sbagli

N.43 ottobre 2023

musica

Quattro corde, infinite possibilità di… sbagliare

Loris Lari si riempie la scena (e l'aria) di Riflessi incontra con il suo contrabbasso: «È lui a costruire le fondamenta». E nell'improvvisazione una nota "stonata" può aprire mondi infiniti

Loris si accomoda appoggiando sulla coscia sinistra il fedele contrabbasso. Accorda lo strumento, regola ancora i piroli fino a trovare la tensione perfetta, in linea con le corde dell’anima. Ha poco più di trent’anni e una brillante carriera nella musica, che per lui è stata un «colpo di fulmine», e oggi traccia la sua strada.

«Ho iniziato a suonare la chitarra da bambino – racconta – ma qualcosa non “risuonava”. Poi ho provato il basso elettrico e mi sono innamorato delle frequenze gravi… Appena le ho sentite ho iniziato a vibrare con loro». Si alza in piedi e con aria assorta improvvisa un motivo. Le dita danzano sulle quattro corde dello strumento, tese e leggere al contempo, cedono margine all’oscillazione, lasciano scivolare il suono tra le mani, fino a riempire la stanza. 

«Inizialmente mi ero iscritto alla facoltà di scienze Farmaceutiche – racconta – ma in fondo desideravo fare il musicista. Arrivi al punto in cui devi prendere una direzione chiara: così mi sono iscritto al conservatorio, mi sono diplomato, e ora questa è la mia strada». Oggi Loris è contrabbassista, bassista elettrico e compositore. Non c’è margine di errore, quando si tratta di una scelta maturata con testa e cuore.

Pizzica un paio di corde, liberando nell’aria una sequenza jazz abbozzata al momento. «Le frequenze basse sono alla base dell’armonia – spiega – sono le fondamentali degli accordi. Se le sbagli, cade l’intera struttura». Con “solo” quattro corde la possibilità di sbagliare può sembrare inferiore, ma il contrabbassista ha una grande responsabilità. «Io cerco di viverla bene – Loris sorride – nel tempo impari a gestire gli errori, perché quelli capitano. Per emozione, distrazione, problemi tecnici… L’importante è saperli compensare, prendendoli come spunto per andare in un’altra direzione e magari creare qualcosa di nuovo. Così l’errore può diventare una scelta».

È ciò che accade durante le jam session, dove celebri brani di repertorio vengono affidati all’improvvisazione dei musicisti. «Possiamo prenderci dei rischi, guadagnarci un margine di libertà, fino a staccarci completamente dal brano. L’importante è riuscire “tornare a casa”… Ma non sempre succede. Quindi si va avanti, c’è pure chi insiste sull’errore. Sbagliare insistentemente una nota può diventare una scelta personale, un timbro».

Sposta gli occhi sui tasti del contrabbasso e intona You are my sunshine scivolando dalla tonalità maggiore alla minore. Bastano un paio di note per cambiare colore alla melodia, che da spensierata canzone popolare ora somiglia ad un blues malinconico. «Nella musica come nella vita, l’errore non stona sempre – aggiunge – una volta compreso può essere riarrangiato, rielaborato, può aprire la strada a qualcosa di nuovo».