onde

N.23 Settembre 2021

ONDE SONORE

La carezza del suono perfetto nei calcoli dell’ingegner Toyota

Intervista al "mago del suono" che ha progettato l'acustica delle più prestigiose music hall del mondo tra cui l'auditorium del Museo del Violino

Sono già passati otto anni dalla sua creazione e l’Auditorium Giovanni Arvedi, che impreziosisce il Museo del Violino di Cremona e rende degno omaggio alla città della musica, rappresenta oggi uno dei vanti musicali del nostro Paese. Era il 2013 quando questo vero e proprio gioiello di ingegneria acustica da 464 posti fu ricavato nel vecchio Salone delle Adunate di Palazzo dell’Arte.

Per la realizzazione del progetto di acustica ci si rivolse allo studio giapponese Nagata Acoustics, fondata nel 1971, con sedi a Tokyo, Los Angeles e Parigi, attualmente tra le più importanti realtà mondiali del settore, che assegnò l’incarico ad un vero fuoriclasse del suono: l’ingegner Yasuhisa Toyota, che aveva già guidato i progetti di molte sale da concerto in tutto il mondo, dalla Suntory Hall di Tokyo, alla Danish Radio Concert Hall di Copenhagen, fino alla avveniristica Walt Disney Concert Hall realizzata nel 2003 a Los Angeles e allo State Music School Complex ZPSM Nr 1 di Varsavia, in Polonia, ultimo progetto iniziato nel 2020.

Quella che l’ingegner Toyota ha lasciato a Cremona è un’impronta indelebile. Una preziosa eredità di bellezza e di funzionalità, che la nostra città condivide con altre in cui Toyota e la sua azienda hanno lavorato.

L’Auditorium “Giovanni Arvedi” nel Museo del Violino di Cremona

Per capire come le onde impetuose del suo oceano abbiano plasmato le forme sinuose dell’auditorium abbiamo conosciuto ingegner Toyota via mail, chiedendogli cosa ricordi di questa importante esperienza.
«Il progetto a Cremona è stato per noi entusiasmante ed emozionante e ci ha lasciato ricordi indimenticabili in molti modi. Cremona era già nota nel mondo e il suo nome si era già affermato come la più importante capitale degli strumenti ad arco.
Questo aspetto di Cremona doveva essere mostrato visivamente nel design della sala e ascoltato nella sua acustica. La parte visiva del progetto è stata, ovviamente, realizzata dagli architetti progettisti dello studio ArkPaBi, il che ha richiesto una stretta comunicazione e collaborazione. L’architetto e l’acustico: un processo che definisco davvero memorabile».

In che rapporto è lei con la musica, intesa come arte e non come meccanica del suono?
«È corretto affermare che l’acustica, o il design acustico, nelle sale da concerto riguardano entrambi gli aspetti: uno è la musica come arte e l’altro è la tecnologia come scienza. Facciamo molti calcoli e ascoltiamo molto, sia nei progetti in essere che in molte sale già esistenti. Il processo di ascolto ci ispira, così come calcoliamo o come leggiamo i risultati dei calcoli. L’approccio artistico, l’udito, sia l’approccio scientifico, la tecnologia, hanno la setssa importanza».
La musica è un mare in cui tutti possono bagnarsi ma le spiagge non sono tutte uguali. Che caratteristiche deve avere la “spiaggia perfetta” quando parliamo di una sala per concerti?

«In linea generale, non esiste una “spiaggia perfetta”. Ciascuno ha le proprie e diverse preferenze, ognuno ha la propria “spiaggia perfetta”».
Cremona città dei violini: in che modo l’auditorium Arvedi è stato influenzato anche dalla forma e dai materiali dei violini?
«La forma e i materiali dell’auditorium Arvedi non derivano dall’acustica o dalla progettazione acustica, ma dalla progettazione architettonica. È però certamente corretto affermare che l’architetto si sia ispirato alla forma e ai materiali dello strumento. Lo studio dell’acustica ne ha poi seguito le linee».


Linee curve. Così la perfezione del suono nell’Auditorium naviga attraverso una forma esteticamente gradevole: la musica e l’architettura danno forma ad un’emozione estetica. Così i segreti che l’Auditorium “Giovanni Arvedi” custodisce vanno oltre le enormi competenze e i meriti di chi lo ha progettato.
È il mistero della bellezza che l’arte, nelle sue forme sempre nuove, trasmette ai sensi e alla vita di chi ne può godere. È come il riflesso di una alchimia di percezione e sentire che fa vibrare le corde più profonde in un campo fiorito in mezzo alle montagne, in un bosco, di fronte alla barriera corallina o a un paesaggio che riempie gli occhi, che toglie il fiato e fa gridare al miracolo.
E la carezza dell’Auditorium “degli Stradivari” è una traccia di quell’arte che corre come le onde di una sinfonia che attraversa il mondo, oggi come in ogni epoca della storia dell’uomo, un suono perfetto da ricercare, calcolare, progettare, un attimo prima di lasciarsi cullare. Da Tokyo ad Amburgo, da Berlino a Miami, Parigi, Mosca, Seoul, Tel Aviv… Cremona.

Aurelia Macovei in una audizione con un violino Stradivari nell’Auditorium “Giovanni Arvedi”