progetti

N.42 Settembre 2023

creatività

MouLab, una video-magia oltre l’effetto “wow”

Vanessa Bozuffi racconta l'esperienza della sua azienda, che unisce un'anima commerciale ai paesaggi creativi disegnati con il video mapping: «Lo stupore dura poco: ciò che ci sta a cuore è realizzare progetti che lascino qualcosa in chi li osserva. Qualcosa che risuoni dentro, da portare via con sé»

«Un progetto è un’avventura. Non importa dove ci porta, la cosa fondamentale è come ci si arriva». Gli occhi di Vanessa brillano, mentre parla di Mou Factory.

L’impresa creativa nasce a Cremona nel 2006 dall’incontro di diverse professionalità, unite dal desiderio di trasformare le idee in realtà. «Anche quelle irrealistiche», aggiunge la general manager, oggi tra i soci che conducono le due anime del progetto. Da un lato quella commerciale, per tradurre i desideri dei clienti in comunicazione efficace e d’impatto, dall’atro quella creativa, condensata nel laboratorio MouLab e aperta a collaborazioni differenti. Perché quando si tratta di sognare, «un solo punto di vista non basta». L’ascolto è l’ingrediente fondamentale «per lasciarsi contaminare, per incastrare tutte le tessere del puzzle e costruire qualcosa che sia più del semplice insieme delle parti».

Così è stato per il Bright Festival 2023, cui il team creativo cremonese ha partecipato reinventando il concetto di limite. «Non più inteso come qualcosa da superare, ma come qualcosa che protegge, che contiene», spiega Vanessa, ripercorrendo la riflessione che ha animato Limes.

Ispirata ad una frase di Louis Borges. «Il tempo è la sostanza di cui siamo fatti», l’installazione ontoimmersiva presentata a Firenze ripete una cacofonia di voci in diverse lingue, mentre le parole scorrono sul muro disegnando i cerchi che innervano la sezione di un tronco d’albero. «Il tempo è ciò che ci fa incontrare il nostro limite di esseri umani – spiega Vanessa – tesi al progresso e all’evoluzione, pronti a sfidare quello stesso confine che al contempo ci contiene e ci rende ciò che siamo». L’arte invade l’ambiente, lo riempie di suoni e colori, cattura lo sguardo dell’osservatore, lo guida ad immergersi in sé stesso, «a fare un viaggio, per ognuno diverso».

Strade, palazzi, pareti bianche diventano la tela su cui dipingere con l’immaginazione e l’aiuto delle nuove tecnologie. È successo anche al Torrazzo, che il 4 maggio 2020 – dopo la prima durissima ondata pandemica – è stato colorato di luce, lasciando a bocca aperta migliaia di persone, nel silenzio surreale di un istante irripetibile. È la magia del video mapping, tecnica di proiezione in grado di trasformare ambienti e architetture in atmosfere sognanti, ai confini della realtà. Stupore, emozione, curiosità, il volto degli spettatori riflette le emozioni oltre gli schermi luminosi degli smartphone, divenuti ormai prolungamento dello sguardo e cassetto della memoria, per non perdere nessun istante di ciò che appare straordinario. Tuttavia, come ricorda Vanessa, «non cerchiamo l’effetto “wow”. Lo stupore dura poco: ciò che ci sta a cuore è realizzare progetti che lascino qualcosa in chi li osserva. Qualcosa che risuoni dentro, da portare via con sé».