cibo

N.15 Novembre 2020

Tutta la nostra grande tradizione, coltivata, riscoperta, interpretata, scagliata in un presente inatteso in cui non si apparecchiano tavole, non ci si dà appuntamento, non si imbandiscono tavole. Non si fanno feste.
Eppure il cibo continua a definirci, a raccontarci. E se non è – almeno per un po’ – la sua natura conviviale, il suo rito insieme intimo e comunitario che – non a caso – ne fa un segno potente per la religione, è la sua natura di bisogno primario.

Con le porte chiuse il cibo trova nuove strade per muoversi, tenerci in contatto. Pizze e brioches d’asporto, pasti a domicilio: le esperienze di solidarietà donano un profumo nuovo ai quartieri e ai paesi intimoriti dal virus; la collisione con l’incertezza apre lo sguardo verso un futuro responsabile, sostenibile… buono.

In questo numero