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N.15 Novembre 2020

RICERCA

Paure nella lista della spesa. Così il Covid cambia i consumi

La professoressa Graffigna dirige l'EngageMinds Hub, il centro dell'Univeristà Cattolica che sta conducendo uno studio sulle ricardute che la pandemia sta generando sui modelli di consumo

«Molte nostre scelte sono dettate dall’impulso e non dalla ragione. Soprattutto in una fase come quella attuale, in cui vincono incertezza e allarmismo. Studiare la psicologia dei consumi serve a conoscerci, a metterci in guardia da certi pericoli e a spingere le istituzioni verso adeguate campagne di sensibilizzazione».
Guendalina Graffigna, ordinario di psicologia dei consumi e della salute all’Università Cattolica di Cremona e direttore dell’EngageMinds Hub, il primo centro di ricerca in Italia a occuparsi di engagement (coinvolgimento attivo) nelle condotte della salute, traccia il bilancio complessivo di tre analisi effettuate nei mesi di marzo, maggio e settembre. Le rilevazioni, compiute ognuna su un campione di mille persone, sono avvenute attraverso la somministrazione di questionari online con indicatori psicologici scientificamente validati. «L’obiettivo – dice Graffigna – è arrivare ad una definitiva raccolta dati per dicembre», sebbene già oggi si possa dare un quadro più che attendibile dell’atteggiamento registrato in questi mesi di lotta al Covid. «L’impatto psicologico della pandemia è ancora molto alto. Anzi, lo stato di allerta psicologica cresce con l’innalzamento delle difficoltà di natura economica – dice Graffigna –. In questi contesti le persone sono freneticamente alla ricerca di qualcosa che allontani da loro il pericolo. Compreso il cibo, che è visto da molti come un’arma per contenere il Covid».
A tutti sono note le immagini delle persone che, soprattutto durante la prima ondata, assediavano supermarket e negozi di alimentari per fare scorte. «Non va considerato solo l’aspetto della quantità – precisa il direttore dell’EngageMinds Hub –. Sono aumentate le preferenze di prodotti con vitamine, calcio e nutrienti. E una crescita, anche, dei cosiddetti “prodotti senza”: senza olio di palma, senza zucchero… Questo è molto rischioso: segnala quanto alcune decisioni di consumo avvengano sull’onda della psicologia e molto meno per valutazioni ponderate e razionali sugli apporti nutritivi». Se da una parte, questo fotografa un atteggiamento innato («Siamo regolati dall’impulso delle nostre paure, delle nostre preoccupazioni»), dall’altro va posta l’attenzione sul fatto che «in una situazione a forte valenza emotiva, le notizie che rassicurano troppo per immediate certezze ci attirano, ma rischiano di essere controproducenti e di creare aspettative non suffragate scientificamente».

«Le persone sono freneticamente
alla ricerca di qualcosa
che allontani da loro il pericolo.
Compreso il cibo»

Soluzioni? «La psicologia dei consumi è ciò di cui oggi c’è bisogno – avvisa Graffigna –. Se ci conosciamo evitiamo il rischio di essere meno automatici. L’apporto di certe ricerche deve essere colto anche a livello istituzionale, perché si promuovano campagne di sensibilizzazione che aiutino a scegliere in modo consapevole evitando l’influenza delle fake news». Un esempio virtuoso, in questo senso, è il progetto “Alimentiamo il contagio positivo della conoscenza”, promosso da EngageMinds Hub e dal comune di Cremona e finanziato da Regione Lombardia. L’obiettivo è stato quello di creare occasioni di dialogo tra cittadini e scienziati sulla corretta alimentazione, e favorire la conoscenza di comportamenti corretti in tema di dieta e salute per disseminarne gli esiti.
La buona collaborazione con Cremona non impedisce a Graffigna di lanciare un allarme e un auspicio conseguente: «Esiste di rado – precisa – una pianificazione dell’educazione alla salute alimentare basata su un solido sapere scientifico. Le scelte di certe istituzioni nascono ancora troppo sull’onda dell’urgenza e troppo poco sulla base di una programmazione e di una visione di lungo periodo. In attesa di un vaccino adeguato, l’unico “farmaco” utile alla lotta al Covid è il comportamento del cittadino basato su una conoscenza scientifica. Bisogna investire sempre di più su questa conoscenza».

Il progetto di Cremona Food-Lab

Cremona Food-Lab è un polo tecnologico che si rivolge alle imprese del settore agro-alimentare. Creato nella sede cremonese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore si configura come un hub di ricerca e servizi orientato ai temi dell’innovazione di prodotto e di processo, della sicurezza alimentare, della sostenibilità ambientale ed economica, della preparazione del personale e della formazione manageriale.

In questo ambito si inseriscono i lavori di ricerca sui consumi e sull’engagement nella salute condotta dal centro EngageMinds HUB, che rientra nelle attività del progetto Craft (CRemona Agri-Food Technologies). Nel team di ricerca coordinato dalla professoressa Graffigna operano Mariarosaria Savarese, Greta Castellini, Lorenzo Palamenghi e Serena Barello.

cremonafoodlab.it