fede

N.48 marzo 2024

giovani

Chi ha paura del “per sempre”. La carica dei (200) futuri sposi

Fede, avere fede, fidarsi dall’Altro, ma anche dell’altra persona con cui si sceglie di passare tutta la vita. Fidarsi della fedeltà e della promessa di stare insieme per sempre, consapevoli che nella coppia non si è solo in due, ma che c’è un Terzo, che è fonte dell’Amore assoluto pieno e indissolubile.

Questo è il senso del matrimonio su cui duecento giovani si sono confrontati durante l’incontro con il vescovo Napolioni organizzato lo scorso 10 marzo in Seminario dall’Ufficio diocesano di pastorale famigliare. Il titolo del pomeriggio è stato tratto dal Cantico dei Cantici: Come sigillo sul tuo cuore.

Francesca e Gioele, trentasei e trentasette anni, sono fidanzati da quando ne hanno ventun’anni e convivono da cinque. L’idea di sposarsi nasce quando lui deve subire un’operazione: «Ho dovuto firmare un foglio che autorizzava i medici a parlare con lei – racconta Gioele – e sul documento c’era scritto che Franci era una sconosciuta». «Questo – continua Francesca – ci ha fatto riflettere: siamo fidanzati da tanti anni, eppure per i medici siamo sconosciuti. Ne sono rimasta profondamente turbata».

Matrimonio che arriva dopo tanti anni oppure dopo pochi mesi: «Io e Gianluca ci siamo conosciuti poco più di un anno fa e ci siamo subito innamorati. Al terzo appuntamento ci siamo chiesti i rispettivi progetti futuri e abbiamo scoperto, con grande gioia, che volevamo le stesse cose» così racconta Chiara, e Gianluca continua: «La proposta di matrimonio l’ha fatta lei, a Tirana! Non avevo mai pensato alla possibilità di sposarmi in Chiesa… Stare con Chiara mi ha permesso di riscoprire alcune cose della fede».

«L’idea di sposarmi mi metteva paura…
non mi sentivo all’altezza del “per sempre”».
«Ma poi ha conosciuto me…
e non ha potuto resistere»

È un pomeriggio pieno di sorrisi, mani nelle mani e fiducia nel futuro. Come quella che si ascolta tra le parole di Giorgia e Matteo: «Arriviamo entrambi da due storie lunghe e belle – dice Giorgia – con il mio ex fidanzato parlavamo spesso di matrimonio, ma poi è finita. Dopo di lui l’idea di sposarmi mi metteva paura… non mi sentivo all’altezza del “per sempre”». Matteo, sorridendo, la interrompe: «Ma poi ha conosciuto me… e non ha potuto resistere». Ridono, come solo chi è stato ferito e curato può fare.

E poi ci sono Anna e Giuseppe, loro hanno 58 e 60 anni e sono sposati da 25. Hanno accompagnato i ragazzi della loro zona nel percorso in preparazione al matrimonio e ora sono qui: «Era la prima volta per noi ed è stata un’esperienza che ci ha uniti ancora di più come sposi. Confrontarci con i giovani e con le loro paure e i loro sogni – che poi erano anche i nostri – ci ha arricchiti».

«Ricordatevi che voi per il mondo siete folli – ha squillato forte la voce del vescovo Antonio – continuate a esserlo! Vi prometto che la vostra Diocesi sarà sempre disponibile ad aiutarvi, anche nei momenti più difficili. Non siete soli».

Una compagnia, una condivisione di storie subito messa in campo durante l’aperitivo che ha concluso l’incontro, durante il quale le coppie hanno potuto conoscersi, e confrontarsi sulle scelte, quelle di vita, ma anche quelle dell’organizzazione del gran giorno. «Ci siamo resi conto che intorno al matrimonio girano tantissimi soldi – confida Mattia, fidanzato con Giulia da cinque anni – e noi abbiamo appena iniziato a lavorare… Facendo una festa tradizionale non avremmo potuto invitare parecchia gente, allora abbiamo deciso di fare una cosa un po’ diversa dal solito: il nostro oratorio ha una cucina e delle cuoche eccezionali. Faremo lì il ricevimento. Ai nostri amici abbiamo chiesto aiuto per allestire il cortile, a qualcuno di fare le foto, ad altri di suonare… Sarà una bella festa, con tutte le persone che amiamo».

Nella difficoltà di mantenere rapporti duraturi, è meraviglioso vedere come alcuni giovani credano ancora che il “per sempre” sia possibile e, per quella fede, scommettano la loro vita.