città

N.03 Settembre 2019

INTERAZIONI

Il “diritto alla città” rigenera la democrazia

Nel mondo globalizzato la dimensione della città è lo spazio della partecipazione che avvicina la politica alla vita della persone nella loro rete di relazioni

illustrazione di Paolo Mazzini

La città è un tessuto estremamente complesso, stratificato nel tempo e variabile nello spazio, in continuo movimento, dunque incompiuto. È una trama di relazioni, di memorie e di significati condivisi, un intreccio di mondi, forme, racconti, simboli. La città è il luogo in cui si condensa e si esprime l’esperienza umana. È uno spazio vissuto.
Ma oggi forma, cultura, immagine della città appaiono radicalmente cambiate. Essa è lo spazio privilegiato per osservare la metamorfosi in corso, per comprendere le tendenze che stanno ridisegnando l’ordine politico, economico, sociale e culturale. Nelle città, infatti, i processi globali assumono forme concrete, localizzate.
Cifra del nostro tempo è una significativa crescita di mobilità. Persone, merci, denaro, informazioni, immagini, culture: tutto si muove in ogni angolo del pianeta. Nelle città la costante mobilità di questi flussi disegna nuovi panorami. La vita sociale, politica e culturale è intensamente trasfigurata: le città esibiscono inedite contaminazioni di spazi, tempi e funzioni; i confini fra luoghi, identità e culture diventano mobili, fluidi, permeabili. Il degrado si intreccia con l’hi-tech, l’arcaismo con l’innovazione, il locale con il globale. Questa complessa fenomenologia urbana genera disordine e sofferenze sociali: il tessuto urbano appare lacerato, sfibrato, ferito.
Eppure oggi la città torna a costituire uno spazio politico, materiale e simbolico, di grande interesse. Storicamente, entro la città, la vita politica e l’esperienza civica si sono dispiegate attraverso precise forme spaziali. La città nella sua storia ha conosciuto una corrispondenza fra spazio fisico e spazio civico.

La città è il contesto
dove la politica
ancora potrebbe resistere
alla crisi di senso

Certo, i cambiamenti indotti dalla globalizzazione hanno avuto un impatto dirompente sulle città: ne hanno potenziato alcune funzionalità, ma ne hanno contemporaneamente erose altre. Come tutte le forme sociali e politiche, le città stanno dentro le contraddizioni del nostro tempo: per certi versi assecondano le degenerazioni profonde che la globalizzazione, soprattutto nella sua veste neoliberale, porta con sé; per altri versi sembrano opporre resistenza e mostrare alcune potenzialità generative di cambiamento.
Anche dentro le contraddizioni cui l’epoca globale ci espone, la città resta un luogo di coagulo sociale e politico: è forse il contesto dove la politica ancora potrebbe resistere alla crisi di senso, di linguaggio e di motivazione che la attraversa. Mentre la pratica democratica appare svilita entro le istituzioni rappresentative, oggi proprio la città diventa spazio e matrice di esperienze politiche e di pratiche di democrazia nuove, di forme di cittadinanza emergenti. Non a caso, nella parola “cittadinanza”, in molte lingue indoeuropee, risuona la parola e l’esperienza della città (non dello stato nazionale).
La città è uno spazio in cui il nesso fra cittadinanza e democrazia assume profili inediti. Ciò vale in modo particolare per le città europee, veri e propri «cantieri della democrazia».
Le città sono caratterizzate da una vivace densità politica che può alimentare la stessa prassi democratica: sono luoghi elettivi per la formazione di movimenti, di esperienze associative e pratiche partecipative, luoghi di memoria di rivendicazioni del passato, vere e proprie fucine per la costruzione di reti, capaci di coinvolgere individui, gruppi, organizzazioni.
La ricostruzione in forme nuove di un tessuto di legami sociali, in grado di generare opportunità di mediazione tra cittadini e istituzioni, è oggi il problema della politica. E qui la partecipazione diviene non solo preziosa, ma addirittura necessaria. Prende la forma di quel «diritto alla città» che è la possibilità degli abitanti di contare direttamente nelle decisioni che riguardano il proprio ambiente di vita, la qualità della convivenza, la produzione e la condivisione di spazi, di tempi e di beni comuni.
La tenuta del tessuto democratico e sociale è legata alla capacità di valorizzare le possibilità di reticolazione di un territorio, quell’intreccio di fili materiali e immateriali, trame di relazioni che disegnano un sistema. La politica, insieme con tutti gli attori di un territorio, ha la responsabilità di progettare il sistema: prestando particolare cura alla tessitura delle relazioni; dispiegando funzioni di coordinamento e di regia, valorizzando le energie e le esperienze più creative.

La democrazia
è una costruzione deliberata
paziente e fragile

La democrazia è un esperimento delicato e complesso, costantemente esposto a spinte regressive, che richiede grande investimento nella manutenzione dei processi, nella promozione della partecipazione dei cittadini: è una costruzione deliberata, paziente e fragile. È il risultato di interazioni, di azioni e parole, di progetti: è l’ambito nel quale risorse e beni – materiali e immateriali – vengono concepiti, circolano e si riproducono diventando elementi costitutivi del legame sociale.
Promuovere spazi capaci di coagulare energie positive, di alimentare pensieri, legami, corresponsabilità: questo è il compito della politica. Il luogo dove pensare e realizzare questo mutamento – un vero cambiamento di paradigma – è oggi proprio la città.