fede

N.48 marzo 2024

pubbliredazionale

Padania Acque: un patto di fiducia con il territorio per un’acqua di qualità

Tra il gestore del servizio idrico e i 350 mila abitanti della Provincia di Cremona c'è un rapporto di fiducia reciproca che sostiene la qualità, la sostenibilità e l'accesso ad un bene indispensabile

La vita è iniziata nell’acqua ed il corpo umano ne è composto per quasi il 60%, mentre la superficie terrestre per il 70% è ricoperta da mari, oceani e ghiacci. Si potrebbe andare avanti snocciolando altri dati, ma la sintesi è che con l’acqua non si scherza: è una sostanza fondamentale per gli esseri viventi tanto da essere considerata un “bene” di prima necessità e come tale prezioso e da tutelare.

Ogni giorno utilizziamo l’acqua per le diverse attività quotidiane, dalla cucina all’igiene personale e per noi oggi è facile averne accesso: basta aprire il rubinetto e l’acqua sgorga per noi, potabile e pronta per gli usi che ne dobbiamo fare. Un gesto semplice, che compie ogni persona – bambini, giovani o anziani – spesso senza nemmeno pensarci, eppure, proprio quando ci fermiamo a rifletterci, quel bicchiere d’acqua ha un immenso valore ed è disponibile per noi dopo che in realtà ha viaggiato attraverso condutture, impianti idrici, potabilizzatori prima di arrivare a casa nostra.

E poi? Una volta che l’abbiamo usata per lavare i pavimenti o per lo sciacquone del bagno, l’acqua la restituiamo sporca e a quel punto non può tornare all’ambiente così, ma deve nuovamente passare attraverso tubazioni ed impianti, fino ai depuratori per i trattamenti necessari.

Oggi tutta questa infrastruttura è gestita da Padania Acque S.p.A., che si occupa del servizio idrico integrato della Provincia di Cremona, qualcosa come 4.400 km di reti, oltre 230 pozzi di prelievo e più di cento depuratori, numeri impressionanti perché maggiore è il volume da gestire, maggiori devono essere i controlli, le manutenzioni e gli interventi da programmare e attuare, sia ordinari che straordinari al fine di garantire sempre un’acqua di qualità per gli utenti.

Ne parliamo con Alessandro Lanfranchi, amministratore delegato dell’azienda, che ci racconta come si gestisce una realtà così complessa, mantenendo la fiducia da parte dei cittadini e delle aziende del territorio. «La fiducia arriva da lontano, da 70 anni di storia sul territorio, tanto che tra i nostri soci sono presenti tutti i Sindaci della Provincia, una platea ampia di persone che si affidano a Padania Acque e che hanno sottoscritto un patto con la nostra azienda e con i valori che la contraddistinguono».

Ripercorrendo a ritroso la storia, partiamo dal secondo dopoguerra, quando sul territorio non erano presenti enti in grado di mettere a terra opere idriche ed un’infrastruttura capace di garantire la qualità delle acque, in un periodo storico dove a fianco delle attività agricole tradizionali iniziavano ad affiancarsi una forte industrializzazione e l’utilizzo di diserbanti chimici, introducendo il tema dell’inquinamento delle prime falde. «Per questo motivo si rese ancora più necessario avere un operatore in grado di superare queste crisi: noi tutti ricordiamo ad esempio quella legata all’atrazina negli anni ‘80. Oggi, allo stesso modo, servono operatori che abbiano la forza e la capacità di gestire i fondi messi a disposizione del PNRR per realizzare investimenti estremamente importanti e di valore che preservino la qualità e la sicurezza delle acque».

«Oggi servono operatori che abbiano la forza e la capacità
di gestire i fondi messi a disposizione del PNRR
per realizzare investimenti estremamente importanti e di valore
che preservino la qualità e la sicurezza delle acque»

Nonostante, dunque, una storia di ormai 70 anni, che conta sull’appoggio di tutti i Comuni e su una lunga expertise nel settore, rimane la consapevolezza e la responsabilità di sapersi conquistare ogni giorno la fiducia degli utenti, onorando il patto coi territori che – a seguito del referendum del 2011 – identificarono in Padania Acque il soggetto che avrebbe gestito il Servizio Idrico Integrato della Provincia di Cremona.

Oggi le sfide non sono meno ardue rispetto al passato e l’obiettivo, dunque, rimane lo stesso: non si parla più di atrazina, ma gli inquinanti “moderni” sono altrettanto pericolosi per la salute umana. Parliamo ad esempio di PFAS, composti chimici di sintesi altamente inquinanti contenuti ormai nella maggior parte dei prodotti di uso comune, dalle pentole antiaderenti, a indumenti e scarpe impermeabili, fino ad alcuni imballaggi alimentari, pesticidi… Come fare dunque?

