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N.35 Novembre 2022

MOSTRE

Il Caravaggio e l’Arcimboldo in dialogo con l’arte digitale

Al Civico di Cremona le opere digitali di Luca Baldocchi dialogano con quelle dei grandi pittori dei secoli scorsi raccontandosi e raccontandoci come l’uomo sia sempre in fondo lo stesso, pur cambiando vestiti, mezzi di trasporto, tecnologie, mode e gusti

Anche l’arte ha una sua voce, che riusciamo distintamente a cogliere ogni volta che ci connettiamo con le emozioni espresse dagli artisti attraverso le proprie opere. È una voce forte, decisa, talvolta addirittura un urlo, che però ciascuno di noi percepisce a suo modo. L’arte è un linguaggio al tempo stesso universale e individuale, perché ogni persona ha la sua sensibilità e il suo modo di vedere e di sentire le cose. Quante volte, in famiglia o tra amici, abbiamo sentito frase come: «Parlaci tu, che le cose da te le capisce meglio»? Quelle cose non sarebbero diverse, chiunque le dicesse, ma esiste un filo sottilissimo e impercettibile che si chiama sintonia e che cambia completamente la percezione e il modo in cui siamo o non siamo disposti a recepire un messaggio e a comprenderlo, oppure a fraintendere o addirittura a ignorarlo del tutto.
Anche l’arte funziona così.
Nella testa dell’artista ciò che mette su tela, in parole, in musica o in qualsiasi altra forma espressiva, antica o moderna che sia, ha un preciso significato, che spesso è soltanto una repentina intuizione e che a volte è comunicato in modo esplicito, altre volte nascosto tra le pieghe di un’opera, dentro una metafora o un’allegoria da scoprire.

“The Tinker”, rivisitazione del “San Francesco” in meditazione del Caravaggio realizzata dall’artista Luca Baldocchi ed esposta al Museo Civico “Ala Ponzone” di Cremona per la mostra “Dialogues”

L’arte ci parla, dialoga con noi, ma al tempo stesso le opere d’arte parlano tra di loro; si danno di gomito, si fanno l’occhiolino, si raccontano del proprio tempo, delle emozioni di un’epoca, di una corrente artistica, di una moda, di un brandello di vita e di umanità che probabilmente la storia avrebbe sepolto sotto cumuli di polvere, se non ci fossero le opere degli artisti a immortalarle. Tutto questo ciascuno di loro l’ha fatto secondo il proprio sentire e quello del proprio spazio e tempo, ma lungo un unico filo conduttore che va dalle pitture rupestri delle Grotte di Lascaux fino ai moderni file digitali e oltre, verso un futuro che fatichiamo ad immaginare.

Ed è questa una delle possibili chiavi per interpretare il percorso Dialogues, installazione fruibile al Museo Civico Ala Ponzone di Cremona fino al 18 dicembre 2022, che si basa sulla reinterpretazione di quattro dipinti della collezione del museo stesso; è un dialogo che coniuga la migliore tradizione artistica cremonese con la modernità e la duttilità della nuova tendenza artistica legata alla produzione di NFT.

AI Countryside: Il Sanmartino di Vincenzo Campi reinterpretato con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale

Dialogues nasce dal connubio tra l’artista Luca Baldocchi e Pietro Quattriglia Venneri della Galleria PQV fine-art Sodlabstudio, che con il Comune di Cremona e il Museo Civico hanno dato vita a un percorso che trova spazio nella Sala delle Colonne e rappresenta una sorta di preludio e di accompagnamento del visitatore verso gli ambienti del Museo Ala Ponzone e le sue opere.

Un allestimento, costituito da quattro grandi schermi posti all’interno di altrettante cornici che poggiano direttamente a terra, che gioca sull’incontro tra ciò che fummo e ciò che siamo, in un vortice di contaminazioni che mettono in dialogo i quattro dipinti scelti dall’artista per la rivisitazione in chiave digitale: Il Sanmartino di Vincenzo Campi; L’Ortolano, di Giuseppe Arcimboldi detto l’Arcimboldo; San Francesco in meditazione sul crocifisso, di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, Cupido dormiente, di Luigi Miradori detto il Genovesino.

La sensibilità dell’artista Luca Baldocchi, digital art designer che viene dal mondo dell’interior design, ha giocato su quattro differenti ispirazioni esaltate dalla musica che accompagna le opere e avvolge lo spettatore, opera del cremonese Simone Bertolotti.

