caos

N.47 febbraio 2024

rubrica

Nirvana e Shoenberg, opposti vicini nel “Koyaanisqatsi” contemporaneo

Smells like Teen spirit può stare vicino a Verklärte Nacht perché entrambe sono opere d’arte e non è questione di semplicità o complessità, di valori o disvalori, di cultura alta o cultura popolare, di banalità o profondità, ma di sintonie fra persone (musicista e ascoltatore) che cercano una fotografia di sé dentro ai fatti sonori

Basta poco per accorgersi che il panorama musicale attuale è complesso e caotico. Non solo perché le cose succedono una via l’altra, ma perché molte succedono contemporaneamente e con il web lo spazio si è concentrato in una molteplicità frastornante. Quel che si diceva una volta del battito d’ali di farfalla che può provocare un uragano dall’altra parte del mondo ora si può quasi toccare con mano: un lancio di una canzone di una rock star si propaga come un’onda lunga in tutto il globo e si aggiunge a un guazzabuglio di eventi sonori apparentemente senza capo né coda. L’impressione è quella di un frullatore che divora e distrugge gli avvenimenti e rende tutto liquido; questo succede almeno a partire dagli anni 60, quando si impose, come una corrente sotterranea fuoriuscita prepotentemente allo scoperto, il rock & roll.

Certo, dire rock sembra un po’ troppo riassuntivo, perché in effetti da allora si contano un mucchio di rock differenti: ci sarebbero l’Acid Rock, il Rock Acustico, il Blues Rock, il Country Rock, l’Opera Rock, e giù giù fino al Garage Rock passando per almeno una cinquantina di sfumature differenti. Poi ci sarebbe la musica pop, con un menu che va dal Pop Soul al Pop Latino all’Indie-Pop, Emo-pop, Pop Alternativo, Exotico e altre decine e decine di venature diverse. Che dire del jazz: Acid, Bebop, Cool, Dixieland, Free, Fusion e via elencando più di trenta sottogeneri. Ma vi sarebbero anche il Blues, il Metal, il Chemical Beat, il Country, il Crossover, il Dark, il Folk, il Funky, il Gospel, il Grunge, l’Hard Core, il Progressive, il Reggae, il Trash, l’Hip hop, la Dance, il Rap con i vari Gangsta Rap, Christian Rap, Christian Gangsta, Cloud, Drill, Trap, che chi riesce a vederci la differenza….

Giunti a questo punto siamo neppure a metà della confusione, perché accanto a questo incrocio di tendenze vi è il permanere di un Beethoven e di un Mozart, di un Verdi e di un Bach, autentici campioni di presenza nei concerti del cosiddetto genere Classico; ma anche in questo filone possiamo distinguere la Musica sinfonica, la Musica antica, quella Sacra, quella da Camera, quella Corale, l’Opera Lirica… Epperò vi sarebbe anche il Minimalismo con la Drone Music, il Situazionismo, la musica Contemporanea e le sue elucubrazioni che “buttavano giù” Battiato, a sua volta distinta (?) in Serialismo, Elettroacustica, Concreta, Sperimentale, Neo-tonale, Spettrale… E mancano all’appello le musiche etniche che in una fase di mescolamento di popoli aumentano il rumore di sottofondo del nostro vivere creando una colonna sonora che sembra tutt’uno con una società del disordine incontrollato più che del cambiamento. Il bello è che in ciascuno di noi c’è una porzione di tantissimi di questo generi, perché, probabilmente a nostra insaputa, si è formato uno stream of incounsciouness che è parte della nostra cultura e al diavolo le differenze o il “centro di gravità permanente”.

È quel che i filosofi chiamano Post-moderno, in cui convivono i Nirvana e Schönberg, come è stato scritto (Marco Maurizi), ossia modernità e tradizione, novità e recuperi, avanguardia e conservazione.

Un miracolo, a ben vedere, e uno stimolo.

Mentre i sociologi cercano con la classica lanterna un senso dentro alla realtà dei fatti, qualche osservazione ci fa cogliere qualche nesso. Certo, la vita oggi è un Koyaanisqatsi, per dirla con il titolo di un film cult di Godfrey Reggio del 1982, dove si rappresenta la civiltà che da pura e naturale diventa nevrotica e a rischio di distruzione, cioè una “vita tumultuosa”, nella quale tutto appare in continua e disordinata evoluzione.

Se sommiamo però la moltiplicazione a livelli parossistici della comunicazione di oggi con la velocità e invasività della tecnologia, vi aggiungiamo l’individualismo supergarantito di milioni di persone che vogliono realizzare il sé in ogni momento, un’economia che deve produrre a getto continuo per reggersi, una cultura che ci insegna fin dalla scuola a tenere ben presente come insegnamento la storia antica e recente, ecco che tutto risulta contemporaneo e tutto si sovrappone.

Ciò sottende atomi di arte che hanno le stesse caratteristiche del vivere di oggi: tutto deve essere comunicato, tutto deve apparire per essere, tutto deve essere di corsa, chiunque da tutto il mondo può arrivare ovunque, tutto si deve consumare, tutto è affermazione di sé, tutti possono pontificare e indicare soluzioni. Così si vive di attimo in attimo con frenesia, in momenti scollegati fra loro, in rapidità di cambiamenti, in accostamenti imprevisti; ma come diceva David Bowie, “penso che saremo molto più felici quando riusciremo ad accettare che la vita è caos”.

Allora, Smells like Teen spirit può stare vicino a Verklärte Nacht perché entrambe sono opere d’arte e non è questione di semplicità o complessità, di valori o disvalori, di cultura alta o cultura popolare, di banalità o profondità, ma di sintonie fra persone (musicista e ascoltatore) che cercano una fotografia di sé dentro ai fatti sonori.

Il caos allora è emblema di vicinanze fra distanti, di convivenze e di sovrapposizioni e di stimolante apertura al diverso, sicuri che anche il diverso cambierà, perché è dal confronto degli opposti che si crea il nuovo. Se dipendesse solo dalla musica, poi, sicuramente senza alcun rischio di distruzione.