legami
N.56 gennaio 2025
Figli fuori dal guscio: è quando si rompe che sgorga la vita
Dialogo con il pedagogista Daniele Novara, ospite a Cremona per un incontro con i genitori alle prese con l'adolescenza: «Gli adolescenti sono come chiusi in un guscio: spingono per romperlo, per poter uscire fuori. I genitori, spaventati, si concentrano sul rumore allarmante dell’involucro che si frantuma e non riescono a vedere quello che esce dall’uovo»

Andrea entra in casa, si sfila le sneakers e le lancia di fianco alla scarpiera; vengono raggiunte poco dopo dal giubbino che scivola, lentamente, giù dalla sedia su cui è stato distrattamente appoggiato. Allo sguardo interrogativo della madre Laura, che si affaccia dalle scale, il ragazzo risponde con un telegrafico “Esco!”.
Nemmeno il tempo di formulare le domande di rito, “Dove vai, con chi, quando torni”, che il ragazzo si smarca piroettando dalla camera al bagno, cambiando la felpa e infilandosi i jeans in un prodigio di agilità che nemmeno Arturo Bracchetti.
La madre perde la pazienza, il ragazzo mette le cuffie. In una manciata di secondi infila un altro paio di scarpe e scivola via, silenzioso come il suo monopattino, dopo aver detto ad alta voce “Ci vediamo più tardi”.
A questo punto Laura, spazientita e pervasa da una netta sensazione di impotenza, urla: “Questa casa non è un albergo!”
Il gatto, dal divano, non alza nemmeno la testa, cosciente che invece sì, la casa è proprio un albergo.
Le madri e i padri che animati da buoni propositi, invocano continuamente il dialogo con i figli, sono fuori dal mondo e devono rassegnarsi a scontrarsi con ragazzi sempre più sfuggenti
Daniele Novara osserva, e se la ride. Pedagogista, autore e formatore, ha elaborato dispositivi, tecniche e metodi innovativi che migliaia di genitori, in Italia e all’estero, applicano con i propri figli. Il tema dell’adolescente conflittuale, scelto dall’Unità Pastorale Madre di Speranza di Cremona per un serata di approfondimento organizzata per la settimana dell’educazione, ha richiamato nella Chiesa dell’Immacolata Concezione nel quartiere Maristella molti genitori, desiderosi di tornare a casa con qualche spunto, strumento o suggestione che li aiuti nel difficile compito di crescere un teenager.
“Che lavoro fai?”, “L’avvocato.” “E tuo papà? “Beh, l’avvocato.” “Si potrebbe continuare così fino al nonno”, afferma divertito il pedagogista. Le rapide battute di un dialogo immaginario servono per stabilire una premessa fondamentale: ciascuno di noi, nonostante sia convinto di essere completamente libero, è l’esito dell’educazione ricevuta. Per mamma Laura è incomprensibile come quel pargolo, così carino e affettuoso fino a pochi mesi prima, si sia trasformato così rapidamente in una creatura scostante (e ingombrante!). «Ma quell’adolescente non è spuntato all’improvviso, come un fungo in un bosco – ammonisce Novara – perché ogni teenager è la diretta conseguenza dell’educazione infantile che ha ricevuto».
A questo punto è necessario chiarire fino a quale età arrivi l’infanzia. Solitamente coincide con il termine della scuola primaria, ad 11 anni, momento in cui, come il pedagogista sottolinea con forza, inizia l’età adulta. «Chiamare ancora bambino un tredicenne alto 1.75 che pesa sessanta chili, è un grave errore!» rimarca Novara. E quando possiamo fissare la fine dell’adolescenza? «Gli ultimi studi neuroscientifici hanno procrastinato la data precedentemente stabilita perché, si è scoperto, la corteccia prefrontale, addetta al controllo delle emozioni, arriva a completa maturazione tra i 23 e i 24 anni». Da questo consegue che la frase proferita da alcuni genitori: «Mio figlio ha 17 anni, ma è già maturo, sia un ossimoro».
Stabiliti i confini, Novara spiega che quella dell’adolescente è una figura conflittuale in quanto mosso dalla pulsione di allontanarsi dai genitori. Le madri e i padri che animati da buoni propositi, invocano continuamente il dialogo con i figli, sono fuori dal mondo e devono rassegnarsi a scontrarsi con ragazzi sempre più sfuggenti. «Gli adolescenti sono come chiusi in un guscio: spingono per romperlo, per poter uscire fuori. I genitori, spaventati, si concentrano sul rumore allarmante dell’involucro che si frantuma e non riescono a vedere quello che esce dall’uovo: la meraviglia della vita!».
«Discutere è inutile; se la casa è diventata un albergo, la scelta più efficace è quella di organizzare… una buona reception»
Il pedagogista sottolinea come, nel passaggio da infanzia ad adolescenza, madri e padri debbano cambiare radicalmente approccio. Il bambino necessita di chiarezza, per esempio non bisogna chiedergli: «Da quale delle tue sei zie vuoi andare nel pomeriggio?» perché crea confusione. Sarà meglio affermare: «Andiamo dalla zia Isella». Ma, attenzione, quello che è adatto all’infanzia è deleterio per l’adolescente, con cui si è chiamati a gestire un impellente bisogno di libertà. Il problema dei genitori, alle prese con il desiderio del ragazzo o della ragazza di allontanarsi il più possibile dal nido, è «negoziare, trovare punti di convergenza, riuscire a fissare dei paletti educativi».
Novara sottolinea: «La mossa giusta da fare è usare chiari principi organizzativi ed evitare di affrontare gli adolescenti sul piano emotivo». È necessario abbandonare il codice materno per introdurre quello paterno. «Dare responsabilità ai ragazzi, proporre delle sfide come viaggi, esperienze di gruppo con le società sportive e con gli oratori».
E se il marito di Laura fosse sfuggente più del figlio? Allora sarà lei ad assumere il codice paterno abbandonando l’equivoco del dialogo, sospendendo commenti e battibecchi, concentrandosi su una comunicazione il più chiara ed efficace possibile. L’intimità con i figli appartiene all’infanzia, ora è necessario mantenere una giusta distanza che favorisca l’organizzazione.
Molto adatta risulta la “tecnica del paletto”, una delle numerose invenzioni pedagogiche di Novara. «Si mette il paletto e poi si lascia uno spazio di negoziazione». Gli esempi sono numerosi: “Noi genitori siamo via tutto il giorno, porta tu fuori il cane (paletto), decidi tu quando (negoziazione)”, oppure: “La camera va riordinata (paletto), quando pensi di farlo (negoziazione)?”
Rivolgendosi a mamma Laura che, esasperata, ha appena finito di inveire contro il figlio, Daniele Novara, con un sorriso, suggerisce: «Discutere è inutile; se la casa è diventata un albergo, la scelta più efficace è quella di organizzare… una buona reception».
Il gatto, dal divano, approva soddisfatto.