MyMatch, al via all’Università Cattolica il progetto europeo che studia l’impatto del cambiamento climatico sullo sviluppo di micotossine

Con il kickoff meeting di giovedì 12 e venerdì 13 dicembre inizia, nel campus di Piacenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il progetto MyMatch, felice acronimo di Mycotoxin Management platform to face climate change impact on food safety and human health. Sono due, quindi, i temi su cui è incentrato il nuovo progetto finanziato dalla Commissione europea nell’ambito di Horizon Europe, il programma quadro dell’Unione europea per la ricerca e l’innovazione: il cambiamento climatico e la sicurezza alimentare. Con un focus particolare sull’impatto che il cambiamento climatico può avere sullo sviluppo di funghi che producono sostanze tossiche, le micotossine.

«Questi aspetti hanno un grande impatto sulla salute dei consumatori, e noi, all’Università Cattolica, lo stiamo affrontando da molti anni» spiega Paola Battilani, responsabile scientifica di MyMatch e direttrice del Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili (Diproves). «Per questo, quando la Commissione europea ha lanciato questa call, abbiamo ritenuto necessario presentarci come coordinatori di un progetto innovativo a livello europeo».

Durerà quattro anni e vi partecipano dodici partner, distribuiti in quasi tutta l’Europa. Dalla Norvegia alla Grecia, dal Portogallo e la Spagna alla Serbia, dalla Gran Bretagna all’Ungheria. «Questa distribuzione geografica è fondamentale quando si parla di cambiamento climatico» racconta la professoressa Battilani. «Ci siamo concentrati sulle micotossine perché sono uno dei principali rischi per il consumatore» aggiunge la direttrice del Diproves, facendo riferimento alla mancanza di sintomi visibili sui prodotti contaminati. E spiega: «Se una mela è marcia, nessuno la magia. Le micotossine, invece, sono presenti naturalmente, ma i consumatori non possono riconoscerlo».

Nel tempo, tra l’altro, sono emerse nuove problematiche. «Le colture che riscontrano maggiori criticità sono i cereali, come il frumento e il mais, ma anche la frutta secca, dai pistacchi alle nocciole» racconta Battilani. «Ma negli ultimi anni le micotossine vengono riscontrate anche sui prodotti freschi, come la frutta o i pomodori».

Per questo motivo, MyMatch vuole fornire indicazioni su come affrontare le sfide dettate dal cambiamento climatico a tutti gli operatori delle varie filiere. «Per ottenere questo risultato, abbiamo bisogno di diverse competenze in costante interazione tra loro» continua la professoressa Battilani. «Utilizzando un approccio che tenga conto di tutti gli attori delle filiere, una visione dell’intero food system, non limitata all’agricoltura, e una gestione dei dati attraverso l’intelligenza artificiale, che porterà alla creazione di una piattaforma basata su modelli previsionali. Tra i vari output, questi modelli contribuiranno a prevenire la contaminazione da micotossine».

Tra i docenti dell’ateneo coinvolti, Marco Camardo Leggieri, associato del Diproves, si occuperà della «raccolta dei dati per migliorare le performance dei modelli predittivi che verranno utilizzati, in modo da analizzare l’impatto che avrà il cambiamento climatico sui di funghi che producono sostanze tossiche». Destinatari del progetto, quindi, sono i consumatori, gli agricoltori, i tecnici e operatori delle filiere, ma anche i policy maker. Guendalina Graffigna, ordinaria di Psicologia dei consumi e della salute e direttrice del Centro di ricerca EngageMinds HUB, con sede nel campus di Cremona dell’Università Cattolica, coordinerà il pacchetto di ricerca dedicato allo stakeholder engagement. «Faremo in modo che i portatori di interesse possano essere coinvolti in tutte le fasi nel progetto, per capire la loro visione sul climate change e le loro aspettative sulla piattaforma digitale che verrà realizzata grazie a questo progetto» spiega Graffigna. «MyMatch è un ottimo strumento per guardare al futuro con fiducia, in questo settore» conclude la professoressa Battilani, che ha ringraziato l’ateneo e, in particolare, l’Ufficio Ricerca della Sede di Piacenza-Cremona, per il costante sostegno. «Anche perché le micotossine rappresentano la più importante sfida per il futuro del settore alimentare».