forma

N.14 Ottobre 2020

ARTE

Nelle linee di un monumento
i simboli e i valori di un’epoca

Le piante quadrangolari o a croce, le decorazioni barocche o il rigore razionale: gli edifici religiosi, pubblici o privati raccontano speranze e modi di vivere di ha abitato i nostri territori nei secoli

Se la geometria è la linfa vitale dell’architettura, la scelta delle forme da utilizzare è subordinata da numerosi fattori: epoca storica, funzione del monumento, messaggio politico o insegnamento religioso e, non meno importante, valore estetico dell’architetto.

Guardando alle opere italiane di età classica si identifica subito una volontà di mostrare bellezza, forza politica, intelligenza, capacità militare e ingegneristica. Le alte colonne cilindriche dei porticati introducono ai templi o alle basiliche senatorie, le massicce strutture quadrangolari rivestite di pietra e marmo evocano un ambiente domestico o un luogo di socializzazione dei cittadini, come il complesso del foro, per esempio, la forma tondeggiante ricorda i santuari degli dei pagani o le arene per le lotte gladiatorie e gli spettacoli culturali.

La scoperta di una civiltà, le peculiarità culturali, mercantili, politiche di un popolo si codificano anche nella scelta accurata delle forme architettoniche. Se la storia dell’arte e dell’architettura insegna che esistono stili ben definiti per ogni epoca, la geolocalizzazione di alcuni monumenti ci indicano che questi stili si plasmano secondo forme, materiali e influssi culturali molto precisi.

Guardando al territorio padano non ci sono monumenti architettonici intatti per poter definire e conoscere la potenza romana all’epoca di fondazione della città di Cremona, ma è possibile entrare nel cuore della vita sociale, politica, economica e artistica dei cremonesi a partire dalla formazione dell’istituzione Comune.

Come per il nostro secolo moderno, anche in passato una precisa forma o un elemento decorativo, si caricava di un valore simbolico ben definito perché potesse essere riconoscibile e fonte di insegnamento. Si prenda per esempio il palazzo del Comune. Nell’area lombarda la forma del broletto acquista notevole fortuna e diventa simbolo del potere temporale dei Comuni. Un impianto architettonico quadrangolare si erge nel cuore della cittadina, a piano terra il porticato ad archi a tutto sesto richiama i cittadini alla vita mercantile e giudiziaria, mentre al primo piano un unico grande salone accoglie i consiglieri del popolo per le adunanze politiche al cospetto del podestà. Il primo broletto cremonese diventa, nel corso del tempo, il nucleo più antico al quale poi si aggiungeranno gli altri elementi quadrangolari che formeranno il grande palazzo del Comune con al centro il cortile dedicato a Federico II. La stessa struttura lineare, severa, in mattoni che si trova in piazza del Comune, si ripropone anche lungo la antica strada magistra oggi Corso Garibaldi: in piazza Cittanova. Nel nuovo quartiere dove si insedia la borghesia mercantile, si erge un secondo edificio di similari forme adatto a ricoprire le funzioni di un nuovo palazzo dell’amministrazione.

La forma rettangolare della basilica senatoria di epoca classica, invece, ha fortuna nei secoli paleocristiani entro i quali le prime chiese ricalcavano una tradizione antica rivestita di un nuovo significato culturale e religioso. Ben presto, però, la forma che esalta maggiormente l’espressione cristiana diventa la croce latina simbolo del sacrificio di Gesù per l’umanità, del passaggio dalla vita umana alla resurrezione. La simbologia come mezzo educativo per il popolo cristiano si traduce anche nell’architettura. Se nelle epoche cambiano alcuni elementi come le altezze svettanti dello stile gotico, simbolo di elevazione del popolo a Dio, nel corso dei secoli la pianta non modifica quasi mai l’impostazione a croce latina. Ci sono ovviamente eccezioni che confermano la regola; eccezioni che comunque identificano un messaggio preciso. Ne è un caratteristico esempio la chiesa di Santa Maria in Bressanoro alle porte di Castelleone. L’edificio nasce per accogliere l’ordine religioso guidato dal portoghese Amedeo Mendes da Silva. La pianta della chiesa rievoca ancora una croce ma a differenza della allungata forma latina, qui la croce greca definisce i quattro bracci alla medesima lunghezza. Il quadrato che ne deriva è perfettamente inscritto in una circonferenza, forma utilizzata come espressione della perfezione divina che il fedele ricerca e invoca.  

Spostando l’attenzione verso l’architettura privata, di stampo nobiliare la creatività dei progettisti aumenta notevolmente. Le forme più eleganti e preziose diventano matrice di stili artistici differenti scelti secondo gusto e capacità economiche dei committenti. Dai palazzi cinquecenteschi impostati secondo la rievocazione classica definita in chiave moderna, l’architettura barocca mette in evidenza con maggior enfasi il lusso familiare e la potenza politica dei loro abitanti. Dalle balconate tondeggianti dei palazzi seicenteschi si diramano decorazioni ad alto rilievo con motivi vegetali che spezzano quel linearismo tradizionale che suggerisce severità, eleganza e capacità compositive.

Un ultimo pensiero è da dedicare all’architettura moderna. Siamo ormai abituati a guardare all’arte senza più particolare stupore, soprattutto dopo l’educazione novecentesca, ovvero stili che cambiano rapidamente e che mostrano fantasie e stravaganze ideati in risposta a un mondo che cambia nel suo aspetto politico, economico e sociale. Anche l’architettura novecentesca segue nuove regole mantenendo come obiettivo la volontà di educare e trasmettere valori. Nel tessuto urbanistico di Cremona sono presenti alcuni esempi di architettura religiosa moderna che seguono nuovi canoni e si allineano verso i linguaggi comunicativi del secolo. La chiesa di san Francesco d’Assisi nel quartiere Zaist recupera le linee del romanico medievale per scrivere in lingua moderna una semplicità di stile, un’essenzialità di forme che identifica lo spirito francescano di cui l’edificio e la comunità ne è portavoce. La chiesa del quartiere Maristella, ultima struttura diocesana costruita nel tessuto diocesano, dedicata a Santa Maria Immacolata si innalza al cielo con una verticalità intensa tanto da portare verso l’alto l’intera comunità che si raduna sotto la sua protezione.

In un mondo in cui l’immagine e la forma fanno parte della vita quotidiana di ogni persona, non solo l’arte decorativa, ma anche l’architettura stessa comunica, sostiene, evoca e educa.