nodi

N.10 Aprile 2020

SE RESTIAMO UNITI...

Leggere il giornale è un bene essenziale

Michele è l'edicolante di Sospiro e il suo chiosco è riconosciuto dai decreti come un servizio essenziale «E in questo periodo sono aumentate le richieste di consegna a domicilio»

illustrazione di Giulia Cabrini

Nel paese di Sospiro, poco più di tremila anime a 10 chilometri da Cremona, l’edicola è tra le pochissime attività ad essere rimaste aperte. «Oltre a me la farmacia» racconta il titolare Michele Sacchini «sono ancora aperti gli alimentari e alcune aziende che vendono beni di prima necessità».

Le disposizioni del Governo in relazione all’apertura delle attività produttive e commerciali, infatti, in questo periodo includono tra quelle essenziali anche le edicole. «A dire la verità io non mi sentivo così essenziale in questo momento – racconta Michele – e credo che da parte della stampa sarebbe servito un segnale forte in questo momento, anche perché noi edicolanti lavoriamo sempre tantissimo (io apro la mia attività ben 360 giorni l’anno) e siamo molto più esposti di molte altre categorie, anche nelle situazioni ordinarie».

Gli chiediamo come sta andando, visto che ora la gente è chiusa in casa: «Sto lavorando ancora più del solito, nonostante il paese sia deserto. Non ci sono dubbi che la gente lo apprezzi, basti pensare che in queste due settimane ho preso più di 50 nuove consegne a domicilio e conosciuto gente che prima non conoscevo, o che veniva in edicola saltuariamente».

«Comprare il giornale
o sfogliarlo sul tavolo
è un modo per non perdere
il contatto con la normalità»

Quello degli edicolanti è un mestiere pesante, che lascia poco spazio per sé stessi e per le proprie passioni. Un lavoro che, già nell’ordinario, espone chi lo fa ad orari e turni lunghi, al buio della notte, al freddo del mattino, all’afa delle giornate d’estate e ai molti pericoli della strada. Un lavoro talvolta sottovalutato, che sa anche dare soddisfazioni a chi lo svolge. «Nella gente noto più gentilezza e riconoscenza per chi sta lavorando per tutti e sta nascendo un bel rapporto con molti clienti. Persone per lo più di età medio alta, famiglie che vogliono leggere soprattutto il giornale locale, che in questi giorni ha paginate intere di necrologi e ricordi legati alle persone che ci stanno lasciando», prosegue Michele con un po’ di amarezza.

Sulle tristi colonne della cronaca di questi giorni scorrono storie che molti ricordano, che alcuni hanno vissuto in prima persona e che altri non conoscevano affatto e che ti fanno vedere quelle persone con occhi diversi. Un momento difficile e buio dal quale stanno emergendo molte lezioni per tutti: «Quello che sto imparando in questi giorni è che la gente legge i giornali per informarsi e per passare il tempo, come sempre, ma che oggi tutto questo ha un significato molto diverso. Oggi la gente ha paura di uscire, ma venire da me a comprare il giornale o sfogliarlo sul tavolo è un modo per non perdere il contatto con la normalità. Quasi una sfida al virus, che quella normalità e quella serenità per ora se l’è portate via».

Oggi le edicole sono ancor più un punto di riferimento per le persone, un presidio di umanità nel vuoto di paesi e di città in cui la gente è obbligata a rimanere chiusa in casa. «Qui a Sospiro (ma mi dicono anche negli altri paesi nei dintorni) la gente sta facendo il suo dovere e se ne sta a casa, ma le piccole cose di tutti i giorni mancano eccome».

In questa tragedia ci sono tanti bei segnali, comunque. In un’epoca in cui da tempo li davano per spacciati, i giornali di carta hanno ancora un ruolo fondamentale, almeno per gli adulti e gli anziani.

«I ragazzini i giornali non li leggono più, nemmeno sugli smartphone e sui tablet – dice Michele, facendo riferimento anche ai propri figli – ma chi li ama davvero non può fare a meno dei fogli veri, quelli da sentire sotto ai polpastrelli e da annusare».

Fogli che tengono compagnia anche a molti degli ospiti della RSA di Sospiro, che quando vedono Michele arrivare per i giornali si illuminano, perché oggi sono ancora più isolati: «Un isolamento che dalla mia edicola di paese riesco a toccare con mano e che mi sembra stia riavvicinando molto le persone e facendo capire quanto sia importante esserci vicini fisicamente, oltre che con gli strumenti che oggi la tecnologia ci offre, nella situazione in cui siamo ma anche quando tutto tornerà alla normalità».

Dopotutto domani è un altro giorno, come diceva Rossella O’Hara nello storico film “Via col vento”; un giorno in cui tutto questo ci sembrerà soltanto un incubo e bisognerà necessariamente ripartire da persone come Michele, che non hanno smesso di essere un piccolo porto in mezzo alla tempesta.