima carezza”. È il primo contatto che abbiamo con qualcuno, l’ultimo quando ci salutiamo. Per lei, cantare è il modo più naturale per esprimersi, usando tutte le tonalità che conosce. Come la tavolozza di un pittore, diluita in musica. Le basta ascoltare la strofa di un brano per riconoscere al volo l’autore, anche quando il tempo ne cambia l’impronta. “Io sono questa”, sottolinea, mentre si commuove cantando Mina.

Storica “voce” di Radio Deejay, ogni mattina Andrea Marchesi bussa alle vite di migliaia di persone. Con Michele Mainardi – amico di sempre – lo speaker radiofonico accompagna chi all’alba si reca a lavoro o termina il turno di notte, chi ha perso il sonno o semplicemente ha bisogno di sintonizzarsi su una voce amica. A questo serve la radio, che con la sua magia “sa far viaggiare l’ascoltatore e sa rendere reale anche ciò che non lo è”. Come una diretta dalla barca a vela, varata con un microfono e la giusta dose di fantasia.

C’è poi chi coglie e accoglie le voci silenziose, come Alessio Antonioli, responsabile dello sportello Ascolto della Caritas diocesana, servizio che proprio quest’anno compie i cinquant’anni di attività. “Spesso chi si rivolge a noi ha paura di chiedere – afferma – le voci sono un sussurro, e nascondono verità difficili da confessare”. Chi si trova all’altro lato ha il compito di ascoltare e togliere il rumore di fondo del pregiudizio, anche quando le storie raccontate sono difficili da accettare.

A volte capita di non riconoscerla più, la propria voce. “Ed è doloroso, perché è come perdere una parte di sé”, afferma Barbara Guarneri, logopedista. Il suo lavoro consiste nel cercare di ridare suono e forma ai pensieri di chi si rivolge a lei, spesso in seguito a problemi di salute. “La voce svela tantissimo di chi siamo”: ci parla di personalità sussurrate o dirompenti, di timori o sofferenze sepolte. È “segno di qualcosa che è stato” e riaffiora tra le corde vocali quando meno ce lo si aspetta. Non sempre è “eufonica”, ma proprio questo la rende unica, come un’impronta digitale.