acqua
N.09 Marzo 2020
Il posto nel mondo di Robinson Crusoe
«Io ero animato da una sola unica passione: andar per mare». Il cuore in tumulto di Robinson Crusoe è il motore del suo istinto d’avventura, una spinta irrequieta, e inconsapevole, a sapere quale posto ha nel mondo. L’unico modo per conoscerlo è seguire quell’«andar per mare», quel desiderio che si è impresso in lui come un marchio a fuoco.
Il capolavoro di Daniel Defoe, tra i testi più letti e conosciuti in assoluto, pubblicato per la prima volta nel 1719, racconta l’epopea del giovane Kreutznaer (cognome poi storpiato in Crusoe) nato a York, figlio d’una famiglia «stimata e benestante» minore di tre fratelli. La trama del romanzo è nota. All’età di 19 anni, Robinson tenta di affrancarsi dai desideri del padre, che lo vogliono avviato a una promettente carriera in campo legale, per assicurarsi «le condizioni di una vita media», uniche a tenere lontane sciagure e infelicità.
Un’esistenza ben poco attraente per Robinson, che prende la via della fuga da casa, s’imbarca con la complicità d’un amico, e finalmente solca le acque del mare tanto anelate.
Da qui in avanti è un susseguirsi di disavventure, al centro delle quali vi è il naufragio del protagonista su un’isola apparentemente deserta, la sua permanenza in una solitudine tremenda per dodici lunghi anni e finalmente l’incontro con un altro uomo, liberato da morte certa: il “selvaggio” Venerdì.
Da qui in avanti, i due terranno fede ad un rapporto di riconoscenza reciproca che li vedrà uniti anche successivamente al salvataggio dall’isola (dopo 35 anni di permanenza complessiva per Robinson) e impegnati in altre avventure quasi epiche.
Il romanzo di Defoe è la fotografia di alcuni dei più tipici e profondi caratteri umani. Il desiderio di compimento del protagonista, innanzitutto. Il giovane Crusoe lo incarna attraverso la smania ribelle di essere marinaio, per seguire la quale è disposto a tutto. L’esperienza della solitudine, e da questa la riflessione su di sé e sul proprio destino, anche considerandolo alla luce di una fede che, proprio in condizioni così particolari, Robinson fa sua. E poi il tenace, quasi famelico desiderio di sopravvivenza, che rende ingegnoso l’uomo, spingendolo a reinventarsi. E infine il ritrovare la necessità che un altro (Venerdì) abiti la nostra vita per poterne condividere le gioie e le fatiche.
Un classico sempre attuale, Robinson Crusoe resiste all’usura del tempo perché incarna il dramma e l’avventura umana di fronte all’ignoto e al pericolo, facendoci riscoprire vulnerabili ma mai persi: c’è una Provvidenza che dispone ogni cosa a cui il protagonista sempre si appella.