Per la rivisitazione dell’opera Il Sanmartino del Campi, l’unica non animata delle quattro, Baldocchi si è avvalso del contributo dell’intelligenza artificiale, scoprendo quanto l’elaborazione di una macchina possa avvicinarsi alle suggestioni di un quadro esistente attraverso la sola descrizione di ciò che si vuole ottenere. L’input per l’AI (Artificial Intelligence) è stato dato infatti attraverso alcune semplici parole chiave, scelte in funzione degli elementi fondamentali del quadro originale, arrivando così ad una nuova opera, che pur essendo del tutto differente richiama incredibilmente l’atmosfera di quella originale.

Super Unknown, “versione” digitale dell’Ortolano dell’Arcimboldo

Completamente diverso il nuovo Ortolano digitale, realizzato a partire da oggetti di design che sostituiscono la verdura utilizzata dall’Arcimboldo, per dar vita ad un loop animato da 15 secondi in cui l’opera buca lo schermo e si offre in una bellezza marmorea e dinamica, con giochi di luminose trasparenze e movimenti degli occhi e della bocca.
Sorprendenti anche le rivisitazioni del Caravaggio e del Genovesino, molto diverse tra loro ma altrettanto ardite e anch’esse imbevute della cultura del design cara all’artista, oltre che dei suoi riferimenti.

«Per il Cupido dormiente del Genovesino ho lavorato sul concetto delle scatole delle bambole», spiega Baldocchi. «Il putto diventa appunto un bambolotto animato e dentro la scatola ci sono i suoi accessori e la sedia su cui farlo sedere, che riprende il teschio su cui nel quadro originale poggia la testa del putto».

Baby the looper, è l’installazione digitale ispirata al Cupido dormiante del Genovesino

Sulla bambola campeggiano anche gli elementi distintivi dell’artista, il suo logo, presente anche nelle altre opere, e la stilizzazione dei propri tatuaggi, che in qualche modo portano Baldocchi all’interno dell’opera digitale in 3d, come se egli stesso diventasse quel putto pronto a giocare con chi si ferma davanti alla scatola e ne estrae il contenuto.

Il gallerista ed esperto di arte antica Pietro Quattriglia Venneri racconta così il percorso Dialogues: «Nel pensare questa iniziativa siamo partiti dall’idea che, oggi più che mai, si debba comprendere i fenomeni nel momento in cui sono in atto.

Da mercante di arte antica mi sono accorto che invece guardiamo sempre le cose a posteriori, applicando ad esse le nostre categorie. Insieme al Comune e al Museo abbiamo dunque dato vita a un’iniziativa che vuole innescare, qui e ora, una riflessione su questa nuova forma d’arte, che utilizza le nuove tecnologie, tra cui l’intelligenza artificiale, così come sinora veniva usato il pennello e le diverse tecniche e supporti».

Cambia la tecnica, ma non il modo di esprimere emozioni e concetti attraverso l’arte. Supporti come l’intelligenza artificiale possono contribuire in chiave di rielaborazione, ma è sempre l’artista che dà senso e forma all’idea e al modo in cui anche uno strumento così impattante la può declinare.

«Non si dica che siamo di fronte a una mostra di arte contemporanea – prosegue Quattriglia Venneri – perché qui siamo invece in presenza di un punto di svolta, con l’avvento di una nuova tecnica. L’arte digitale è ciò che viene dopo l’arte contemporanea: dopo Cattelan, Fontana, Rothko, Marina Abramović e tutti gli altri. È importante che un tempio della classicità pittorica come il Museo Ala Ponzone accolga un dialogo di questo genere».

Pietro Quattriglia Venneri
Luca Baldocchi

Al Civico di Cremona le opere digitali di Luca Baldocchi dialogano con quelle dei grandi pittori dei secoli scorsi raccontandosi e raccontandoci come l’uomo sia sempre in fondo lo stesso, pur cambiando vestiti, mezzi di trasporto, tecnologie, mode e gusti. Il cupido del Genovesino e il bambolotto di Baldocchi hanno lo stesso disincantato sguardo sulla vita e sulla morte, che non li riguarda al punto di riposarci assieme, senza temerla né esserne disgustati.

In mezzo scorre la vita, con la sua quotidianità fatta di cose semplici e terrene e di picchi di spiritualità che caratterizzano la nostra umanità, che oggi si confronta con le macchine e con tecnologie che ci spingono oltre e ci impongono di riflettere su ciò che siamo e su ciò che vogliamo diventare.