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N.02 Giugno 2019

VITE ALIENE

Un sms spedito a 25mila anni luce

Dialogo con Ulisse Quadri sui tentativi di comunicazione con civiltà extra terrestri Ipotesi affascinanti portano con sé la domanda su chi ha creato tutto questo

illustrazione di Paolo Mazzini

La vastità dell’universo e quel senso di imponderabilità che sempre trasmette, hanno affascinato da sempre milioni di uomini. Così non appare strano trovarsi a pensare che forse – nell’infinito spazio – possano esistere altre forme di vita. Una possibilità vagheggiata da tanti, studiata da alcuni scienziati e lasciata aperta perfino dal Vaticano perché non è difficile immaginare che Dio, nella sua infinita grandezza, possa aver creato molte più cose di quante ne conosciamo. Per non scadere però in falsi allarmismi o ipotesi stravaganti troppo lontane dalla realtà, ne abbiamo parlato con un docente e astronomo amatoriale ben documentato, Ulisse Quadri, uno dei fondatori dell’Osservatorio Astronomico di Bassano Bresciano.

A che punto è oggi la ricerca della vita extra-terrestre?

È una bella domanda. Sicuramente, è ancora una… ricerca. Dagli anni Settanta esiste il progetto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence): si tratta di un programma dedicato alla ricerca di vita intelligente nell’Universo, che utilizza una tecnologia abbastanza evoluta da poter inviare segnali radio nel cosmo  ad eventuali altre civiltà in grado di captarli. Dallo Spazio anche noi riceviamo migliaia di segnali,  una mole di dati enorme, ed è difficilissimo verificarli tutti. 

Dunque nessuna certezza?

Ad oggi no. Tuttavia, almeno tre eventi nella storia dell’astronomia ci suggeriscono che ci potrebbe essere una qualche forma di vita extra-terrestre. Il primo si chiama “Segnale Wow!”. Nel 1977 l’astronomo Jerry  R.Ehman captò un fortissimo segnale dall’Universo, dalla durata di 72 secondi, grazie al radiotelescopio Big Ear dell’Università statale dell’Ohio. Le caratteristiche del segnale lasciarono intendere una provenienza esterna al nostro Sistema Solare, probabilmente dalla Costellazione del Sagittario. Lo scienziato, stupito dall’intensità del segnale, lo cerchiò in rosso sulla stampa dei tabulati annotando a fianco il commento «Wow!». In seguito, nessun segnale di questo tipo è stato mai più rilevato. Non è però escluso che si tratti di un tentativo di qualche civiltà lontana di mettersi in contatto con noi. Del resto anche noi abbiamo inviato una sola volta un brevissimo segnale radio alla volta dell’ammasso globulare M13, distante da noi 25.000 anni luce. 

E gli altri possibili “contatti”?

Un altro evento importante è quello relativo alla cosiddetta stella di Tabby. Si tratta di una stella osservata attentamente perché ha dei cali di luminosità che non si spiegano  con l’ipotesi di una stella variabile classica. Si è quindi ipotizzato che una civiltà extra-terrestre usi qualcosa di simile a dei pannelli solari per sfruttare l’energia di questa stella e che quindi abbia costruito un enorme guscio che “oscura” a intermittenza la stella alla nostra vista. Il terzo evento – recente – riguarda  un asteroide proveniente dallo spazio interstellare, passato vicino alla Terra nel 2017. Gli scienziati hanno  avanzato diverse ipotesi: una prevede che l’asteroide Oumuamua (che nel linguaggio hawaiano significa «oggetto arrivato dallo spazio profondo») potrebbe anche essere un oggetto artificiale – per la precisione una vela solare, un residuo di un equipaggiamento tecnologicamente avanzato. Ma sono, appunto, solo ipotesi.

Sono ipotesi, ma effettivamente l’enorme numero di stelle suggerisce che l’universo potrebbe ospitare milioni di forme di vita intelligenti. Pensa che sia probabile?

