piaceri

N.11 Maggio 2020

QUARANTENE

Ritrovare in famiglia il punto di contatto

Ritrovare le piccole cose che danno luce ad un presente cupo Perché abracciarsi sul divano o impastare una torta diventano il racconto di un bene quotidiano fatto di gesti e punti di contatto

In un primo momento la richiesta di parlare del “piacere” in famiglia, in questo periodo, ci è sembrata un po’ forzata.

La famiglia infatti non è stata un’isola felice: lutti, paure per la salute propria e degli altri, preoccupazione per amici ricoverati, riorganizzazione di tempi e spazi, timori per il futuro lavorativo, sospensione di progetti e tante altre tensioni si sono senz’altro fatte sentire nella nostra vita familiare.

Le “cose belle”, serene forse ci sono sembrate all’inizio qualcosa da riferire ad un futuro in cui si sperava o ad un passato che si rimpiangeva, in una visione che ci faceva evadere dalle sofferenze del presente che ci turbavano e sembravano oscurare ogni esperienza piacevole.

Un po’ alla volta però il buio è sembrato quasi utile per far risaltare come piccole luci, i segni di bene presenti nella vita famigliare, per vedere come nelle cose quotidiane si nascondessero e manifestassero i piaceri più profondi e veri, rappresentati non da episodi a sé stanti che ci fanno poi ritornare alla dura realtà, ma da fatti e gesti che si intrecciavano con le altre esperienze della giornata.

L’esempio più tipico per simboleggiare questo ci sembrano gli abbracci.

La famiglia è stato ed è il luogo degli abbracci.

In questo periodo di lavoro ed amicizie mediate da pc e tablet, tutti abbiamo bisogno di contatti fisici, di calore umano ed in famiglia questo è possibile quotidianamente. La gioia ed il desiderio di questo gesto ci viene meglio raccontata da chi è stato per tanti giorni in ospedale in solitudine ed è anche espressa dalle foto postate sui social da chi, finita la quarantena, ha riabbracciato i suoi che erano nella stanza accanto. Oltre all’abbraccio fisico, i familiari sanno che possono sempre contare su quello altrettanto affettuoso del pensiero e della preghiera: «Io son qui solo, ma la mia famiglia pensa in continuazione a me, prega per me: devo farcela per loro!»

«Io son qui solo,
ma la mia famiglia pensa a me,
prega per me:
devo farcela per loro»

di Mariagrazia e Roberto Dainesi