Diamo forma. O almeno ci proviamo.
È questo che fa la nostra specie. Cerchiamo una forma a tutto: lo facciamo con il tempo, con le nostre giornate, con i sentimenti come con la materia, con le mani come con le parole. Lo facciamo per comprendere e per comunicare.
Così nel cammino che abbiamo affrontato in ottima compagnia – reale e virtuale – abbiamo incontrato architetture e tele d’arte, alfabeti inclusivi, oggetti quotidiani e altari, pietre trasparenti e una pancia.
E ogni passo ci ha allontanati (non senza un certo sollievo) dall’idea che forma sia qualcosa che definisce, definitiva.