È un tema molto dibattuto in ambito scientifico e non solo. Se ci si basasse solo sul conto statistico del numero di galassie e delle stelle che ospitano, potrebbero esserci milioni di forme di vita intelligente. Ma per esserci una vita di questo tipo serve una stella che abbia le caratteristiche del Sole (una durata di circa 10 miliardi di anni) e che il pianeta abitato che eventualmente le ruota attorno, sia a una distanza tale che l’acqua possa esistere allo stato liquido (se fosse troppo vicino infatti la ridurrebbe allo stato gassoso, se troppo lontana diventerebbe ghiacciata). Se manca questo parametro, la vita, per come la conosciamo noi, non può esistere. Quindi le probabilità diminuiscono, anche se esistono stelle con queste caratteristiche. Tuttavia è molto difficile osservarle perché non abbiamo ancora una tecnologia sufficientemente avanzata. 

Dovessimo riuscire a trovare un altro pianeta in grado di ospitare la vita, saremmo in grado di aprire un canale di comunicazione efficace?

Anche quando inviammo il famoso messaggio di Arecibo, quello verso M13, sapevamo che era solo un blando tentativo, più un evento promozionale che altro: il messaggio impiegherà 25.000 anni per raggiungere la sua destinazione (oltre a ulteriori 25.000 anni per una eventuale risposta). Viaggiando con le onde radio alla velocità della luce, ha finora percorso 44 dei 25.000 anni luce che ci separano da M 13. Supponendo che l’ipotetico extraterrestre intelligente riceva il messaggio, lo interpreti subito correttamente, identifichi il Sistema Solare e il pianeta da cui il messaggio è partito, e risponda senza perdere tempo, la risposta aliena giungerebbe sul nostro pianeta fra non meno di 46mila anni. 

Il concetto di vita è più di una semplice “vita intelligente”. La vita, anche solo la vita microbica, esiste nel nostro sistema solare?

La vita sulla Terra è basata sul carbonio e necessita dell’acqua. Potrebbe – nel cosmo – essere basata anche su altro. Se i microbi possono sopravvivere nei pori delle rocce nel profondo della terra, oppure sul bordo di un geyser a Yellowstone, potrebbero trovare un luogo come Marte non così inospitale. 

Cosa vede quando guarda le stelle? Diagrammi, il paradiso… Dio? 

È una domanda difficile. Noi dell’Osservatorio a Bassano Bresciano facciamo ricerche sulle stelle variabili, cioè quelle che variano la loro luminosità. Ne abbiamo scoperte 120 che non erano ancora state catalogate. Studiamo gli asteroidi e ne abbiamo scoperti quattro e, quando capita, anche i lampi di raggi gamma. Collaboriamo con astronomi Italiani ma anche francesi, russi e americani. Mi sono appassionato alle stelle studiandole a scuola quando per la prima volta ho conosciuto il mondo dell’Astronomia: lo studio delle stelle è del resto uno dei pochi hobby dove c’è sempre qualcosa di nuovo da ricercare. E che porta con sé la domanda su chi ha creato tutto questo.

Il messaggio di Arecibo è unmessaggio radio trasmesso nello spazio dal Radiotelescopiodi Arecibo, in Porto Rico, il 16 novembre 1974. È statoindirizzato verso l’ammasso globulare di Ercole M13, a 25mila anniluce di distanza.

Il messaggio è composto da 1679 cifrebinarie, numero appositamente scelto in quanto prodotto di due numeriprimi (23 e 73). L’informazione così sistemata nellaprima disposizione (23 righe, 73 colonne) produce un disegno senzasenso, ma nel secondo modo (73 righe, 23 colonne) forma un’immaginenella quale si possono riconoscere delle informazioni, tra cui inumeri da uno a dieci, i numeri atomici deglielementi idrogeno, carbonio, , ossigeno e fosforo,la doppia elica del DNA, una rappresentazione grafica di un uomoe le dimensioni (altezza fisica) di un uomo medio

(fonte: Wikipedia)
Rappresentazione grafica del messaggio di Arecibo (Frank Drake e Arecibo Observatory)