viaggio

N.32 Giugno-Luglio 2022

STORIE

Ho trovato nella famiglia il mio viaggio

Pensare, fare, ricordare... non bastano tre parole per vivere il senso di un viaggio. Perché è più facile ritrovare i tesori, quando si è insieme a custodirne la mappa

Quando ero piccolo mia madre viaggiava molto. Investiva in un viaggio tutto quello che riusciva a risparmiare. Era un’amante dello spostamento, dell’immersione in paesaggi nuovi e in culture differenti. Era curiosa, lo è ancora. Ogni volta che tornava da un suo viaggio, questo si trasformava in racconti conditi da fiumi di parole e di dettagli, mari di immagini e di fotografie, fortini pieni di souvenir caratteristici e di simboli autentici appartenenti a popoli distanti. Amavo starle vicino, ascoltare la narrazione dei particolari, dare sfogo all’immaginazione e lasciarmi trasportare lontano, attraverso quadri che dipingevo con la fantasia, profumi e sapori che provavo ad associare a ciò che trovavo nella mia valigia, ancora in fase di riempimento.
Ero la sua isola. Ero il luogo dove venivano seppelliti quei tesori magici dei quali custodivo la mappa per poterli raggiungere al bisogno e dei quali ero un privilegiato custode.
Associare un viaggio alle emozioni diventò inevitabile.
Un giorno lessi: “Ogni viaggio lo vivi tre volte: quando lo sogni, quando lo fai e quando lo ricordi”.
La frase mi colpì, ma pensai subito che mancasse qualcosa. Cominciai a rifletterci.
Il tempo passava ed io crescevo; mi immergevo in esperienze e in tentativi che contribuivano a plasmare la mia personalità, le mie abitudini e le aspettative di vita sulle quali cominciavo a fantasticare. Si fece dirompente in me l’idea di costruire una famiglia, con la quale poter rinascere e crescere, sviluppare e condividere.

Il viaggio è lo sviluppo di un atto di unione
che porta alla creazione e al quale
abbiamo dato il nome di “nascita”

Dall’altra parte ero sempre stato anche parecchio solitario, con la forte necessità di avere tempo per sfamare la solitudine e nessuna catena che potesse crearmi vincoli. Mi chiedevo se le due cose potessero convivere.
Trovai le risposte proprio pensando a come poter impostare quel viaggio. Trovai la soluzione in quei racconti e in quelle parole che mi erano stati trasmessi quando ero piccolo.
Il viaggio ci appartiene di diritto. Il viaggio è lo sviluppo di un atto di unione che porta alla creazione e al quale abbiamo dato il nome di “nascita”. Il viaggio si sviluppa con la prima aria che irrompe nei polmoni, con la luce che abbaglia dopo mesi di buio, con il calore di un corpo che avvolge un corpicino tremante.
Il viaggio comincia ancora prima: quando siamo apparentemente soli e il nostro corpo è un tumulto in fase creativa, quando cominciano a trasmettercelo attraverso i suoni esterni, a quei tocchi curiosi e indagatori e a quelle parole che non riusciamo a ricordare.
Il viaggio, prima di tutto, ci viene raccontato.
E in base a questo, a ciò che ci raccontano le parole, le immagini e le sensazioni, cominciamo a sognare e a proiettare.
E dopo questo cominciamo a desiderare, a costruire e a correre verso quella direzione.
Poi, ad un certo punto, siamo pronti. Partiamo, lo scopriamo, lo viviamo.
Torniamo, ma non torniamo mai realmente, perché un viaggio è un pezzo di vita che si attacca alle emozioni e le fa vibrare più forte. Un viaggio lascia uno strascico lungo tutto il percorso e crea associazioni che si riesumano attraverso i ricordi.
I ricordi vengono condivisi e rievocano immagini, parole, emozioni.
Allora ho capito che la mia solitudine poteva convivere con la mia sete di famiglia. Perché ogni ricordo di un’esperienza mi riportava lì, al principio, a quegli occhi di mamma che brillavano di emozione al racconto di quanto vissuto. Famiglia.
Per questo, a mio avviso, ogni viaggio lo si vive ininterrottamente: quando te lo raccontano, quando lo sogni, quando lo prepari, quando lo ricordi, quando lo condividi…
È sempre un viaggio e se lo isoli muore.
Ho trovato il viaggio nella mia famiglia, perché unisce ma non vincola, perché se siamo più custodi dell’isola dei tesori allora abbiamo anche più possibilità ritrovarli; perché se esistono più isole, sicuramente ci sono anche più posti da visitare e solo allora viaggiare acquisisce davvero un senso.
Ho trovato il viaggio nella famiglia o meglio, ho trovato nella famiglia il mio viaggio.