legami

N.56 gennaio 2025

riflessi incontra

Claudia e la scelta dell’affido: «Un amore che cambia il mondo»

Claudia Barbieri della associazione Girasole racconta la scelta e l'esperienza quotidiana dell'affido famigliare, tra fatiche e meraviglie inattese: «Non è che fai "un po' la mamma"... fai la mamma completa!»

«Essere genitori affidatari è un po’ come prendere un treno in corsa: devi aggrapparti ad una storia già iniziata, cercando di trovare punti di contatto e cucire un legame, giorno dopo giorno». Con un sorriso luminoso, Claudia Barbieri racconta così l’esperienza di mamma affidataria, che da circa dieci anni scompiglia la routine familiare e personale. «Mio marito Fabio la definisce una lucida follia: un’avventura meravigliosa che a volte può dare le vertigini. Sicuramente non è semplice, ma in grado di dare un senso profondo a ciò che si fa ogni giorno». Per loro l’avventura è iniziata circa dieci anni fa con Ziad: «Aveva otto anni ed è rimasto con noi fino ai 14 rimasto con noi fino ai 14 – ricorda – due anni dopo si è aggiunto Giacomo, che aveva solo due anni e mezzo… E quando Ziad è andato via è arrivata Kadia, che ora ha sette anni e mezzo».

Per Claudia, l’affido «è il punto d’incontro tra genitori che vogliono essere tali e bimbi con una voglia matta di avere una mamma e un papà». È un modo di stare al mondo: significa «prendersi cura dei pezzi di vita che i bambini portano con sé. Spesso hanno alle spalle storie difficili, caratterizzate da una forte diffidenza verso il mondo degli adulti. La fiducia va conquistata sul campo, un pezzetto alla volta. «Così è stato per Kadia – ricorda la mamma – le abbiamo spiegato che essere famiglia va oltre il colore della pelle, significa volersi bene, prendersi cura degli altri come noi facciamo con lei». Oggi quando i compagni di scuola le chiedono come possono quei due con la pelle bianca essere i genitori di una bimba «marrone», lei risponde con sicurezza: «Eeeh, è una storia lunga».

L’equilibrio spesso si gioca tra passato e presente, tra contesto d’origine e di accoglienza. «Devi sempre tenere presente che non accogli solo un bambino, ma tutta la sua famiglia», prosegue Claudia. «Devi essere disposto a metterti in discussione a 360 gradi, fare spazio anche a ciò che a volte sembra difficile da accettare, perché è parte di loro».  Una doppia identità che li accompagna dall’affido al ricongiungimento con i genitori naturali: «Il distacco è un momento molto faticoso – confessa la mamma – ma non si smette mai di esserci per loro, di fare il tifo per loro».

Appena arrivato, Ziad la chiamava “la matrigna”, oggi le fa ancora gli auguri per la festa della mamma: «Perché – sorride Claudia – non è che da genitore affidataorio fai “un po’ la mamma”, fai la mamma completa!».

Quando le chiedono perché diventare genitori affidatari, Claudia non ha dubbi: «Perché cambiamo il mondo». Gli occhi brillano dietro i grandi occhiali colorati: «Sentire che qualcuno ti vuole bene davvero, nonostante tutte le difficoltà che porti con te, può cambiare il modo in cui affronti la vita e guardi al futuro».

Oltre all’attività di educatrice al servizio della cooperativa Nazareth di Cremona, Claudia è nel direttivo dell’associazione cremonese Il Girasole, che da quasi trent’anni promuove l’affido familiare e la cultura dell’accoglienza. Oltre alle attività di affiancamento, sensibilizzazione e formazione, non mancano le iniziative dedicate all’integrazione e alla cura delle relazioni, pensate per mettere in contatto bambini e famiglie. Tra queste l’affido culturale, che offre la possibilità di offrire attività ed esperienze di vario tipo a chi non ha la possibilità di accedere. Ogni proposta è valida: aiutare a fare i compiti, proporre un pomeriggio al cinema, una visita al museo, una vacanza o una gita fuori porta. «Ogni proposta è valida – prosegue Claudia – La bellezza ti cura dentro, cambia il modo in cui ti approcci alle giornate. Sapere che puoi contare su qualcuno, ti cambia il mondo». 

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