Per la moda non serve un occhio puntato, serve uno sguardo elastico, attento, inquieto. Per seguire il mutare: del gusto o del mercato, della tecnologia o linguaggio. Delle età della vita, perché le mode raccontano il mondo – «sono eco dell’uomo e della sua storia», come scrive don Claudio Rubagotti, sacerdote e stilista – dunque con noi stessi, così impegnati a giudicare (superficialmente) la superficialità delle “mode degli altri” rivendicando la libertà di una vita senza modelli. «Rassegniamoci» – per dirla con Dorian Gray – c’è per ciascuno di noi un luogo e un tempo per essere “alla moda”.
E allora sono le mode a mettere in catene la nostra libertà, oppure sono lo spazio entro cui l’arbitrio di esprime, addirittura sceglie?