numeri

N.38 Febbraio 2023

RUBRICA

C’è dell’anima nell’algoritmo di Bach

Sotto la superficie, le composizioni di Bach rivelano un’accurata e complessa regia di rapporti e calcoli. E allora perché dobbiamo dar ragione a Ramin Bahrami che in quelle stesse note riconosce l'infinito?

Nella musica di Bach il pianista Ramin Bahrami percepisce un perdersi nell’infinito, uno smarrirsi nel nulla per poi ritrovarsi in una dimensione atemporale e ageografica universale appartenente all’Umanità tutta, dove le varie voci dialogano, convivono nella pace e nella bellezza. Sono parole certamente condivisibili, che dicono tutta la profondità indefinibile dell’esperienza musicale. Eppure è da qualche decennio che si va scoprendo proprio nella musica di Bach un universo di matematica e numeri che apparentemente ci rivelano un aspetto razionale di non poco conto; nessuno se ne rende conto all’ascolto, ma sotto la superficie vi è spesso un’accurata regia di rapporti e calcoli.

Parliamo di gematria, cioè di abbinamento di numeri alle note, conosciuto dalla cabbala ebraica e applicato dalla scuola fiamminga già nel rinascimento.

Nella lingua tedesca le note sono identificate con delle singole lettere, le quali pertanto contengono un numero in sé: ad ogni lettera è applicato un numero. Il nome Bach, che contiene in sé già delle note musicali (si♭- la – do – si♮), contiene anche un numero, che è 14: B=2 + A=1 + C=3 + H=8, e J S BACH, nella somma numerica, è invece il contrario, cioè 41. Sommando le cifre corrispondenti alle lettere si ottengono alcune parole notevoli. 29 J.S.Bach, o SDG (Soli Deo Gloria) 43 CREDO, 48 INRI 70 JESUS 112 CHRISTUS, oltre a molte altre.


Come lavora Bach con i numeri?

Nel Magnificat le parole “omnes generationes” vengono ripetute 41 volte, come 41 sono le generazioni secondo il Vangelo di Matteo (Mt 1,1-17); nella Messa in si minore la parola “credo” è ripetuta 43 volte perché la somma gematrica di CREDO è 43 (C=3 + R=17 + E=5 + D=4 + O=14).

Prendiamo il primo brano dei 24 Preludi e fughe del Clavicembalo ben temperato, opera didattica ancora oggi fondamentale nell’educazione dei giovani talenti, che è in due parti: il Preludio conta in tutto 549 note e la Fuga 734: la somma è 1283 note. Applicando la gematria e cioè sostituendo ai numeri le lettere otteniamo BACH. Il tema della Fuga consiste esattamente di 14 note: e riecco il nome di BACH in numero, guarda un po’, in testa al prezioso volume.

Il numero 3 rimanda immediatamente alla perfezione, a Dio-Trinità: ebbene, in una sua opera intitolata Klavierübung (letteralmente Esercizi per tastiera) si cela un’accurata simbologia: composta in omaggio alla Trinità, consta di 27 composizioni, ovvero 3 x 3 x 3. La celebre fuga “tripla” in mi bemolle (3 soggetti, 3 alterazioni), è divisa in 3 sezioni rispettivamente di 36, 45 e 36 battute (tutte cifre divisibili per 3). La somma dei singoli fattori (3 + 6 + 4 + 5 + 3 + 6) equivale ancora una volta a 27; inoltre 2 + 7 = 3 + 3 + 3. 27 composizioni, ovvero 3 x 3 x 3 sono anche le sezioni della Passione secondo Matteo. Il celebre corale Vor deinen Thron mostra come nella musica sacra egli ricorresse ai “suoi” numeri, forse identificandosi nel messaggio del testo di riferimento.

In questo particolare, redatto o rimaneggiato poco prima della morte, si parla dell’uomo che si presenta davanti al trono di Dio invocando il suo perdono. La prima frase del corale (al soprano) è composta di 14 note, mentre in tutto il corale la voce superiore consta di 41 note, così come 41 sono le entrate del soggetto in versione originale ed inversa. Tutti i numeri di un Bach-uomo che si prostra davanti a Dio.
1: Dio, l’Unità; all’inizio del Credo dalla Messa in si minore il soprano declama il Credo in unum Deum iniziando solo e su un’unica nota. 4: la Terra, il Mondo (gli elementi, le stagioni, i punti cardinali). Per i cristiani, i quattro evangelisti e le quattro fasi della vita terrena di Cristo: Incarnazione, Passione, Risurrezione, Ascensione. Messa in si minore, Gloria: il “divino” ritmo ternario si trasforma in 4/4 in corrispondenza dell’Et in terra Pax. 6: la Creazione; per S. Agostino, Dio creò il Mondo in sei giorni, poiché il 6 è un numero perfetto: esso è infatti insieme somma e prodotto delle sue componenti (1+2+3 – 1x2x3). Nel Wir glauben di Bach (Crediamo tutti in un solo Dio, creatore…) l’ostinato del pedale si ripete esattamente per sei volte. 10: la Legge, i comandamenti; nella cantata Du sollst Gott, deinen Herren lieben (Devi amare il Signore Dio tuo) la stessa melodia è introdotta per dieci volte dalla tromba. Gli esempi si potrebbero moltiplicare e si incontrerebbe un mondo intessuto di rapporti numerici a tratti parossistico.


Come può coesistere una visione così calcolatrice della musica con la idealizzazione di Ramin Bahrami? O meglio, come si spiega il fatto che il compositore nel costruire la sua opera si avvalga di formule matematiche come un architetto del rinascimento, trovi curvature e equilibri rigorosi, manipoli il suo materiale usando pesi e misure, e giunga a una commozione disarmata all’ascolto?
La soluzione della dicotomia c’è, se solo si pensa che un conto è il lavoro artigianale di disposizione del sapere tecnico, che compete all’intelligenza, un altro è l’essere spinti a creare un affetto che pesca nell’indefinibile anima umana.

Bach sapeva commuoversi e commuovere, anche usando tecniche smaliziate, ma restando sempre vicino al cuore. Lo dimostra il fatto che si può benissimo non sapere i sottintesi reservati (come si dicevano i dotti fra loro) e gustare la sua musica senza spiegazioni di sorta. La sintonia fra la musica di Bach e noi è dovuta a evoluzioni storiche, così come vi è sintonia con Mozart ma non con Machaut (chi era costui? Il più grande musicista del Trecento), con Schubert ma non con Boulez (Boulez chi? Il più influente musicista del secondo Novecento), con Vivaldi ma non con Xenakis (quello che strombazzava musica fatta con frattali, algoritmi e integrali).
Bach era un musicista che azzeccava melodie; tutto qui, volendo.