«Come abbiamo detto, con il territorio si è sottoscritto un patto di fiducia reciproca, meglio dire biunivoca: il cittadino si deve poter fidare di Padania Acque quando attinge acqua per i suoi bisogni quotidiani e, allo stesso modo, l’azienda deve potersi fidare del fatto che i suoi utenti sono consapevoli del valore dell’acqua e del suo uso. Da parte dell’azienda, mettiamo in campo continui controlli sulla qualità dell’acqua potabile e delle acque reflue da trattare. Abbiamo tecnici, supervisori, esperti che ci hanno permesso di raggiungere gli standard più alti di qualità e portare a casa certificazioni come la ISO 22000. Da parte del cliente, sia esso privato o industria, viene richiesta la consapevolezza che chi inquina paga. È un patto rivolto alla salvaguardia dell’ambiente in primis, ma non dimentichiamo poi che c’è un aspetto economico-amministrativo da considerare: maggiore è la fatica nel processo di gestione dell’acqua, maggiori sono i costi che finiscono per ribaltarsi nelle tariffe all’utenza e questo è un principio europeo nel servizio pubblico dell’acqua»

La fiducia è frutto di una cooperazione tra Padania Acque e la sua utenza:
chi offre il servizio e chi ne usufruisce collaborano per un fine comune,
il rispetto per l’acqua e di conseguenza la salvaguardia dell’ambiente

Quindi il rispetto e la responsabilizzazione delle parti sono processi indispensabili per arrivare ad avere un servizio sempre più di valore e di qualità. La fiducia diventa così il frutto di una cooperazione tra Padania Acque e la sua utenza, una sinergia che si autoalimenta nel momento in cui chi offre il servizio e chi ne usufruisce collaborano per un fine comune, il rispetto per l’acqua e di conseguenza la salvaguardia dell’ambiente.

Ma la fiducia, si sa, passa anche dalla conoscenza dell’altro. Per questo è importante raccontare agli utenti quelli che sono gli strumenti e i metodi di controllo che vengono applicati. Per farlo, dobbiamo entrare nella “pancia” nel sancta sanctorum dei locali tecnici: la sala controlli.

Una stanza fornita di computer, monitor per gli operatori ed un grande ledwall dove si possono vedere tutti i particolari della complessa rete di condutture del sistema idrico integrato. Da qui gli operatori ricevono in tempo diretto notifiche, segnalazioni ed allarmi riferiti ad anomalie o malfunzionamenti.

«Ad oggi serviamo 350mila abitanti, che si traduce in 160mila utenze tra civili ed industriali, a cui si sono aggiunte circa 100 Case dell’Acqua nei comuni sulla Provincia. I controlli devono essere serrati ed efficienti per garantire la qualità ed il servizio», racconta ancora Lanfranchi. «Lo sviluppo delle tecnologie ci porta ad avere analisi puntuali sugli elementi presenti nelle acque e di conseguenza ci permette di adeguare le “ricette” dei potabilizzatori e dei depuratori».

Tanta tecnologia, ma indispensabile la componente umana, in grado di utilizzare e leggere questi dati. «Abbiamo circa 190 dipendenti tra Cremona e Crema, un centinaio di automezzi per gli interventi diretti, oltre ad affidarci a ditte esterne specializzate quando abbiamo dei cantieri specifici, che comunque sono sempre supervisionati dai nostri responsabili. Le risorse umane per noi sono un investimento importante, per loro promuoviamo percorsi di crescita ed offriamo un ambiente di lavoro sicuro ed anche su questo aspetto siamo certificati ISO 45001. L’intelligenza artificiale? Sicuramente un’opportunità da non perdere, in grado di facilitare il nostro lavoro, ma l’aspetto umano in tanti casi resterà imprescindibile. Fondamentale sarà continuare a coltivare il nostro patrimonio di competenze, ma anche grazie alla digitalizzazione diventerà più facile trovare il giusto equilibrio per la sostenibilità».

L’acqua è indispensabile per la vita e il benessere delle persone
e mantenerla di ottima qualità ha un costo.
Chi non può permetterselo, non può però restare escluso
dalla disponibilità di questo bene primario:
la sostenibilità non può prescindere dall’etica

Sostenibilità è un’altra parola magica: l’acqua, abbiamo detto, è un bene indispensabile per la vita ed il benessere delle persone e mantenerla di ottima qualità ha un costo. Chi non può permetterselo, non può però restare escluso dalla disponibilità di questo bene primario: la sostenibilità non può prescindere dall’etica ed anche di questo Padania Acque ne è consapevole: «Il nostro sistema di tariffe prevede la copertura dei costi ed all’interno di questa tariffa è già presente una componente del 2,5% che è riconosciuta come “perdita su crediti”, ossia mettiamo già in conto che ci sia una parte di crediti che alcuni utenti non pagheranno. Le motivazioni possono essere legate alla difficoltà economica in cui può trovarsi un utente, quando cioè è in una situazione di morosità incolpevole, oppure alla scelta di qualche furbetto che non paga. Escludendo questi ultimi, non possiamo permettere che chi ha reali difficoltà perda l’accesso al servizio idrico, pertanto dobbiamo fare in modo che sia la collettività, con questo 2,5% di contribuzione, a farsi carico della spesa. Di contro però a questi utenti in difficoltà economica viene richiesto di mettersi a disposizione – a loro volta – in ambito sociale, dando il loro contributo come volontari, in proporzione naturalmente alle loro possibilità».

L’acqua così riesce davvero ad essere buona, non solo sul piano qualitativo, ma anche su quello umano ed etico, assumendo appieno il suo significato di bene indispensabile alla vita.